Nonostante abbiano governato per otto degli ultimi dieci anni, gli esponenti del Carroccio non hanno faticato a ritrovare il loro vecchio spirito barricadero: cartelli, insulti a Fini e Schifani, provocazioni in Aula
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La Lega da partito di governo a movimento di lotta. La trasformazione, iniziata il giorno delle dimissioni di Silvio Berlusconi, non poteva essere più repentina. I meno di due mesi il partito di Umberto Bossi sembra aver lasciato a casa ogni forma di aplomb istituzionale per ripescare, dal proprio passato gesti e comportamenti parlamentari da primi anni '90. "Siete stati saldamente al governo per gli ultimi tre anni e incollati alle poltrone romane per gli ultimi otto anni su dieci e mentre eravate seduti su quelle poltrone non sembravate guerrieri padani" ironizza Franceschini durante il dibatto per la fiducia al governo Monti (GUARDA IL VIDEO).
Certo, la Lega ha sempre mantenuto un linguaggio quantomeno ruspante, ma i lunghi anni di governo sembravano aver abituato il Carroccio al rispetto per una certa forma istituzionale. I leghisti negli ultimi giorni hanno infilato una serie di dichiarazioni e comportamenti tali da spingere l'editorialista del Corriere della Sera, Massimo Franco a scrivere una lettera a Roberto Maroni per chiedergli se, in quanto ex ministro dell'Interno, non si sentisse in dovere di censurare il comportamento in aula dei suoi colleghi di partito.
Prima sono stati i cartelloni e la bagarre al Senato, durante l'intervento di Monti. E non sono serviti i richiami di Renato Schifani. Anzi, il deputato del Carroccio Enrico Montani, mentre il presidente del Senato invitava a tenere un comportamento consono, ha risposto "Sei un pagliaccio", prendendosi una censura ufficiale. Prove generali dello show down alla Camera martedì 14 dicembre, quando il deputato Massimo Pini ha attaccato il presidente della Camera, definendolo "un cialtrone" e mandandolo poco elegantemente a quel paese. Subito dopo è toccato a Gianluca Buonanno, altro deputato leghista, suggerire l'uso del "lanciafiamme" per fare "pulizia nelle scuole". Provocazioni a base anche di cartelli e striscioni, con Buonanno che si siede sui banchi del governo e viene trascinato fuori a forza dai questori. Il risultato finale sono due deputati leghisti espulsi. In questo clima la provocazione della deputata Emanuela Munerato, che si presenta alla Camera vestita da operaia per leggere il proprio intervento in Aula, passa quasi innosservato per la sua apparente mitezza.
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