Riforme, fallisce l'ultima mediazione: bagarre in Aula

Politica

Respinta la proposta di Chiti per il taglio agli emendamenti e il voto a settembre. Renzi: "Sceneggiate da chi teme di perdere la poltrona". E con la sciabola scherza: "Riferimento a Senato casuale". Boschi: "Avanti". Vendola: Sel non si piega a ricatti

Trattativa fallita: la mediazione proposta dai dissidenti Pd per sgombrare i binari delle riforme dall'ostruzionismo, si infrange sul no di Sel. E l'Aula del Senato si trasforma in una trincea. E' battaglia emendamento su emendamento, ci si sfida a colpi di regolamento e ci si scambia accuse pesanti.
Per uscire dall'impasse di Palazzo Madama, il senatore Pd Vannino Chiti aveva proposto di concentrare il confronto solo su alcuni grandi temi riducendo così gran parte dei quasi 8mila emendamenti. Ma, nella conferenza dei capigruppo, maggioranza e opposizione non hanno trovato alcuna intesa. Nulla di fatto dunque. E si riparte da zero.
Duro il premier Matteo Renzi, che in un post su Facebook dice: "Stiamo facendo le riforme perché la politica e i politici devono cambiare. E le sceneggiate di oggi dimostrano che alcuni senatori perdono tempo per paura di perdere la poltrona".

Boschi: "Andiamo avanti" - Ostenta tranquillità il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio. "Siamo molto sereni. Stiamo facendo le riforme per il bene del Paese e perciò andremo avanti a lavorare". Così, lo stesso ministro Boschi: "Noi ci siamo dichiarati aperti ad un confronto, disponibili, ma non possiamo cedere al ricatto dell'ostruzionismo. Con calma, andremo avanti, perché gli italiani ci hanno chiesto di cambiare e noi lo faremo" (VIDEO).


Era stata il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi ad aprire al rinvio del voto finale del Senato alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva. "Non su tutto sarà possibile un'intesa, ma il governo è disponibile a trovare ulteriori punti di incontro" aveva detto. L'esecutivo però "non può sottostare a un ricatto ostruzionista", aveva precisato riferendosi ai quasi 8.000 emendamenti presentati in gran parte da M5s e Sel. VIDEO

Il calendario delle riforme non cambia - Si è così tornati al calendario che prevede due settimane di tempi contingentati, fino all'8 agosto, per approvare in prima lettura la legge sulla quale si misurerà la capacità riformatrice del governo di Matteo Renzi (fotovideo).
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Luca Lotti, avverte però che sulle riforme si "va avanti, anche dopo l'8 agosto". Il provvedimento declassa il Senato a Camera delle autonomie, attribuisce alla sola Camera dei deputati quasi tutta la funzione legislativa e il rapporto di fiducia con il governo, riequilibra il rapporto Stato-Regioni e abolisce il Cnel.

Il muro di M5S e Lega - Pronta la replica di M5S, Lega e Sel. Il primo a rispondere è Beppe Grillo: il Movimento è pronto a lasciare il Parlamento se dovesse passare una riforma che preveda il Senato non elettivo.
"Vogliamo risposte concrete da Renzi o qua nessuno va in ferie", sono state le parole del capogruppo della Lega al Senato Gian Marco Centinaio. Sel, da parte sua, si prende un paio d'ore prima di affiancarsi formalmente agli irriducibili. Duro il leader Nichi Vendola su Twitter



Bagarre in Aula - Quando riprendono i lavori dell'Aula nervi tesi e colpi bassi. In palio la sopravvivenza di una norma, quella sul Senato elettivo, ripetuta in innumerevoli emendamenti. Basta una bocciatura e decadrebbe ovunque. E scoppia la bagarre a Palazzo Madama, quando il presidente Pietro Grasso, in difficoltà nel gestire il concitato dibattito sulla riforma della Costituzione, ha negato il voto segreto su una parte di un emendamento di Sel che prevede l'elezione diretta dei membri del nuovo Senato (VIDEO).


Riforme, il lungo iter -
Per ricompattare il suo partito e ammorbidire Sel, Renzi ieri aveva fatto anche la generica promessa di discutere di modifiche alla legge elettorale nei punti più contestati dalla minoranza interna e dai partiti più piccoli - alte soglie di sbarramento e voto di preferenza - al prossimo passaggio al Senato. Ma questo lo esporrebbe alle critiche di Forza Italia con il concorso della quale la legge ha ottenuto il primo sì di Montecitorio.

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