Primarie: Bersani guarda a Vendola. Renzi: ce la posso fare

Politica

Il segretario del Pd stacca il suo sfidante di 9,4 punti. Il 2 dicembre il ballottaggio. Il sindaco di Firenze chiede che ci si possa registrare al secondo turno fino a domenica. Ma i garanti: solo giovedì e venerdì

Il risultato è certo, il futuro, un po' meno. Pier Luigi Bersani ha chiuso il primo turno delle primarie con 9 punti di vantaggio su Matteo Renzi: 44,9% contro 35,6%. Un vantaggio considerevole, ma per alcuni commentatori la partita sarebbe ancora aperta. E la lettura dei dati scorporati per regioni fornisce delle sorprese. Renzi vince in regioni rosse come l’Umbria e la Toscana, Bersani va bene al Nord e stravince al Sud. Ma ora la campagna elettorale si fa durissima e più che mai personalistica. E i due contendenti giocano ognuno sulle proprie corde.

"Il cambiamento non si fa a chiacchiere", ha scandito il segretario Pd, "bisogna che avvenga su dei fatti". Bersani continua insistere sulla prospettiva del Pd, nel suo insieme, come forza credibile di governo. E su questo ha bacchettato Renzi. "Ha sempre il difettuccio di dire 'noi e loro'. Noi siamo tutti noi, loro è Berlusconi, ma questo si correggerà", ha assicurato, "noi siamo una grandissima squadra plurale". (IL VIDEO)

E sulla metafora calcistica ha insistito, a suo modo, il sindaco di Firenze. "La certezza è che domenica c'è il ballottaggio e lì ripartiamo zero a zero", ha assicurato, "riusciremo a spostare una parte dei voti di Bersani, siamo convinti di spostarli, vogliamo lealmente andarli a prendere. Quel margine di 250mila voti di differenza è assolutamente colmabile". Quanto alla polemica sul “noi e loro”: "La 'squadra', è la stessa, figuriamoci se la metto in discussione, ma gli allenatori sono diversi. Non ce la faccio a dire 'noi' e mettere dentro D'Alema e la Bindi. Io li metterei in panchina o in tribuna, qualcuno li convoca", ha ribadito Renzi. Dunque agli italiani "vorrei dire: scegliete l'allenatore. Sarà un grande derby tra usato sicuro e innovazione" (IL VIDEO).

La sfida si giocherà molto sull'affluenza e riportare a votare 3 milioni e centomila persone non sarà facile. Lo sa Renzi, che su questo tasto ha molto insistito. E lo sa Bersani, che ha già ricevuto l'appoggio esplicito di Bruno Tabacci. Quanto al pacchetto di 480mila voti di Nichi Vendola, il leader di Sel ha preso tempo. "Mi impegnerò affinché non vinca Renzi", ma "nessun "mercato", ha chiarito, servono da Bersani risposte che "diano profumo di sinistra". Con un avvertimento: "Se la Carta d'intenti che io rispetto diventasse carta straccia, allora liberi tutti". Anche Bersani è stato più che attendo a non dare adito ad accuse di 'mercanteggiare' con Vendola. "Non stiamo aprendo tavoli o tavolini...", ha assicurato, con Vendola "ci sono degli evidenti punti di assonanza, ma non stiamo facendo bilancini o Cencelli, si parla di politica".

La battaglia sull'affluenza è legata a doppio filo a quella delle regole, con polemiche destinate ad andare avanti probabilmente fino a domenica insieme a quelle sulla pubblicazione online dei verbali. I renziani l'hanno chiesta per tutto il giorno sostenendo, fino al pomeriggio, di avere dati diversi da quelli ufficiali. Il comitato del sindaco di Firenze accreditava un margine solo del 6% tra i due candidati, salvo poi fare marcia indietro quando e' stato chiaro che i dati in suo possesso erano sbagliati. Quanto alla pubblicazione, il collegio dei garanti presieduto da Luigi Berlinguer ha spiegato che si tratta di un lavoro enorme e lungo, visto che i documenti sono su carta. 
"Briciole", ha chiamato Bersani le controversie sulle regole. "Non briciole, ma un filoncino...", ha ironizzato Renzi. Il 'rottamatore' vorrebbe che le iscrizioni fossero aperte e online fino al 2 dicembre, quando si tornerà a votare. Il collegio dei garanti ha confermato invece, dopo una riunione, che chi non l'ha fatto al primo turno potrà registrarsi solo giovedì e venerdì, e che le motivazioni per “giustificare” l’assenza al primo turno saranno  attentamente vagliate.

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