Il ministro, ospite di Che tempo che fa, commenta così l’ennesima defezione, quella di Gabriella Carlucci che passa all’Udc. E aggiunge: “Il problema è tutto interno al Pdl. La Lega è pronta a votare a gennaio”
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(in fondo all'articolo tutti i video sulla crisi nella maggioranza)
"Le notizie di poco fa mi fanno pensare che la maggioranza non c'è più ed è inutile accanirsi". Lo ha detto il ministro dell'Interno Roberto Maroni alla trasmissione 'Che tempo che fa' subito dopo l’addio al Pdl di Gabriella Carlucci. L’ennesima defezione che rischia di far saltare i numeri. Al conduttore Fabio Fazio che gli chiedeva se la Lega voterà martedì 8 novembre la fiducia al governo sul Rendiconto dello Stato, Maroni ha risposto: "Certo, siamo nel governo". Ha però subito aggiunto: "I problemi non vengono dalla Lega. Le notizie sono di fughe dal Pdl: io ho grande stima e amicizia di Angelino Alfano e sono certo che lui si rende conto della gravità della situazione e mi auguro ci sia un'iniziativa per evitare di arrivare in Parlamento a fare la fine di Prodi". E ancora: “O il Pdl riesce a ricompattare le fila oppure dovremo prendere atto che non c'è più la maggioranza, molto laicamente: in democrazia si vince e si perde".
Il ministro è tornato a ribadire la posizione espressa più volte dalla Lega in questi giorni: meglio il voto di una maggioranza allargata. “Non basta una maggioranza ampia, serve una maggioranza coesa, convinta delle cose da fare. Se sul voto di fiducia, sulle cose da fare, sugli impegni presi con l'Ue ci sarà una maggioranza compatta, bene; altrimenti prenderemo atto che la maggioranza non c'è più e a quel punto lì la strada migliore è quella di nuove elezioni". Sul voto Maroni ha detto che preferirebbe il "mattarellum" alla reintroduzione delle preferenze. Secondo l'esponente della Lega, anche andando a votare a gennaio è possibile cambiare la legge elettorale: se c'è l'accordo "lo si può fare semplicemente e in tre settimane".
Quanto alla crisi e alle considerazioni del premier Silvio Berlusconi a Cannes, Maroni ha sottolineato: "La crisi c'è, è inutile negarlo: c'è una grande sofferenza, incontro tanti piccoli imprenditori in difficoltà, perché le banche non fanno credito. E' giusto non autoflagellarsi, e Berlusconi è stato bravissimo in questo, ma non dobbiamo nasconderci la verità di una crisi che è dilagante". Insomma quelle dichiarazioni ("I ristoranti sono pieni") Berlusconi "poteva anche risparmiarsele".
Governo in bilico - Intanto, domenica notte si è tenuto un nuovo delicato vertice nella notte a Palazzo Grazioli con il premier Silvio Berlusconi, presenti il segretario del Pdl Angelino Alfano e il sottosegretario Gianni Letta.
Sul tavolo dell'incontro, stando a fonti della maggioranza, le opzioni fin qui vagliate nel Pdl: affrontare l'Aula con rischio di veder certificata la dissoluzione della maggioranza, anticipare i tempi e salire al Quirinale; oppure chiedere al Parlamento di approvare le misure anticrisi promettendo però che una volta varato il pacchetto il premier andrà al Colle per dimettersi.
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