Il presidente del Consiglio affronta in un'intervista tv la questione del lavoro: "L'articolo 18 può essere pericoloso per lo sviluppo dell'Italia". A proposito dello spread spiega: scenderà ancora. E aggiunge: nel 2013 lascerò Palazzo Chigi
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"Non è un tabù. L'articolo 18 può essere pernicioso per lo sviluppo dell'Italia". Insomma, senza riforma del lavoro gli sforzi del governo per rilanciare il paese rischiano di rimanere incompleti e questo Mario Monti vuole assolutamente evitarlo. Così il presidente del Consiglio, prima al Tg5 e poi a Matrix, si rivolge direttamente ai cittadini per annunciare l'intenzione di mettere mano alla politica del lavoro, anche a costo di dover intervenire sulle regole di licenziamento. Sì, perché l'articolo 18 per il premier ha determinato "un terribile apartheid nel mercato del lavoro tra chi è già dentro e chi, giovane, fa fatica ad entrare". I giovani però devono "abituarsi all'idea di non avere più il posto fisso a vita: che monotonia - afferma - E' bello cambiare e accettare delle sfide".
Dialogo e concertazione per dare una svolta al paese - La linea dell'esecutivo è non aprire 'tout court' alla concertazione con i sindacati, che d'altronde escludono qualsiasi ipotesi di modifica dell'articolo 18. Ma va avviato un confronto "in tempi brevi". Insomma, sì al dialogo ma su tutto. L'intenzione è chiudere in una sessantina di giorni per dare una 'svolta' al paese e far ripartire la crescita.
Per Monti alcune eredità del passato, infatti, rischiano di imbrigliare l'Italia, penalizzando proprio i giovani. Per creare spazio occorre però spingere ancora sulle liberalizzazioni perché - avvisa il premier - "se prevarranno le resistenze corporative, gli italiani devono sapere che i tassi di interesse non solo non scendono ma ritorneranno verso l'alto". Per ora però il professore si gode l'ennesimo calo dello spread registrato il primo febbraio: "Deve scendere ancora e scenderà - rassicura - E' una variabile che ha polarizzato anche troppo l'attenzione" ma "ormai ha una tendenza decrescente".
Il piano per la crescita - Il capo del governo parla direttamente agli italiani anche per illustrare l'accordo fiscale di Bruxelles. Il vincolo del debito - spiega - "certamente è severo ma non impossibile se saremo capaci di tornare a far crescere di più il Paese". Crescita alla quale sono chiamati tutti a contribuire: "L'Italia dispone di capitale pubblico - sottolinea Monti - ma dispone di grande capitale umano che non sempre è stato valorizzato". L'idea è sempre quella di aprire il mercato del lavoro e insistere sulle liberalizzazioni. Quanto alle privatizzazioni, di cui molto si è discusso in questi giorni, il capo del governo rimarca che sono solo "una possibilità": "Il governo non ha messo come priorità le privatizzazioni - precisa - anche perché nel passato si è stati costretti a privatizzazioni non sempre fatte nel modo migliore".
Apprezzamenti a Berlusconi - Se da un lato 'avverte' le parti sociali e dall'altro chiede un cambio di passo agli italiani, Monti non dimentica pero' di rivolgersi anche ai suoi più stretti interlocutori: i partiti politici che lo sostengono. E non a caso spiega che per lui "nel 2013 si chiude una parentesi" rivolgendo un nuovo e deciso apprezzamento a Silvio Berlusconi e al suo aperto sostegno al governo. "Trovo che l'appoggio che di dà Berlusconi sia fondamentale. Come fondamentale il Cavaliere è stato nella vita di Monti: "Se mi sono avvicinato alla cosa pubblica - rivela - è perché nel 1994 Berlusconi, appena nominato presidente del Consiglio, mi ha chiesto se volevo fare il commissario europeo".
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