Dopo l’accordo trovato tra governo e maggioranza su Iva, Irpef e detrazioni, arrivano le richieste di modifica: 400 da Pdl e Pd. Brunetta propone di creare un fondo, con i soldi risparmiati dal taglio Irpef, per alleggerire il peso fiscale sulle famiglie
Accettata la riscrittura ora il punto è cosa fare. Il governo accetta di riscrivere la parte fiscale della legge di stabilità e soprattutto di eliminare il taglio Irpef a vantaggio dell'aumento delle detrazioni (dipendenti, pensionati, famiglie) e di un calo del cuneo fiscale (che riguarda anche le imprese). Un intervento che, dice il ministro dello Sviluppo Corrado Passera a SkyTG24, "non stravolge" la legge, confermandone la filosofia di fondo. E un plauso arriva dal Pdl: il segretario Angelino Alfano rivendica: "I risultati ottenuti in commissione Bilancio del Pdl, le cui proposte sono state in gran parte accolte dal governo". Per il leader Udc Pier Ferdinando Casini la legge è cambiata in meglio e secondo il capogruppo Udc, Gian Luca Galletti, "grazie a noi è più equa".
Ora bisogna stabilire quale sarà il mix delle nuove misure accolte ma c'è già chi inizia a protestare anche nonostante la disponibilità al cambiamento. Ad esempio sull'Iva: bene aver evitato l'aumento dell'aliquota intermedia, dice l'Ance. Ma non basta: bisogna cancellare anche l'aumento di quella più alta, dicono ad esempio Confcommercio e Cgil. Mentre a Coldiretti piace la 'sterilizzazione' dell'Iva al 10%: "salva il cibo". E, mentre dal Fondo Monetario arriva una promozione agli sforzi dell'Italia per far crescere occupazione e crescita (ma le riforme vanno poi attuate, si sottolinea), resta poco tempo per decidere cosa fare di questa nuova 'bordata' di norme per garantire la stabilità. Anche se - ripete da giorni il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, non c'è intervento sui conti (il pareggio è già "nei numeri") ne' si prevedono nuovi interventi in primavera.
I relatori (Pier Paolo Baretta per il Pd e Renato Brunetta per il Pdl) seppelliti dalle carte, stanno spulciando la 'pioggia' di emendamenti presentati. Proposte arrivate però poco prima dell'accordo relatori-governo che modificano profondamente la manovra. E' quindi attesa la presentazione formale del testo che i relatori metteranno a punto per tradurre in norma i contenuti dell'accordo e che dovrebbe arrivare mercoledì 7 novembre. A quel punto i deputati potranno sub-emendare (cioè proporre le modifiche alle modifiche) per cercare di cambiare ulteriormente. E al di là della volontà del governo di accogliere cambiamenti sembra che le 'spinte' siano molte almeno a giudicare dal numero della prima tranche di proposte: 1.600 delle quali 400 dal Pdl, 400 dal Pd, 300 dalla Lega, 140 dell'Idv, 90 dall'Udc e il resto dagli altri gruppi o dai singoli deputati. Ci sarà comunque la mannaia dell'ammissibilità (per materia e per copertura).
Il punto quindi è come procedere. Un'idea, come "relatore del partito di maggioranza", arriva da Brunetta: con i soldi risparmiati dal taglio Irpef si fa un fondo per tagliare il peso fiscale sulle famiglie, a partire dall'Imu. E per i lavoratori? Si raddoppia il fondo di 1,6 miliardi già previsto per incrementare la produttività delle aziende. Idea che però non piace particolarmente alla Cgil che la definisce 'bizzarra' visto che un accordo su questo ancora non c'è. Su questo però spinge il governo e Passera chiede "un bel colpo di reni". Tra i sindacati Raffaele Bonanni, grande sostenitore del taglio Irpef, si mostra attendista: "Vedremo se con le modifiche i lavoratori andranno meglio" mentre per la Uil la strada intrapresa "è giusta".
Ora bisogna stabilire quale sarà il mix delle nuove misure accolte ma c'è già chi inizia a protestare anche nonostante la disponibilità al cambiamento. Ad esempio sull'Iva: bene aver evitato l'aumento dell'aliquota intermedia, dice l'Ance. Ma non basta: bisogna cancellare anche l'aumento di quella più alta, dicono ad esempio Confcommercio e Cgil. Mentre a Coldiretti piace la 'sterilizzazione' dell'Iva al 10%: "salva il cibo". E, mentre dal Fondo Monetario arriva una promozione agli sforzi dell'Italia per far crescere occupazione e crescita (ma le riforme vanno poi attuate, si sottolinea), resta poco tempo per decidere cosa fare di questa nuova 'bordata' di norme per garantire la stabilità. Anche se - ripete da giorni il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, non c'è intervento sui conti (il pareggio è già "nei numeri") ne' si prevedono nuovi interventi in primavera.
I relatori (Pier Paolo Baretta per il Pd e Renato Brunetta per il Pdl) seppelliti dalle carte, stanno spulciando la 'pioggia' di emendamenti presentati. Proposte arrivate però poco prima dell'accordo relatori-governo che modificano profondamente la manovra. E' quindi attesa la presentazione formale del testo che i relatori metteranno a punto per tradurre in norma i contenuti dell'accordo e che dovrebbe arrivare mercoledì 7 novembre. A quel punto i deputati potranno sub-emendare (cioè proporre le modifiche alle modifiche) per cercare di cambiare ulteriormente. E al di là della volontà del governo di accogliere cambiamenti sembra che le 'spinte' siano molte almeno a giudicare dal numero della prima tranche di proposte: 1.600 delle quali 400 dal Pdl, 400 dal Pd, 300 dalla Lega, 140 dell'Idv, 90 dall'Udc e il resto dagli altri gruppi o dai singoli deputati. Ci sarà comunque la mannaia dell'ammissibilità (per materia e per copertura).
Il punto quindi è come procedere. Un'idea, come "relatore del partito di maggioranza", arriva da Brunetta: con i soldi risparmiati dal taglio Irpef si fa un fondo per tagliare il peso fiscale sulle famiglie, a partire dall'Imu. E per i lavoratori? Si raddoppia il fondo di 1,6 miliardi già previsto per incrementare la produttività delle aziende. Idea che però non piace particolarmente alla Cgil che la definisce 'bizzarra' visto che un accordo su questo ancora non c'è. Su questo però spinge il governo e Passera chiede "un bel colpo di reni". Tra i sindacati Raffaele Bonanni, grande sostenitore del taglio Irpef, si mostra attendista: "Vedremo se con le modifiche i lavoratori andranno meglio" mentre per la Uil la strada intrapresa "è giusta".