Monti: esenti da Imu solo scuole cattoliche non commerciali

Politica
Il Presidente del Consiglio Monti e il Presidente della Commissione Industria del Senato Cesare Cursi

La commissione Industria del Senato ha approvato all'unanimità l'emendamento che regolamenta l'esenzione dall'ex Ici per gli immobili della Chiesa. Gli istituti paritari dovranno rispettare criteri come la finalità no profit e l'accoglienza dei disabili

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Dopo un intervento chiarificatore di Mario Monti, la commissione Industria del Senato ha approvato all'unanimità l'emendamento del governo che riscrive il regime di esenzione dall'Imu (ex Ici) per gli immobili della Chiesa e delle associazioni senza scopo di lucro.

Nel primo intervento di un presidente del Consiglio durante una seduta di commissione "in sede referente", Monti ha cercato di fugare i dubbi sull'applicazione della nuova disciplina fiscale alle scuole parificate. "È necessario precisare che non è propriamente corretto chiedersi se le scuole siano esenti dall'Imu, bensì quali scuole possano essere esenti dall'Imu", ha detto Monti anticipando i criteri con i quali il ministero dell'Economia intende dare attuazione all'emendamento inserito nel decreto legge sulle liberalizzazioni.

La nuova disciplina prevede che a partire dal 2013 l'esenzione sia garantita solo agli immobili nei quali si svolge in modo esclusivo un'attività non commerciale. Per gli immobili ad uso misto l'esenzione sarà limitata alla sola frazione di unità nella quale si svolge l'attività non a scopo di lucro. Se, per esempio, un albergo ha al suo interno una cappella,l'Imu non sarà dovuta solo sulla quota di superficie destinata all'attività di culto.

Dopo la presentazione dell'emendamento diversi dubbi erano emersi circa l'applicazione del nuovo regime alle scuole parificate, molte delle quali sono gestite da congregazioni cattoliche. Nel suo intervento Monti ha chiarito che questi istituti continueranno a non pagare l'imposta municipale sugli immobili nel caso la loro attività sia svolta in modo "completamente e propriamente non commerciale".
Tre i parametri di valutazione che il ministero dell'Economia intende adottare nel lavoro istruttorio dei prossimi mesi.  In primo luogo, ha spiegato Monti, l'attività paritaria rispetto a quella statale sarà valutata "positivamente se il servizio effettivamente prestato è assimilabile a quello pubblico sotto il profilo dei programmi di studio e della rilevanza sociale, dell'accoglienza di alunni con disabilità e dell'applicazione della contrattazione collettiva del personale docente e non docente". In secondo luogo, per continuare ad essere esenti occorre che il servizio scolastico "sia aperto a tutti i cittadini alle stesse condizioni" e preveda norme non discriminatorie nella "selezione all'ingresso" come pure nella "esclusione correlata al rendimento scolastico".

Infine, Monti ha spiegato che le scuole parificate dovranno dimostrare di avere un'organizzazione "tale da preservare senza alcun dubbio la finalità non lucrativa". Per questo occorre che gli "eventuali avanzi non rappresentino un profitto ma un sostegno direttamente correlato ed esclusivamente destinato alla gestione dell'attività didattica". L'approvazione dell'emendamento permette al governo di porre le basi per la chiusura della procedura di infrazione avviata dalla Commissione europea, che vede nel regime fiscale rimasto finora in vigore una distorsione della concorrenza. Prima del voto, era stato lo stesso Monti a sollecitare l'approvazione dell'emendamento senza modifiche, avendo il governo già ottenuto da Bruxelles, seppur in via informale, l'assicurazione che "la procedura di infrazione possa essere chiusa".

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