"In Parlamento ci sono i condannati, non è giusto che lasci io: non ho fatto nulla di male". Così l'onorevole di Popolo e Territorio, giustifica il suo dietrofront. "Non vado in Aula, con lo stipendio pago il mutuo", aveva detto scatenando polemiche
Massimo Calearo proseguirà la sua attività parlamentare, dopo che a inizio aprile aveva espresso l'intenzione di dimettersi dopo essere stato oggetto, a suo dire, di una campagna di "insulti e false insinuazioni" per alcune dichiarazioni a La Zanzara. Intervistato dalla trasmissione di Radio 24. aveva spiegatp di non andare mai in Aula ma di gradire lo stipendio da parlamentare con cui si pagava il mutuo (ascolta l'intervista).
Calearo, in una intervista al Giornale di Vicenza, rileva che è stato il suo capogruppo, Silvano Moffa, a pregarlo di non farlo "perché non c'è alcun motivo perché io mi debba dimettere". Il parlamentare vicentino, eletto nel Pd e ora nel gruppo Popolo e Territorio, annuncia querele per quella che definisce una "macchinazione giornalistica" per delegittimarlo e che i soldi dei risarcimenti li darà ai cassaintegrati.
"Per quanto sono stato male in questi giorni - aggiunge - ero convintissimo di dimettermi. Ma poi tanti amici mi hanno detto che non avrei dovuto: in Parlamento ci sono i condannati, non è giusto che mi dimetta io che non ho fatto niente di male".
Calearo, in una intervista al Giornale di Vicenza, rileva che è stato il suo capogruppo, Silvano Moffa, a pregarlo di non farlo "perché non c'è alcun motivo perché io mi debba dimettere". Il parlamentare vicentino, eletto nel Pd e ora nel gruppo Popolo e Territorio, annuncia querele per quella che definisce una "macchinazione giornalistica" per delegittimarlo e che i soldi dei risarcimenti li darà ai cassaintegrati.
"Per quanto sono stato male in questi giorni - aggiunge - ero convintissimo di dimettermi. Ma poi tanti amici mi hanno detto che non avrei dovuto: in Parlamento ci sono i condannati, non è giusto che mi dimetta io che non ho fatto niente di male".