Il Capo dello Stato si rivolge ai partiti: “Abbiamo il dovere di salvaguardare l'interesse generale e l'immagine internazionale del Paese, evitando premature categoriche determinazioni di parte”
Fare presto, ma fare bene. Sapendo che il Quirinale farà tutto quanto è necessario per dare un governo al Paese. Ecco perché in questa fase bisogna evitare "premature categoriche determinazioni di parte". Cioè chiusure e rigidità che danneggiano l'immagine dell'Italia e potrebbero poi essere superate.
Era ancora in Germania quando il presidente ha iniziato a maturare la convinzione che il quadro politico stesse deragliando perdendo di vista alcuni punti fermi fissati dalla Costituzione. E sabato mattina, dopo la lettura dei quotidiani, si è convinto che era meglio fare subito un po' d'ordine.
Per questo ha vergato una nota, cortese nella forma, ma perentoria nei contenuti, tutta dedicata alle forze politiche, compreso il M5S di Beppe Grillo. "Mi permetto di raccomandare a qualsiasi soggetto politico misura, realismo, senso di responsabilità anche in questi giorni dedicati a riflessioni preparatorie", scrive il presidente sconcertato dalla lettura dei tanti editoriali, delle mille interviste - alcune delle quali sembrano essergli piaciute poco - che lanciano ora governissimi, ora governicchi quasi balneari. "Ho letto le ipotesi più disparate circa le soluzioni da perseguire", ha osservato perplesso.
"Dibattito libero", ha premesso nella nota. "Ma poi decido io", ha ricordato ai leader politici che hanno in queste ore il compito - e lo ha spiegato già più volte dalla Germania - di chiudere le loro riflessioni interne per poi trasmettere le loro indicazioni alle consultazioni che il capo dello Stato avvierà dopo l'elezione dei presidenti delle Camere e la composizione dei gruppi parlamentari.
Napolitano intende coniugare velocità a rigore: in questo senso si deve leggere il tentativo avviato di anticipare di qualche giorno la convocazione delle Camere. Se la mossa riuscisse si potrebbe partire già martedì 12 marzo guadagnando così quasi una settimana di lavoro. Ma ciò dipenderà da una serie di fattori di cui il Quirinale è l'ultimo anello della catena anche se c'è una disponibilità all'anticipo. L'iter prevede, osservano al Quirinale, che i presidenti di Corte d'Appello siano in grado di proclamare i risultati elettorali; poi le presidenze delle Camere devono raccogliere le opzioni. A questo punto la palla passerebbe al governo che deve predisporre il decreto e solo alla fine arriverebbe al Colle.
Era ancora in Germania quando il presidente ha iniziato a maturare la convinzione che il quadro politico stesse deragliando perdendo di vista alcuni punti fermi fissati dalla Costituzione. E sabato mattina, dopo la lettura dei quotidiani, si è convinto che era meglio fare subito un po' d'ordine.
Per questo ha vergato una nota, cortese nella forma, ma perentoria nei contenuti, tutta dedicata alle forze politiche, compreso il M5S di Beppe Grillo. "Mi permetto di raccomandare a qualsiasi soggetto politico misura, realismo, senso di responsabilità anche in questi giorni dedicati a riflessioni preparatorie", scrive il presidente sconcertato dalla lettura dei tanti editoriali, delle mille interviste - alcune delle quali sembrano essergli piaciute poco - che lanciano ora governissimi, ora governicchi quasi balneari. "Ho letto le ipotesi più disparate circa le soluzioni da perseguire", ha osservato perplesso.
"Dibattito libero", ha premesso nella nota. "Ma poi decido io", ha ricordato ai leader politici che hanno in queste ore il compito - e lo ha spiegato già più volte dalla Germania - di chiudere le loro riflessioni interne per poi trasmettere le loro indicazioni alle consultazioni che il capo dello Stato avvierà dopo l'elezione dei presidenti delle Camere e la composizione dei gruppi parlamentari.
Napolitano intende coniugare velocità a rigore: in questo senso si deve leggere il tentativo avviato di anticipare di qualche giorno la convocazione delle Camere. Se la mossa riuscisse si potrebbe partire già martedì 12 marzo guadagnando così quasi una settimana di lavoro. Ma ciò dipenderà da una serie di fattori di cui il Quirinale è l'ultimo anello della catena anche se c'è una disponibilità all'anticipo. L'iter prevede, osservano al Quirinale, che i presidenti di Corte d'Appello siano in grado di proclamare i risultati elettorali; poi le presidenze delle Camere devono raccogliere le opzioni. A questo punto la palla passerebbe al governo che deve predisporre il decreto e solo alla fine arriverebbe al Colle.