Libia, Bossi: "Siamo diventati una colonia francese"

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Il leader della Lega attacca le scelte dell'esecutivo: "Gli americani se vogliono bombardare facciano loro. Ora Gheddafi ci riempirà di clandestini". L'opposizione: documento alla Camera per verificare se c'è ancora una maggioranza

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Il suo no ai bombardamenti italiani in Libia l'ha espresso già a caldo, attraverso il ministro Roberto Calderoli. E le telefonate di Silvio Berlusconi non l'hanno fatto arretrare di un passo: Umberto Bossi era e resta contrario alla decisione di Palazzo Chigi.
"Non sono d'accordo", dice senza mezzi termini il Senatur annunciando battaglia in Consiglio dei ministri e smentendo le parole del premier che, nel pomeriggio, aveva liquidato i contrasti con l'alleato con uno sbrigativo "è tutto a posto".
Quella che sembrava essere all'inizio una normale dialettica tra alleati si è via via trasformata in un vero e proprio scontro che potrebbe trovare una soluzione solo dopo un vertice tra i due leader. "Siamo diventati una colonia francese", dice Bossi al quotidiano La Padania in un'intervista pubblicata su "La Padania" il 27 aprile.
Una distanza quella tra Bossi e Berlusconi che è anche lessicale. "Guerra", la chiama esplicitamente il leader del Carroccio; mentre il Cavaliere preferisce parlare di "intervento su obiettivi militari".

"Le guerre non si fanno e comunque non si annunciano così", ribadisce Bossi contestando al premier anche un errore di metodo e rivelando tutto il suo malumore verso la scelta di Palazzo Chigi di affidare a un comunicato l'annuncio della decisione di bombardare che, si legge tra le righe, evidentemente il Senatur ha appreso a cose fatte. Una sorta di appunto alla mancanza di collegialità che dovrebbe sottendere passi politici importanti che ricorda le critiche di esponenti del Pdl alla "gestione personalistica" di Tremonti.
E, nonostante Berlusconi oggi sia tornato a ripetere di avere parlato con i vertici della Lega e abbia annunciato ai suoi un incontro imminente col il leader del Carroccio (un vertice che potrebbe tenersi anche domani), di "difetto di comunicazione" parlano anche alcuni esponenti del Pdl che non nascondono, però, l'irritazione del premier verso l'atteggiamento del Senatur teso, in prossimità della tornata elettorale, a prendere le distanze dall'alleato.
A cosa porterà lo scontro? "A nulla se non si vota", rispondono nel partito del presidente del Consiglio. Ma certo, stavolta, non si tratta di un gioco delle parti. Che Bossi faccia sul serio lo dicono le sue parole: "Non sono d'accordo sui bombardamenti". Poi rispolverando l'antico antiamericanismo: "Gli americani facciano loro. E dobbiamo pensare, oltretutto, che se andiamo a bombardare poi ci toccherebbe pure ricostruire...". E il timore che "dopo le dichiarazioni di Berlusconi, Gheddafi ci riempirà di clandestini".

L'opposizione: mozione per verificare se c'è ancora una maggioranza - E le parole di Bossi spingono il Pd a incunearsi nello spazio che va aprendosi tra Lega e Pdl. L'idea, elaborata dai capigruppo del partito, è quella di presentare in aula un documento sul quale chiedere il voto. Un modo, insomma, per costringere il Carroccio a uscire allo scoperto e votare contro l'esecutivo. "In questo nuovo quadro non possono bastare semplici comunicazioni dei ministri" spiega Dario Franceschini - "domani mattina ne parleremo all'Assemblea del gruppo e con le altre forze di opposizione". L'ex segretario del Pd spiega che "dopo le ultime parole di Bossi sulla Libia, che certificano che in politica estera non c'è una maggioranza, mi pare davvero difficile immaginare che il Parlamento non si esprima con chiarezza".
Un'idea rilanciata dalla stessa Italia dei Valori che ha annunciato di aver presentato una mozione per "verificare se il governo ha ancora una maggioranza"

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