Meno di un elettore su due è andato alle urne per le amministrative. A Roma affluenza ferma al 45,05% degli aventi diritto. Il premier Letta: "Un segnale d'allarme"
Il centrosinistra vince in tutti i capoluoghi, ma l'astensione trionfa in questa tornata amministrativa. O, secondo alcuni, lo sciopero del voto, che esprimerebbe in maniera inequivocabile la sfiducia degli elettori verso la politica.
Ma al di là delle interpretazioni, il 48,5% di affluenza a livello nazionale (-11 punti sul primo turno) parla chiaro, nel senso che più di 1 elettore su 2 - tra i quasi 4,9 milioni di quelli interessati da queste comunali - ha preferito non recarsi al seggio.
A Roma è andata anche peggio, con una percentuale di affluenza ridotta al 45,05%, vale a dire quasi 8 punti in meno rispetto al primo turno. Un dato sul quale il premier Enrico Letta ha invitato tutti "a fare una riflessione".
A livello statistico il calo di affluenza al ballottaggio è un dato acquisito ormai da anni, ma ad attirare l'attenzione degli addetti ai lavori sono le dimensioni del fenomeno. Anche se è bene ricordare, ad esempio, l'andamento delle comunali di maggio 2012, quando si è raggiunto il 47,46% in 18 municipi siciliani, con i picchi di Palermo e Trapani, che chiusero il secondo turno rispettivamente con il 39,73 e il 39,84%, non lontani da Genova (39,08%) e Monza (44,1%).
Astensione omogenea - Questa volta l'astensione ha vinto in tutte le 11 città capoluoghi andate al voto, con percentuali comprese tra il lumicino di Ancona, 41,85% (-16 punti percentuali rispetto al 58,19 del primo turno) e il 59,26% di Brescia (-6 punti). Ma il dato è che dopo Ancona spicca la Capitale, che incamera in questa tornata amministrativa il secondo peggior risultato.
Tutte a due cifre le flessioni delle altre città: Avellino, con un'affluenza del 53,91%, ha perso rispetto al primo turno più di 23 punti percentuali, Barletta (49,44%) è andata sotto di oltre 25 punti, Iglesias (57,89%) ha fatto segnare un meno 8, Imperia (52,98%) più di 13, Lodi (52,79%) quasi 11 punti, Siena (54,98%) oltre 13, Treviso (58,61%) quasi 5 e Viterbo oltre 16 punti.
Letta: "Un segnale d'allarme" - Lo sciopero del voto intanto, oltre ad essere oggetto di disamina di gran parte dei candidati, soprattutto quelli perdenti, viene messo sotto esame anche dal premier Letta, che afferma: "E'un segnale d'allarme, credo che bisogna fare tutti una riflessione".
La scarsa affluenza è sul banco degli imputati anche per lo sconfitto Gianni Alemanno, per il quale "il punto è quello di capire l'astensionismo: il 44% non si era mai visto. Anche nel primo turno, nonostante la varietà dei candidati, c'è stata una grande astensione e questa gente - ha esortato - va ritrovata".
Ma al di là delle interpretazioni, il 48,5% di affluenza a livello nazionale (-11 punti sul primo turno) parla chiaro, nel senso che più di 1 elettore su 2 - tra i quasi 4,9 milioni di quelli interessati da queste comunali - ha preferito non recarsi al seggio.
A Roma è andata anche peggio, con una percentuale di affluenza ridotta al 45,05%, vale a dire quasi 8 punti in meno rispetto al primo turno. Un dato sul quale il premier Enrico Letta ha invitato tutti "a fare una riflessione".
A livello statistico il calo di affluenza al ballottaggio è un dato acquisito ormai da anni, ma ad attirare l'attenzione degli addetti ai lavori sono le dimensioni del fenomeno. Anche se è bene ricordare, ad esempio, l'andamento delle comunali di maggio 2012, quando si è raggiunto il 47,46% in 18 municipi siciliani, con i picchi di Palermo e Trapani, che chiusero il secondo turno rispettivamente con il 39,73 e il 39,84%, non lontani da Genova (39,08%) e Monza (44,1%).
Astensione omogenea - Questa volta l'astensione ha vinto in tutte le 11 città capoluoghi andate al voto, con percentuali comprese tra il lumicino di Ancona, 41,85% (-16 punti percentuali rispetto al 58,19 del primo turno) e il 59,26% di Brescia (-6 punti). Ma il dato è che dopo Ancona spicca la Capitale, che incamera in questa tornata amministrativa il secondo peggior risultato.
Tutte a due cifre le flessioni delle altre città: Avellino, con un'affluenza del 53,91%, ha perso rispetto al primo turno più di 23 punti percentuali, Barletta (49,44%) è andata sotto di oltre 25 punti, Iglesias (57,89%) ha fatto segnare un meno 8, Imperia (52,98%) più di 13, Lodi (52,79%) quasi 11 punti, Siena (54,98%) oltre 13, Treviso (58,61%) quasi 5 e Viterbo oltre 16 punti.
Letta: "Un segnale d'allarme" - Lo sciopero del voto intanto, oltre ad essere oggetto di disamina di gran parte dei candidati, soprattutto quelli perdenti, viene messo sotto esame anche dal premier Letta, che afferma: "E'un segnale d'allarme, credo che bisogna fare tutti una riflessione".
La scarsa affluenza è sul banco degli imputati anche per lo sconfitto Gianni Alemanno, per il quale "il punto è quello di capire l'astensionismo: il 44% non si era mai visto. Anche nel primo turno, nonostante la varietà dei candidati, c'è stata una grande astensione e questa gente - ha esortato - va ritrovata".