Monti: "Via ogni privilegio". Poi sale al Quirinale

Politica
Mario Monti
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Dopo la nomina a senatore a vita, l'economista parla al Financial Times della crisi del nostro Paese: "Servono riforme strutturali". E ancora: "L'Italia non può ignorare le sue responsabilità in quanto stato membro fondatore dell'Ue"

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L'economista Mario Monti, il cui nome è il più quotato per la guida di un esecutivo tecnico dopo la nomina a senatore a vita da parte di Napolitano, (leggi le reazioni delle principali forze politiche) è stato ricevuto al Quirinale per un colloquio col capo dello Stato durato circa due ore. In giornata il presidente della Repubblica ha anche avuto un colloquio telefonico con il presidente Usa Barack Obama, il quale ha "espresso fiducia nella leadership del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per la messa in piedi di un governo ad interim che attuerà un programma di riforme aggressivo e riporterà fiducia sui mercati".

Intanto il Financial Times riporta le prime dichiarazioni dell'ex commissario europeo dopo la  nomina a senatore a vita. Monti, a margine di un convegno a Berlino mercoledì sera, ha ammesso che l'Italia ha "un lavoro enorme da fare" e che la crescita deve avvenire non "da ulteriori prestiti, ma attraverso la rimozione degli ostacoli alla crescita stessa".

Secondo Monti, sulle richieste che arrivano a Roma dall'Ue e su ciò che "deve essere fatto" non possono esserci "molte divergenze intellettuali".  "La crescita - ha detto Monti - richiede riforme strutturali", che tolgano "ogni privilegio" alle categorie sociali che ne hanno, cancellando il problema italiano di chi "protegge la propria circoscrizione elettorale".

Sull'Euro Monti ha affermato che l'Italia è ancora in ampio credito, grazie "ai benefici che ha dalla appartenenza". Benefici che costituiranno "un patrimonio nel tempo". "Se l'Italia non avesse fatto parte dell'euro - ha detto - ci sarebbe più l'inflazione, politiche meno disciplinate e meno rispetto per le generazioni future". L'Italia - ha proseguito Monti - "è al centro dell'Europa. Politicamente e storicamente, l'Italia non può ignorare le sue responsabilità in quanto stato membro fondatore" dell'Ue.

"Mi piacerebbe vedere un maggiore rispetto per la Germania di oggi", ha detto ancora, nel senso di rispetto per l'essere "più rigorosi, più costanti nel tempo, meno a breve termine e più pazienti". E Roma deve fare ogni sforzo per essere più coinvolta nella partnership franco-tedesca: "Sarebbe nel comune interesse".

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