Lavoro, Casini a Pd e Pdl: "Così si rischia la crisi"

Politica
La foto postata su Twitter il 15 marzo dal leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini che lo ritrae insieme al segretario del Pdl Angelino Alfano e al segretario del Pd Pierluigi Bersani al vertice a Palazzo Chigi con il premier Mario Monti

Il leader dell’Udc interviene sulle tensioni create dall’articolo 18. “Così facendo si fa cadere il governo” avverte. Bindi: “Si cambi o la riforma non passa”. Calderoli all’attacco: “Monti come Schettino”. Camusso: “L’esecutivo ha sbagliato”

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Il presidente del Consiglio vola in Asia, con in tasca la riforma del governo sul mercato del lavoro, mentre i partiti, con uno sguardo alle elezioni amministrative di maggio, litigano. Pomo della discordia l'ultimo sforzo riformista del professore e del ministro Elsa Fornero che sul tema delicatissimo dell'articolo 18, che da decenni regola i licenziamenti in Italia, ha fatto esplodere le antiche tensioni tra quelli che al momento sono i due principali partiti della maggioranza. Questa volta con il Pdl che difende il premier e il Pd che lo critica.

Una situazione che spinge, ancora una volta, Pier Ferdinando Casini a vestire i panni del moderatore, anzi dello "sminatore" come dice lui stesso ad un convegno dei giovani dell' Udc, avvertendo i duellanti che così facendo "si rischia di far cadere" il Professore. Ma in serata Massimo D'Alema rilancia con forza la necessità di un "ragionevole compromesso" in Parlamento chiarendo che la stabiltà dell'attuale governo è "utile al paese" e che quindi Monti non cadrà. "Un grande partito - ha tra l'altro detto parlando a 'Che tempo che fa' - deve fare il bene del paese".
Sul fronte del Pdl, è Maurizio Gasparri ad avvertire che "il Pd la riforma del lavoro non la vuole fare perché è troppo lacerante al suo interno". E rinnova i sospetti su Bersani e compagni che "prenderanno tempo per affossare tutto". Per Gasparri tocca ad Alfano impugnare la bandiera del riformismo e spingere per far approvare il ddl entro luglio (un concetto che sarà ribadito il 26 marzo a Milano nel corso della conferenza sul lavoro voluta proprio dal segretario). Un provvedimento che, comunque, anche il Popolo della libertà vuol modificare a favore delle piccole imprese come possibile contraltare alle modifiche restrittive sull'articolo 18 che il Pd con l'aiuto, presumibile, delle opposizioni cercherà di apportare in Parlamento. Su questo, infatti, interviene anche il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, preoccupato dalla "flessibilità in entrata" pur con l' affermazione che l'articolo 18 così come è stato ridefinito dal governo "non si tocca".

Sul fronte opposto, la presidente del Pd Rosy Bindi da Siena, dove partecipa ad un congresso del partito, ribadisce: "Questa legge non potrà mai essere approvata così com'è" e prevede un lavoro di modifica in Parlamento "con l'aiuto anche delle forze politiche che non sostengono il governo". Mentre il sindaco di Torino Piero Fassino, rivolgendosi ai compagni di partito afferma a SkyTG24 che Monti "non ha in mente di penalizzare questa o quella forza politica". "Ne conosco l'onesta intellettuale e non credo che ne' lui ne' il ministro Fornero agiscano per mettere il Pd all' angolo" rassicura temendo le troppe fibrillazioni.

"Siamo - avverte Casini - nel mezzo di un'emergenza che non è finita. In qualche mese questo governo è riuscito a fare quello che gli altri governi, quelli del mitico bipolarismo, non hanno fatto rinviando i problemi". "Noi siamo impegnati dal mattino alla sera a fare gli sminatori - prosegue il leader dell' Udc rivolgendosi agli altri due azionisti di maggioranza - per cercare di fare andare avanti tranquillo Monti". Casini osserva che "c'è chi tira da una parte e chi tira dall'altra" e ammonisce: "Se si continua così il governo prima o poi entra in crisi sul serio e sarebbe un atto di irresponsabilità allo stato puro". E in questo frangente, comunque, molti nel Pdl pensano che si possa portare Casini sul terreno del centrodestra nell'ottica della costruzione di un polo moderato da contrapporre a Bersani e al resto della sinistra alle prossime elezioni. "Nella battaglia che si aprirà in Parlamento sul lavoro il Pdl - sostiene per esempio Osvaldo Napoli - non sarà solo nell'impedire di svuotare la riforma perché l' Udc di Casini non potrà più giocare al Terzo Polo e starà con noi". Intanto continuano le bordate del Carroccio sul riformismo del professore con un affondo polemico di Calderoli, in puro stile leghista, che paragona Monti a Schettino perché "ci sta portando contro gli scogli".

Torna ad attaccare la riforma del lavoro anche la leader della Cgil Susanna Camusso. “Il governo è in errore, ci aspettavamo che desse una prospettiva al Paese e ricostruisse un'unità dopo anni di divisione” dice ospite di In mezz’ora. Per il segretario della Cgil la riforma toglie le prospettive ai lavoratori, rottama i padri di famiglia. Per questo il sindacato è pronto a “16 ore di sciopero, in contemporanea mentre si discute in Parlamento”. Diversa la posizione del segretario della Cisl Raffaele Bonanni: “Camusso va cercando solo pretesti per litigare. Invece bisogna mettere da parte le divergenze e aprire con il governo un discorso sulla crescita”.

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