Il governo auspica la riforma del cosiddetto "porcellum" ma continua a mancare un accordo tra i due schieramenti. A far discutere è la proposta del centrodestra di assegnare un premio di 50 seggi per chi prende dal 26 al 39%. Contrari i democratici
Sulla legge elettorale è ancora una volta fumata nera. Non c'è accordo fra Pdl e Pd e la seduta d'aula del Senato che doveva esaminare la riforma già da mercoledì 5 si fa più lontana. Il leghista Calderoli, tessitore di proposte in queste settimane, nonostante sia all'opposizione, oggi ha gettato la spugna: "rinuncio all'accanimento terapeutico. Posso salvare un ferito ma non resuscitare un morto", ha detto e poi ha aggiunto: "dalle mie parti l'8 dicembre, giorno dell'Immacolata, ammazzano il maiale. Qui il Porcellum, vedrete che resisterà... non solo vedrà Natale ma pure le uova di Pasqua". Parla di suicidio della politica il presidente della commissione affari costituzionali, Carlo Vizzini, nell'ipotesi che la riforma si facesse per decreto. Il Governo è neutrale, ma con il sottosegretario ai rapporti con il Parlamento, Gianpaolo D'Andrea, auspica che si cambi la legge. Pd e Pdl stasera continueranno, ciascun per sé, gli incontri che si sono susseguiti in queste ultime ore.
L'argomento del contendere è stato deciso ieri nel vertice di via dell'Umiltà ed è arrivato oggi sul tavolo di Palazzo Madama, mentre c'era già chi pensava si fosse a buon punto per raggiungere un'intesa. E' la proposta messa nero su bianco dal presidente vicario dei senatori azzurri, Gaetano Quagliariello: un premietto fisso, di 50 seggi uguale per chi prende alle elezioni dal 26 al 39%, che non piace affatto ai democratici di Bersani.
"Il Pdl ha cambiato le carte in tavola e come si fa ad arrivare in aula senza un accordo, con le sabbie mobili?", ha detto la capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro. La proposta "non va bene, non ci piace. Ogni volta che c'è un accordo, spunta una nuova proposta peggiorativa", ha osservato.
Quagliariello, stigmatizza la bocciatura del Pd alla sua proposta: "Ci siamo spinti a tal punto che far saltare un accordo per 3-4 seggi in più o in meno sarebbe francamente il colmo". In più, oggi, in maniera imprevista, il Pdl chiede di adottare un nuovo metodo di calcolo delle soglie per il premio alla coalizione o per il premio al primo partito. Questo nuovo metodo induce un pericolosissimo incentivo alla moltiplicazione delle liste e alla frammentazione, esattamente ciò che è stato, per governi precedenti, esattamente ciò che è stato negli anni scorsi nemico della stabilita' e della durata". Pier Ferdinando Casini chiede chiarezza e assunzione di responsabilità: bisogna "che ci sia un voto in aula e che ciascuno si assuma le proprie responsabilità. Così gli italiani sapranno da chi dipende se anche questa volta non potranno scegliere i parlamentari", ha detto il leader Udc e nel dibattito si inserisce anche Grillo: "è in atto una corsa contro il tempo dei partiti per eliminare il MoVimento 5 Stelle dalle elezioni politiche 2013", ha scritto sul suo blog.
"Quello di 'premietto' è un termine giusto", chiosa da Udine, Roberto Maroni, segretario federale della Lega Nord. "Sono cosette - ha commentato - Noi abbiamo presentato la nostra proposta tempo fa: la reintroduzione delle preferenze, il premio di governabilita' alla Camera e al Senato, perche' chiunque vince deve poter governare. E deve dimostrare se sa governare, prima delle elezioni. Le maggioranze non si fanno dopo".
Berlusconi, intanto, farà comunque rientro domani nella Capitale e, secondo quanto si apprende, ha convocato lo stato maggiore del Pdl per un vertice all'ora di pranzo o al massimo nel pomeriggio a palazzo Grazioli. All'ordine del giorno, secondo quanto viene spiegato, la riforma elettorale, che ha subito il nuovo stop al Senato, ma soprattutto l'election day: resta infatti sul tavolo la minaccia del Pdl di crisi di governo qualora l'esecutivo non indica l'elezione contemporanea per le regionali e le politiche. Decisione che l'esecutivo dovrebbe assumere nel Cdm di giovedì. Al vertice di domani saranno presenti il segretario Alfano, i coordinatori, i capigruppo e vice.
L'argomento del contendere è stato deciso ieri nel vertice di via dell'Umiltà ed è arrivato oggi sul tavolo di Palazzo Madama, mentre c'era già chi pensava si fosse a buon punto per raggiungere un'intesa. E' la proposta messa nero su bianco dal presidente vicario dei senatori azzurri, Gaetano Quagliariello: un premietto fisso, di 50 seggi uguale per chi prende alle elezioni dal 26 al 39%, che non piace affatto ai democratici di Bersani.
"Il Pdl ha cambiato le carte in tavola e come si fa ad arrivare in aula senza un accordo, con le sabbie mobili?", ha detto la capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro. La proposta "non va bene, non ci piace. Ogni volta che c'è un accordo, spunta una nuova proposta peggiorativa", ha osservato.
Quagliariello, stigmatizza la bocciatura del Pd alla sua proposta: "Ci siamo spinti a tal punto che far saltare un accordo per 3-4 seggi in più o in meno sarebbe francamente il colmo". In più, oggi, in maniera imprevista, il Pdl chiede di adottare un nuovo metodo di calcolo delle soglie per il premio alla coalizione o per il premio al primo partito. Questo nuovo metodo induce un pericolosissimo incentivo alla moltiplicazione delle liste e alla frammentazione, esattamente ciò che è stato, per governi precedenti, esattamente ciò che è stato negli anni scorsi nemico della stabilita' e della durata". Pier Ferdinando Casini chiede chiarezza e assunzione di responsabilità: bisogna "che ci sia un voto in aula e che ciascuno si assuma le proprie responsabilità. Così gli italiani sapranno da chi dipende se anche questa volta non potranno scegliere i parlamentari", ha detto il leader Udc e nel dibattito si inserisce anche Grillo: "è in atto una corsa contro il tempo dei partiti per eliminare il MoVimento 5 Stelle dalle elezioni politiche 2013", ha scritto sul suo blog.
"Quello di 'premietto' è un termine giusto", chiosa da Udine, Roberto Maroni, segretario federale della Lega Nord. "Sono cosette - ha commentato - Noi abbiamo presentato la nostra proposta tempo fa: la reintroduzione delle preferenze, il premio di governabilita' alla Camera e al Senato, perche' chiunque vince deve poter governare. E deve dimostrare se sa governare, prima delle elezioni. Le maggioranze non si fanno dopo".
Berlusconi, intanto, farà comunque rientro domani nella Capitale e, secondo quanto si apprende, ha convocato lo stato maggiore del Pdl per un vertice all'ora di pranzo o al massimo nel pomeriggio a palazzo Grazioli. All'ordine del giorno, secondo quanto viene spiegato, la riforma elettorale, che ha subito il nuovo stop al Senato, ma soprattutto l'election day: resta infatti sul tavolo la minaccia del Pdl di crisi di governo qualora l'esecutivo non indica l'elezione contemporanea per le regionali e le politiche. Decisione che l'esecutivo dovrebbe assumere nel Cdm di giovedì. Al vertice di domani saranno presenti il segretario Alfano, i coordinatori, i capigruppo e vice.