L’obiettivo delle 500mila sottoscrizioni sembra raggiunto ma Parisi avverte: “La vera sicurezza è a quota 700mila”. Intanto il segretario del Pdl Alfano apre alle modifiche del Porcellum. Obiettivo: disinnescare il voto dei referendari. Ma l’Udc lo snobba
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Occorre arrivare a 700mila firme, perché "più di quelle raccolte contano quelle che riusciremo a presentare". Arturo Parisi, coordinatore politico del referendum elettorale, esulta perché il primo obiettivo, le 500mila firme, sembra raggiunto. Ma non è ancora detta l’ultima. “Non è scaramanzia, è realismo, la vera sicurezza è fissata a quota 700mila firme” (guarda dove firmare), spiega in un’intervista a Repubblica in cui dice che ora "va fatto uno sforzo finale nell'interesse di tutti, perfino della maggioranza di governo" e torna a definire il Porcellum una legge "indifesa perché indifendibile".
Ma è appunto nella maggioranza che adesso qualcosa comincia a muoversi. L’effetto grimaldello, il sospetto cioè che il referendum avrebbe spinto la politica a interessarsi della questione della legge elettorale, sembra aver funzionato. “Siamo pronti a cambiarla”, ha detto sabato 24 settembre il segretario del Pdl, Angelino Alfano. Le alternative? “Siamo ancora ai preliminari, ma non siamo distanti”, dice il vicecapogruppo del Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello. Umberto Bossi invece non ha voluto commentare le aperture di Alfano. "Non so niente finché non vado a Roma", ha risposto il leader della Lega Nord.
Ma non è solo la Lega a nutrire dei dubbi. Se il Pdl cercava l'Udc come interlocutore privilegiato per la legge elettorale e magari per un riavvicinamento in chiave di alleanze future, sembra aver previsto male. Casini definisce la riforma una priorità "secondaria" mentre il presidente della Camera Gianfranco Fini, pur sentendone l'urgenza, sente puzza di "propaganda" perché - dice - "credo che sarebbe meglio mettere in agenda la discussione sul dimezzamento dei parlamentari e la fine del bicameralismo perfetto e parallelamente discutere della legge elettorale".
Il dibattito all'interno della maggioranza su una possibile rivisitazione della legge elettorale, che potrebbe danneggiare l'iniziativa del comitato referendario, non agita però Arturo Parisi: "Non è la nostra preoccupazione maggiore. Noi -sottolinea- vogliamo raccogliere tutta la protesta che attraversa il paese incanalandola dal punto di vista politico e organizzativo. Quelle di Calderoli e di Alfano sono parole che "restano agli atti". Ecco perché "va fatto uno sforzo finale nell'interesse di tutti, perfino della maggioranza di governo".
Parisi ha anche ringraziato i banchetti del Pd, con "centinaia di migliaia di democratici che si sono affollati" per le firme. E per una volta le polemiche interne ai democrat, con il segretario Bersani che non ha mai voluto “mettere il cappello” sul referendum, vengono messe da parte.
L'intervista di SkyTG24 sul referendum al costituzionalista Fulco Lanchester:
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Ma è appunto nella maggioranza che adesso qualcosa comincia a muoversi. L’effetto grimaldello, il sospetto cioè che il referendum avrebbe spinto la politica a interessarsi della questione della legge elettorale, sembra aver funzionato. “Siamo pronti a cambiarla”, ha detto sabato 24 settembre il segretario del Pdl, Angelino Alfano. Le alternative? “Siamo ancora ai preliminari, ma non siamo distanti”, dice il vicecapogruppo del Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello. Umberto Bossi invece non ha voluto commentare le aperture di Alfano. "Non so niente finché non vado a Roma", ha risposto il leader della Lega Nord.
Ma non è solo la Lega a nutrire dei dubbi. Se il Pdl cercava l'Udc come interlocutore privilegiato per la legge elettorale e magari per un riavvicinamento in chiave di alleanze future, sembra aver previsto male. Casini definisce la riforma una priorità "secondaria" mentre il presidente della Camera Gianfranco Fini, pur sentendone l'urgenza, sente puzza di "propaganda" perché - dice - "credo che sarebbe meglio mettere in agenda la discussione sul dimezzamento dei parlamentari e la fine del bicameralismo perfetto e parallelamente discutere della legge elettorale".
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Parisi ha anche ringraziato i banchetti del Pd, con "centinaia di migliaia di democratici che si sono affollati" per le firme. E per una volta le polemiche interne ai democrat, con il segretario Bersani che non ha mai voluto “mettere il cappello” sul referendum, vengono messe da parte.
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