P4, ancora un rinvio su Papa. Lega divisa

Politica

Slitta la decisione della Giunta per le Autorizzazioni della Camera sulla richiesta di arresto del deputato Pdl. Incerto il voto del Carroccio. Intanto un’altra bufera giudiziaria investe il ministro Romano. E Fini attacca il Pdl sulla questione morale

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La Giunta per le Autorizzazioni della Camera deciderà nella mattinata di giovedì 14 luglio se dire 'sì o no' alla richiesta di autorizzazione all'arresto trasmessa dal Gip di Napoli nei confronti del deputato del Pdl, Alfonso Papa. La decisione di far slittare il voto, si spiega nella maggioranza, dipenderebbe sostanzialmente da due motivi: dare alla Lega più tempo per decidere il da farsi (“li terremo un po' sulle spine", ha detto Umberto Bossi); dare più spazio alla discussione generale e alle ragioni di Papa. Quest'ultimo, infatti, ha concluso la sua audizione mercoledì 13 luglio, ha risposto ad alcune domande e ha presentato nuovi atti dai quali, a suo dire, emergerebbe ancora di più il "fumus persecutionis" che i magistrati di Napoli avrebbero nei suoi confronti. Sul caso Papa è intervenuto anche il presidente della Camera Gianfranco Fini. “Cosa farà Alfano sulle richieste di arresto per due deputati del Pdl (Milanese e Papa) che pendono alla Camera?” ha detto incalzando il coordinatore del Pdl che aveva detto durante la sua acclamazione di voler un partito degli onesti. “Un ministro della Repubblica (Romano) accusato di reati gravissimi, rimane ministro?" ha aggiunto riferendosi alla richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Palermo nei confronti del titolare dell’Agricoltura.

Il rinvio - Il rinvio sarebbe stato anche una sorta di compromesso con il Pdl. I berlusconiani avrebbero voluto chiedere più tempo per completare l'istruttoria. Ma, alla fine, si sarebbe deciso di soprassedere spostando solo il voto di un giorno, giusto alla vigilia della scadenza del tempo massimo concesso per completare l'istruttoria: il 15 luglio. La richiesta d'arresto infatti è arrivata alla Camera il 15 giugno e il Regolamento della Camera non dà alla Giunta più di 30 giorni per chiudere i lavori. La vicenda di Alfonso Papa poi dovrà essere votata dall'Aula il prossimo 20 luglio. E sarà quello il banco di prova per 'sondare' gli equilibri anche nella Lega, che sul punto appare sempre più divisa.

Divisioni all’interno della Lega - Nella serata del 12 luglio, si racconta nel Carroccio, c'è stata una riunione di gruppo per decidere il da farsi. E il presidente dei deputati Marco Reguzzoni avrebbe invitato i 'suoi' a votare contro l'arresto, così come fa il Pdl. Al suo 'appello', però, i parlamentari 'maroniani' (che dicono di essere 49) avrebbero risposto 'no'. E questo, sostanzialmente, per due ragioni: prima di tutto perché non si vuole più fare la figura di quelli che sostengono qualsiasi "nefandezza" pur di difendere la Casta. E poi, motivo politicamente più rilevante, si vorrebbe dare un avvertimento a Tremonti. Votando sì all'arresto di Papa gli si farebbe capire che si potrebbe votare sì pure all'arresto di Marco Milanese (la decisione sul braccio destro del ministro dell'Economia potrebbe giungere però dopo la pausa estiva nonostante il Pd chieda di accelerare). Con tutte le conseguenze che questo potrebbe comportare per il responsabile di Via XX settembre. Sarebbe, insomma, un modo per far capire a Tremonti, spiegano i leghisti, che forse gli converrebbe fare un passo indietro visto che alla guida di un eventuale nuovo governo, i cosiddetti 'maroniani' vedrebbero bene solo Roberto Maroni. Così i 49 avrebbero avvertito Reguzzoni che loro sarebbero pronti a votare 'si' all'arresto per Papa. Ricordandogli che tanto come 'capogruppo' avrebbe i giorni contati. A settembre, si ribadisce che al posto di Reguzzoni dovrebbe andare Giacomo Stucchi, più vicino al ministro dell'Interno. Il primo aspirerebbe infatti ad andare al ministero delle Politiche Comunitarie, al posto di Andrea Ronchi. Ma la cosa non sembra scontata anche perché l'ex Fli è tornato nel Pdl. Molto, comunque, dipenderà dal voto segreto in Aula, se verrà chiesto e da chi. Nel segreto dell'urna la situazione potrebbe cambiare: nell'opposizione c'è chi potrebbe dire 'no' all'arresto; chi nel Pdl ce l'ha con Papa potrebbe dire sì; la Lega potrebbe ricompattarsi a favore della custodia cautelare.

Chiesto il rinvio a giudizio per il ministro Romano - Intanto, un altro membro della maggioranza finisce nel ciclone. Si tratta del ministro dell’Agricoltura Saverio Romano per il quale la Procura di Palermo ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio per concorso in associazione mafiosa. Per il pm avrebbe messo a disposizione di Cosa Nostra il suo ruolo di politico. "La permanenza di Saverio Romano al governo non è un problema di "incompatibilità, ma di opportunità'", è' l'attacco di Gianfranco Fini. Nel pomeriggio il presidente della Camera si è rivolto anche ad Angelino Alfano, ricordando in una conferenza stampa l'espressione usata dal Guardasigilli sul 'partito degli onesti'. Dal canto suo il ministro Romano si difende: "Non comprendo come non ci si scandalizzi di un corto circuito istituzionale e giudiziario", ha detto il ministro.

Il sostituto di Alfano -
Nella maggioranza acque agitate anche su chi dovrà andare a sostituire Alfano a Via Arenula. Il nome ora in 'pole position' è quello di Donato Bruno, attuale presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera. Anche se la Bernini non ha perso le speranze. Berlusconi sembra sponsorizzarla nonostante nel Pdl si assicuri che e' una candidatura "tramontata".

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