Libia, Frattini: fine della missione in 3/4 settimane

Politica
Il ministro degli Esteri Franco Frattini
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Il ministro degli Esteri: è un'ipotesi realistica, ma c'è anche chi è più ottimista e parla invece di pochi giorni. Il segretario generale della Nato Rasmussen ieri aveva però dichiarato a SkyTG24 che "non c'è nessuna data sul termine delle operazioni”

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Sulla fine delle operazioni militari in Libia "ci sono ipotesi realistiche che parlano di 3/4 settimane". Ne è convinto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, secondo cui "ipotesi ottimistiche dicono invece pochi giorni".
All'ordine del giorno, dunque, la linea italiana sull'intervento contro Gheddafi, che continua a oscillare tra realpolitik e pacifismo.
Dopo il voto delle mozioni alla Camera e dopo la visita a Roma del segretario di Stato americano Hillary Clinton, che ha preso parte alla riunione del gruppo di contatto, è stato infatti proprio Silvio Berlusconi a ribadire le su perplessità sui bombardamenti. "Non ci dormo la notte", ha dichiarato per sottolineare quanto poco sia convinto delle missioni compiute dalla Nato, alle quali partecipano a pieno titolo i nostri Tornado.
Insomma, ribadisce il titolare della Farnesina parlando a margine delle Giornate di studio del Ppe a Palermo, tra un mese le operazioni potrebbero dirsi conclude.
Questa prospettiva, però, non sembra trovare riscontri in ambito internazionale.

Rasmussen: la missione continuerà -
Al termine della riunione del Gruppo di Contatto sulla Libia di giovedì 5 maggio, il segretario di generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha infatti dichiarato ai microfoni di SkyTG24 che le operazioni militari "proseguiranno finché gli obiettivi militari non saranno raggiunti". E ha poi precisato che "non è stata fissata una data" per la fine delle operazioni.

Guarda l'intervista a Rasmussen






Altro capitolo affrontato dal ministro degli Esteri Frattini è stato il blitz che ha portato all'uccisione del numero uno di Al Qaeda: "La caduta di Bin Laden non è la fine del terrorismo internazionale, dobbiamo mantenere molto alta la guardia. Evidentemente nel sud del mediterraneo, nel nord Africa - ha concluso - ci sono cellule del terrorismo internazionale che hanno colpito e che purtroppo potrebbero tornare a colpire. Non dobbiamo fare mai allarmismi. La prevenzione italiana, i nostri servizi di intelligence, le forze di polizia hanno sempre portato a risultati molto importanti. Certamente non fare allarmismi non vuol dire essere imprudenti".
"Per questo - ha concluso-  è stato giusta, da parte del ministro Maroni, la decisione di alzare il livello di allerta".

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