Governo: "Se risorse non bastano faremo scelte"

Politica

Vertice tra Enrico Letta, Alfano e Saccomanni per stabilire la strategia in ambito economico. I paletti fissati dalla Ue restano fissi, ma si punta a sfruttare i margini concessi ai paesi virtuosi. Senza però creare aspettative miracolose

Il paletto del rapporto deficit/pil al 3% resta invalicabile, ma al suo interno si possono sfruttare i margini concessi dal Patto di Stabilità ai Paesi virtuosi; però non si devono creare aspettative su 'miracolose' disponibilità che, nell'immediato, non ci sono; tanto che, se il bilancio non consentirà di realizzare tutti i provvedimenti annunciati, il governo dovrà decidere a quali misure dare la priorità. Fonti di governo riassumono così la linea tracciata durante il vertice convocato da Enrico Letta a Palazzo Chigi il 25 maggio, per fare il punto con il vicepremier Angelino Alfano e il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni sulla situazione economica.

I margini nei quali muoversi - L'incontro, durato circa un'ora e mezza, è servito per delineare una strategia in vista della probabile chiusura della procedura aperta da Bruxelles contro l'Italia per deficit eccessivo. Siamo in fiduciosa attesa, avrebbe detto il responsabile del Tesoro secondo le stesse fonti, facendo capire che nell'Esecutivo resta alto l'ottimismo sull'archiviazione del dossier. Il ministro dell'Economia ha ribadito che l'Italia non può in alcun modo sforare il tetto fissato dal patto di stabilità. Sarebbe una scelta disastrosa, innanzitutto per la credibilità del Paese, ma con conseguenze molto concrete sui conti a cominciare dall'impatto sui tassi d'interessi. Ciò non significa rimanere ingessati. Le regole europee prevedono infatti margini di manovra per muoversi restando in linea con i parametri europei. Quelli che Saccomanni vuole sfruttare. Ciò significa concordare con Bruxelles una traiettoria di discesa del disavanzo diversa da quella solitamente chiesta dalla Commissione Ue. L'Italia, l'anno prossimo, resterebbe cioè di poco sotto il 3%, al 2,9%, anziché scendere al 2,3-2,4%. E con quello 0,5-0,6% potrebbe finanziare i provvedimenti annunciati. La coperta, tuttavia, quest'anno resta corta, come dimostra la difficoltà ad intervenire su ristrutturazioni, Imu, Iva e Cig. Nel breve periodo, hanno convenuto Saccomanni e Letta, non si devono creare aspettative su miracolose disponibilità. Nella prima fase, infatti, grazie all'uscita dalla procedura si libereranno solo risorse sul cofinanziamento di infrastrutture. Ulteriori margini ci potranno essere solo dal 2014.

Le proposte del governo da portare in Ue - Ciò significa che se nelle pieghe del bilancio, su cui Saccomanni ha fatto una panoramica non troppo incoraggiante, non si dovessero trovare le risorse necessarie a varare tutte le misure messe in cantiere, il governo sarà costretto a fare delle scelte. Dovremo stabilire delle priorità, ha chiarito Letta, facendo capire che alcuni provvedimenti potrebbero essere ridimensionati o rinviati. Per quanto concerne il lavoro, la partita si giocherà soprattutto al prossimo vertice Ue. Letta, ha illustrato il percorso in vista di quell'appuntamento di fine giugno, riferendo anche del lungo incontro avuto con il ministro Giovannini (Lavoro) e Moavero (Affari Europei). Il premier ha poi illustrato le proposte con cui intende presentarsi al tavolo europeo: ed in particolare, oltre all'uso del fondo sociale e all'anticipazione del piano Ue per l'occupazione giovanile, la possibilità di avere maggiore flessibilità nei bilanci per le spese nazionali concordate con l'Ue allo scopo di rilanciare l'occupazione.

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