M5S: ricorso a Consulta. Boldrini: “Minacce inaccettabili”

Politica

I parlamentari grillini depositano la richiesta di impeachment contro Napolitano e attaccano anche la presidente della Camera per la "ghigliottina". La replica: dai pentastellati violenza e turpiloquio, presto sanzioni. Venerdì 31 Grillo a Roma

E' ancora altissima tensione in Parlamento con i Cinque Stelle che hanno dichiarato guerra totale contro tutto e tutti: dalla presidente della Camera al Capo dello Stato, passando per gli attacchi agli altri partiti, ai presidenti delle Commissioni. Il clima è surriscaldato, volano insulti e in molti casi si arriva anche allo scontro fisico e all'occupazione di aula in una Commissione. E la prospettiva è che continui la guerra totale, sotto gli occhi di Beppe Grillo che, a sorpresa, venerdì 31 arriverà a Roma. Non senza conseguenze.

La Presidente della Camera annuncia che arriveranno presto sanzioni e stigmatizza: "la violenza, le minacce, il turpiloquio sono tutte cose inaccettabili", Dopo la 'ghigliottina' calata ieri sul decreto Imu-Bankitalia e dopo i nuovi blitz in Commissione Affari Costituzionali e Giustizia i parlamentari del Movimento reagiscono e annunciano di voler ricorrere alla Corte Costituzionale per chiedere l'annullamento di tutti gli atti che hanno di fatto messo la 'tagliola' alla loro opposizione. Nel mirino la presidente della Camera e quelli delle due Commissioni per i quali i Cinque Stelle sollevano un conflitto di attribuzione per aver adottato provvedimenti che né la Costituzione né il regolamento parlamentare, sostengono, attribuisce loro.

Intanto hanno proceduto, come promesso, a depositare, in entrambi i rami del Parlamento, la richiesta di messa in stato di accusa del Capo dello Stato. Napolitano, è il loro atto di 'accusa', "nell'esercizio delle sue funzioni, ha violato i valori, i principi e le supreme norme della Costituzione repubblicana". Con 6 'capi d'accusa' che a loro giudizio configurano il reato di attentato alla Costituzione, previsto dall'articolo 90 della Carta. "Che faccia il suo corso...", replica il Presidente. La giornata, tra le più infiammate da quando i pentastellati sono in Parlamento, inizia con un'occupazione in Commissione Giustizia.

Poi lo scontro si sposta in Affari Costituzionali dove si vota la legge elettorale. I deputati di M5s entrano in massa e bloccano l'uscita dei parlamentari degli altri gruppi: volano urla e spintoni. In sala stampa due deputati del Movimento impediscono al capogruppo Pd di essere intervistato mentre monta la polemica per alcune frasi volgari dette ieri sera dal Cinque Stelle Massimo De Rosa nei confronti delle deputate del Pd. E prosegue quella tra il questore Stefano Dambruoso e la deputata Loredana Lupo: lei chiede le sue dimissioni, lui si scusa ma la deputata nega di essere stata contattata personalmente. I suoi colleghi si presentano poi in conferenza stampa con i cartelli "via i picchiatori" e il caso viene portato dai Cinque Stelle anche al Consiglio d'Europa dove vengono lasciati sugli scranni dell'aula a Strasburgo volantini che denunciano lo schiaffo ricevuto dalla parlamentare e si accusa la presidente Boldrini di non difendere le minoranze. Contro di lei i Cinque Stelle stanno anche "valutando la richiesta di dimissioni". Ma la presidente difende il suo operato: "Mi sono assunta una responsabilità derivante da comportamenti altrui, da rigidità contrapposte di diverso segno che hanno scaricato l'onere di una decisione assai difficile sulla Presidenza della Camera". Oggi però le porte di accesso agli uffici della presidente della Camera sono state chiuse, probabilmente per evitare la tentazione di 'occupazioni' e proteste.

In Aula, dove iniziava invece la discussione sulla legge elettorale, i grillini non si sono presentati. Per ora è Aventino ma domani chissà. Il vicepresidente della Camera Luigi di Maio avverte: "la pace non dipende da noi. Siamo ad un bivio: noi ci aspettiamo che vengano ripristinati adeguati livelli democratici. Altrimenti il nostro comportamento che avete visto in questi giorni continuerà".

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