Monti: "Non potevo evitare le dimissioni"

Politica

Il premier a Repubblica: "Il discorso di Alfano è stato un atto di sfiducia. Non so cosa farò in futuro". Il segretario del Pdl: "Non siamo stati noi a drammatizzare". Berlusconi rilancia l'alleanza con la Lega. Bersani: no a un Monti-bis

Il discorso di Angelino Alfano che dichiarava conclusa l'esperienza del governo "l'ho interpretato veramente come un atto di sfiducia anche se non espressa in modo formale". E' una delle dichiarazioni di Mario Monti riportate dal direttore di Repubblica, Ezio Mauro, sul giornale di lunedì 10. Il premier spiega la sua scelta: "Non potevo evitare le dimissioni". Aggiunge di non avere ancora deciso cosa fare in futuro e si dice preoccupato per il Paese. Conferma inoltre di aver preso volutamente la decisione a mercati chiusi: "Con 24 o 36 ore di tempo per riassorbire un eventuale colpo". E proprio sulla reazione dei mercati sono puntati gli occhi lunedì 10: all'apertura dei mercati lo spread è tornato a salire sopra i 350 punti mentre Milano è in forte calo.
Intanto Silvio Berlusconi definisce "doverose" le dimissioni del premier e rilancia l'alleanza con la Lega Nord. Sull'eventualità di un Monti bis interviene invece il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, che in un'intervista al Wall Street Journal spiega: "Se non ci sarà una chiara maggioranza parlamentare, la soluzione non sarà né Monti, né Bersani. Ma solo nuove elezioni". La crisi in Italia occupa anche la prima pagina Liberation dove una foto di Berlusconi è accompagnata dal titolo: "Il ritorno della mummia" (foto).

Monti a Repubblica: "Non potevo evitare le dimissioni" - "Sono convinto di aver fatto la cosa giusta e in ogni caso non potevo farne a meno, dopo quel che è successo. Ma sono preoccupato naturalmente non per me ma per quel che vedo". E' la spiegazione delle ragioni delle sue dimissioni che il premier Mario Monti ha dato a chi lo ha chiamato per un saluto, come riferisce Repubblica in un resoconto firmato dal direttore, Ezio Mauro.  Il premier sottolinea di non sapere proprio quale sarà il suo futuro al termine dell'esperienza del governo tecnico: "Se dovessi candidamente dire il mio sentimento oggi, direi che sono molto preoccupato. E non mi riferisco soltanto a quella parte politica da cui è venuto questo epilogo con le mie dimissioni. La mia preoccupazione è più generale". Una decisione, quella di rassegnare le dimissioni dopo l'ok alla legge di stabilità, maturata "proprio durante il volo da Cannes a Roma", ricordando anche "cosa aveva rappresentato per l'Italia Cannes lo scorso anno, con quel G8 all'inizio di novembre in cui il nostro governo fu messo alle strette". La sua scelta, comunque, sottolinea il premier, "non ha avuto bisogno di un confronto politico. Non è vero che mi sono confrontato con gli onorevoli Bersani e Casini prima di andare al Quirinale. Non ne avevo il tempo e in qualche modo potrei dire che non ne ho avvertito la necessità. Nel senso che mi era ben chiaro cosa dovevo fare. Ecco perché non ne ho parlato nemmeno con esponenti del governo. Ho voluto confrontarmi solo con il Capo dello Stato. Poi a cose fatte ho chiamato Bersani e Casini. E dopo anche l'onorevole Alfano".  L'annuncio nel giorno di festa è arrivato per dare "a mercati chiusi, ventiquattro, trentasei ore di tempo per riassorbire un 'colpo', nella speranza naturalmente che il colpo non ci sia". E determinante non è stato tanto il timore di un "Vietnam parlamentare" dopo la dichiarazione di Alfano, ("interpretata veramente come un attestato di sfiducia anche se non espressa in modo formale", non necessario perché "le cose sono chiare"). Il fatto "decisivo - spiega il premier - è un altro: io non sento più intorno a me una maggioranza che, sia pure con riserve e magari a malincuore, sia capace di sostenere con convinzione la linea politica e di programma su cui avevamo concordato". E "non potevo fare altrimenti. Non sarebbe stato giusto e nemmeno possibile".

Alfano al Corriere della Sera: "Non siamo stati noi a drammatizzare" - Non c'è stato un esplicito voto di sfiducia "perché non volevamo far precipitare tutto rovinosamente" e "per un anticipo di due settimane", dal 10 marzo al 24 febbraio, e "non siamo stati noi a drammatizzare". Lo afferma in una intervista al Corriere della Sera il segretario del Pdl Angelino Alfano, sottolineando che la scelta di Mario Monti di rassegnare le dimissioni è "istituzionalmente corretta ma evitabile". E in ogni caso "non mi pare che i mercati abbiano avuto grossi scuotimenti dopo il mio discorso venerdì. Vediamo oggi". "Abbiamo usato parole di rispetto nei confronti di Monti e siamo convinti - dice il segretario del Pdl - che rimanga una risorsa preziosa per la Repubblica. Ma questo non può farci velo nel giudizio". E in questo anno, per Alfano, l'esecutivo ha "commesso errori" causati dalla "golden share del Pd", dalla riforma del mercato del lavoro al voto sulla Palestina, mentre "i fondamentali dell'economia non vanno meglio di un anno fa". Quanto al Pdl, Alfano si dice "dispiaciuto" per le migliaia di firme raccolte "per primarie che non si svolgeranno più".

Bersani: "Senza maggioranza dopo il voto non c'è un Monti-bis - "Non credo che ci troveremo in questa situazione. Tuttavia, se non ci sarà una chiara maggioranza parlamentare, la soluzione non sarà né Monti, né Bersani. Ma solo nuove elezioni’’. Lo ha detto il candidato premier del centrosinistra Pier Luigi Bersani in un'intervista al Wall Street Journal dal titolo "Bersani promette stabilità all’Italia". Bersani ha confermato anche che pensa a una larga alleanza con le forze moderate di Casini e Montezemolo, definite come realtà "centriste, europeiste". Quindi ha ribadito che malgrado le pressioni del partito di Nichi Vendola" la discussione sull'articolo 18  è un capitolo chiuso".

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