Brunetta: "Basta con i certificati antimafia"

Politica

Il ministro della P.A. propone l'autocertificazione al posto della documentazione richiesta a cittadini e imprese. Compresa quella sulla criminalità organizzata. Che però per Maroni "è uno strumento indispensabile". Grasso: "Proposta campata in aria"

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"Basta chiedere a imprese e cittadini documentazione per informazioni che la Pubblica amministrazione già possiede. Basta certificato antimafia, basta pacchi di certificati per partecipare ai concorsi". A dirlo, nel corso di un convegno, è il ministro della P.A., Renato Brunetta, secondo cui la semplificazione è "una delle vitamine per la crescita".

Autocertificazione al posto dei certificati - L'obiettivo è eliminare completamente i certificati nei rapporti con la Pubblica amministrazione e sostituirli con autocertificazioni, mentre le certificazioni rilasciate dalla P.A. Resteranno valide solo nei rapporti tra privati. Su questi ultimi sarà apposta la dicitura: "Il presente certificato non può essere prodotto agli organi della pubblica amministrazione o ai privati gestori di pubblici servizi". In questo modo alle pubbliche amministrazioni e i gestori di pubblici servizi sarà lasciata solo la scelta fra acquisire d'ufficio dati e informazioni o accettare le autocertificazioni. Anche per il Durc, il Documento unico di regolarità contributiva, e le certificazioni antimafia, nulla sarà richiesto al cittadino e si dovrà procedere sempre all'acquisizione d'ufficio.

La certificazione Antimafia è un documento, rilasciato dalla Camera di Commercio di competenza e serve ad accertare che il richiedente, società o privato, non abbia legami o tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata. Il documento ha validità sei mesi. E necessaria per quelle imprese che hanno rapporti con la Pubblica amministrazione per contratti il cui valore superi i 150mila euro. Il Durc è invece il documento che accerta che l'azienda è in regola con i pagamenti a Inps e Inail. E' necessario per partecipare a una gara d'appalto.

Maroni: "La certificazione non si tocca" - Ma dal ministro dell'Interno Maroni arriva il primo stop. "La certificazione antimafia non può essere modificata - dice il titolare del Viminale - perché è uno strumento indispensabile per combattere la criminalità organizzata e, in particolare per contrastare le infiltrazioni malavitose negli appalti pubblici". Lo dichiara il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, commentando la proposta del ministro Brunetta. Il governo, del resto, ricorda Maroni, "ha appena approvato il Codice delle leggi antimafia che ha riscritto la normativa sulla certificazione antimafia per renderla più efficace e rapida, venendo incontro anche alle richieste del mondo delle imprese".

Grasso: "Proposta campata in aria" - Sarcastica invece la risposta di Piero Grasso, procuratore nazionale antimafia: "Il ministro Brunetta è sempre molto originale. Stop ai certificati antimafia? Faccia una proposta di legge, la valuteremo...". "E' stato da poco approvato il Codice antimafia, che tra l'altro disciplina in modo molto rigoroso tutta la certificazione antimafia - ricorda Grasso all'AGI - se il ministro aveva qualche osservazione da fare poteva farla in sede di Consiglio dei ministri". Al momento, comunque, "è inutile fare polemiche sterili - conclude -. E non è mia abitudine prendere posizione su cose campate in aria".

Pd: "Dal governo meno legalità per tutti"
- Polemico anche il Partito democratico che, per bocca di Michele Ventura, ironizza sulla politica economica del governo: "Nel sacro fuoco della semplificazione amministrativa che, fin qui, ha soltanto complicato la vita a tutti, il ministro Brunetta vuole bruciare la certificazione antimafia per le imprese. Leggiamo sui giornali indiscrezioni che legano il rinnovato interesse per la crescita di questo governo al mai sopito amore per i condoni, tombali o no, che potrebbero trovare spazio tra le misure anti-crisi. Ecco le idee dell'esecutivo Berlusconi per la crescita: meno legalità per tutti".

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