L’apertura del premier a un nuovo mandato nel 2013 non viene accolta positivamente da tutti. Bersani: "Se qualcuno pensa di prenotare le elezioni, rendendole inutili, io mi riposo". Berlusconi: "Vediamo". Ma il leader Udc: "Noi lo appoggiamo"
"Se ci dovessero essere circostanze speciali, che mi auguro non ci siano, e se mi verrà chiesto, prenderò in considerazione la proposta". Ed ancora: "Sono pronto a servire il Paese, non ho preclusioni su nulla". Parole, quelle di Mario Monti, che arrivano da Ney York, dove il premier è impegnato all'assemblea dell'Onu, ma soprattutto dopo l'incontro che il Professore ha avuto con il “gotha” dell'economia e con il presidente statunitense Barack Obama. Affermazioni che però “spiazzano” i leader in Italia e rischiano di dividere i partiti.
Berlusconi non chiude, si trincera dietro "un vediamo", ma il Pdl è diviso. Casini, invece, è entusiasta: "Nostre liste saranno per Monti bis", dice. Netto Bersani: "Se qualcuno pensa di prenotare le elezioni, rendendole inutili io mi riposo", mentre nel Pd gioiscono i montiani.
Tam tam tra i partiti - Non basta la precisazione del Professore, "nessun piano politico, ci sarò se sono necessario": dietro le quinte nei Palazzi ricomincia il 'tourbillon' di supposizioni, ci si chiede il motivo della mossa del capo del governo, si ritirano fuori dal cassetto scenari che sembravano ormai tramontati, con la possibilità che in presenza di un accordo forte sulla legge elettorale e il ritorno della morsa dello spread, il voto possa essere anticipato a marzo (sul tavolo per il momento c'è la data del 7 aprile) con l'attuale capo dello Stato chiamato a gestire l'avvio della nuova legislatura.
Il "caso Lazio" ha fatto perdere credibilità ai partiti - E' stato lo stesso Monti in serata a chiarire il senso delle sue parole: "Voglio che le forze politiche, i mercati e la comunità internazionale sappiano che sarò sempre lì”. Resta sullo sfondo la preoccupazione per la situazione economica anche se il premier ha sottolineato che l'Italia lavora per "farcela da soli". Ma il 'caso Lazio', spiega un ministro preferendo l'anonimato, ha cambiato le carte in tavola, "i partiti hanno perso ancora più credibilità, è chiaro che quando si arriverà alla fine della legislatura lo spread tornerà a salire".
I sospetti del Pdl: la manovra dell'Udc - Dal Pdl c'è chi legge con malizia l'appoggio dell'Udc al premier, una sua candidatura a palazzo Chigi renderebbe meno impervio il cammino di Casini al Colle, anche se - ammette un big del partito di via Due Macelli - "la futura collocazione di Monti sarà proprio al Colle, il messaggio che ha voluto mandare oggi è che lui vigilerà dal Quirinale".
E poi c'è chi fornisce anche un'ulteriore lettura al 'passo in avanti' del Professore. "Certamente non ci fosse una vittoria politica netta di uno schieramento sull'altro Monti - dice per esempio Osvaldo Napoli - potrebbe essere l'uomo che continua a traghettare il Paese fuori dalla crisi".
Il gelo del Pd, l'indecisione di Berlusconi - Puntare sul Professore resta però una tentazione di Silvio Berlusconi, anche perché l'ex presidente del Consiglio si trova a dover mediare tra chi vuole cambiare “pelle” al partito (e lui è tra questi) e chi, invece, non intende affatto avallare una rivoluzione in via dell'Umiltà. Berlusconi per il momento ha confermato la sua presenza al congresso del Ppe che si terrà il 16 ottobre e, in quell'occasione, ipotizza uno dei “big” del Pdl, potrebbe sciogliere la riserva e sostenere la tesi di un Monti bis.
Lo schema Monti bis per ora trova un argine forte nel Pd. "Sarebbe patologico - dice il responsabile economico del Partito Democratico, Stefano Fassina - se la prossima legislatura si aprisse con un Presidente del Consiglio altro rispetto a chi ha ricevuto la maggioranza relativa dei voti dei cittadini italiani alle elezioni".
Berlusconi non chiude, si trincera dietro "un vediamo", ma il Pdl è diviso. Casini, invece, è entusiasta: "Nostre liste saranno per Monti bis", dice. Netto Bersani: "Se qualcuno pensa di prenotare le elezioni, rendendole inutili io mi riposo", mentre nel Pd gioiscono i montiani.
Tam tam tra i partiti - Non basta la precisazione del Professore, "nessun piano politico, ci sarò se sono necessario": dietro le quinte nei Palazzi ricomincia il 'tourbillon' di supposizioni, ci si chiede il motivo della mossa del capo del governo, si ritirano fuori dal cassetto scenari che sembravano ormai tramontati, con la possibilità che in presenza di un accordo forte sulla legge elettorale e il ritorno della morsa dello spread, il voto possa essere anticipato a marzo (sul tavolo per il momento c'è la data del 7 aprile) con l'attuale capo dello Stato chiamato a gestire l'avvio della nuova legislatura.
Il "caso Lazio" ha fatto perdere credibilità ai partiti - E' stato lo stesso Monti in serata a chiarire il senso delle sue parole: "Voglio che le forze politiche, i mercati e la comunità internazionale sappiano che sarò sempre lì”. Resta sullo sfondo la preoccupazione per la situazione economica anche se il premier ha sottolineato che l'Italia lavora per "farcela da soli". Ma il 'caso Lazio', spiega un ministro preferendo l'anonimato, ha cambiato le carte in tavola, "i partiti hanno perso ancora più credibilità, è chiaro che quando si arriverà alla fine della legislatura lo spread tornerà a salire".
I sospetti del Pdl: la manovra dell'Udc - Dal Pdl c'è chi legge con malizia l'appoggio dell'Udc al premier, una sua candidatura a palazzo Chigi renderebbe meno impervio il cammino di Casini al Colle, anche se - ammette un big del partito di via Due Macelli - "la futura collocazione di Monti sarà proprio al Colle, il messaggio che ha voluto mandare oggi è che lui vigilerà dal Quirinale".
E poi c'è chi fornisce anche un'ulteriore lettura al 'passo in avanti' del Professore. "Certamente non ci fosse una vittoria politica netta di uno schieramento sull'altro Monti - dice per esempio Osvaldo Napoli - potrebbe essere l'uomo che continua a traghettare il Paese fuori dalla crisi".
Il gelo del Pd, l'indecisione di Berlusconi - Puntare sul Professore resta però una tentazione di Silvio Berlusconi, anche perché l'ex presidente del Consiglio si trova a dover mediare tra chi vuole cambiare “pelle” al partito (e lui è tra questi) e chi, invece, non intende affatto avallare una rivoluzione in via dell'Umiltà. Berlusconi per il momento ha confermato la sua presenza al congresso del Ppe che si terrà il 16 ottobre e, in quell'occasione, ipotizza uno dei “big” del Pdl, potrebbe sciogliere la riserva e sostenere la tesi di un Monti bis.
Lo schema Monti bis per ora trova un argine forte nel Pd. "Sarebbe patologico - dice il responsabile economico del Partito Democratico, Stefano Fassina - se la prossima legislatura si aprisse con un Presidente del Consiglio altro rispetto a chi ha ricevuto la maggioranza relativa dei voti dei cittadini italiani alle elezioni".