Il Senato deserto dà il via alla manovra
PoliticaSei minuti di seduta e undici parlamentari presenti in aula per assegnare alle commissioni competenti il testo del decreto. "Era una seduta tecnica ma mi aspettavo un'altra risposta" dice un onorevole. LA FOTO
IL TESTO DELLA MANOVRA
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Sei minuti di seduta e 11 senatori presenti in aula. L'assemblea di palazzo Madama, convocata per incardinare la manovra economica da 45 miliardi di euro, archivia rapidamente la pratica e rinvia alla settimana prossima i lavori che dovranno portare all'esame del provvedimento. Il decreto è assegnato alla commissione Affari Costituzionali per l'esame dei presupposti di costituzionalità e in sede referente alla commissione Bilancio, che si riunirà martedì prossimo. L'approdo in aula è previsto per il 5 settembre.
I senatori presenti (numericamente molto al di sotto dei giornalisti) sono arrivati pochissimi minuti prima delle 16,30, a ridosso dell'avvio dei lavori dell'assemblea, e hanno lasciato subito dopo palazzo Madama. E tra i parlamentari che hanno interrotto le ferie, seppure per poco, serpeggia qualche malumore nei confronti dei colleghi assenti. "Sono amareggiato", dice allargando le braccia Giacomo Santini del Pdl. "E' vero che si trattava di una seduta tecnica - aggiunge - ma mi aspettavo che in un momento del genere, mentre si chiedono sacrifici a tutti, la politica desse una risposta diversa. Io sono venuto da Trento, non capisco perché gli altri non siano potuti venire. In altri tempi questo non sarebbe successo. Quando vedo immagini così mi pento di essere entrato in politica", aggiunge.
Polemico anche Stefano Pedica, senatore dell'Idv secondo cui "era necessario che oggi fossimo in tanti, per dare un segnale. E credo che il presidente Schifani sarebbe dovuto essere qui a presiedere". "Oggi c'era da approvare solo un atto formale - conclude Alberto Giorgetti, l'esponente del governo presente in aula - però forse sarebbe stato meglio vedere più senatori. Comunque ciascuno ha la sua sensibilitù...".
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