Immigrati, Bruxelles gela l'Italia sui permessi temporanei

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Secondo il commissario europeo Malmstrom, il decreto italiano non apre alla libera circolazione degli immigrati nell'area Schengen. Intanto, il ministro Frattini chiede alla Ue un'azione politica e attacca: nessuno può interpretare le nostre leggi

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Berlusconi, da Lampedusa, ha chiesto che l'Europa dimostri di esserci "altrimenti è meglio dividerci". Il giorno dopo, il ministro Frattini ha sollecitato "un azione politica" della Ue ed il rispetto delle leggi italiane (ASCOLTA L'INTERVISTA).
Ma alla vigilia del consiglio dei ministri della Unione europea in cui lunedì 11 aprile Maroni affronterà la missione difficile, se non impossibile, di ottenere la solidarietà dell'Ue di fronte all'emergenza migratoria, i soli ad essere disponibili sembrano i ribelli del Consiglio nazionale transitorio di Bengasi che hanno promesso all'Italia di lottare contro l'immigrazione clandestina.

Bruxelles gela l'Italia - Dall'Europa invece arriva una doccia fredda. Perché le soluzioni italiane per tamponare l'emergenza non convincono Bruxelles. Men che meno gli altri governi dell'Unione. Alla vigilia gli auspici sono "foschi" per l'Italia, secondo fonti di Bruxelles. A favore c'è la ricucitura dello strappo con la Francia sancita dall'incontro tra Maroni ed il collega francese Guueant fatto a Milano. E c'è pure la conclamata disponibilità della Commissione europea a dare più soldi e più mezzi. Resta però lo scoglio del no alla suddivisione dei carico di immigrati.
Il 'no' emerge da una lettera inviata dalla Commissaria europea Cecilia Malmstrom al Viminale. No alla direttiva sulla 'protezione temporanea'. E sui permessi di soggiorno emessi sulla base della Bossi-Fini, se da una parte nulla osta il rilascio "per fini umanitari" deciso per decreto dall'Italia, dall'altra - è scritto nella lettera - quei pezzi di carta "non automaticamente" aprono le porte della libera circolazione nell'area Schengen.

Maroni: nulla di nuovo nella lettera - "Lo sapevamo", replicano dal Ministero dell'Interno, dove non sono sorpresi neppure dal fatto che nella lettera la Malmstrom spiega di non vedere le condizioni per una attivazione della direttiva sulla 'protezione temporanea', legge europea del 2001 relativa ai rifugiati (cioè tutte quelle "persone che fuggono da Paesi in cui la loro vita sarebbe a repentaglio in caso di rientro"), pensata per fronteggiare la crisi del Kosovo e mai applicata per tutti i problemi collaterali che potrebbe aprire. Sulla direttiva 55 - che non piace alla base leghista - punta il Pdl, che in Europa ha fatto una campagna in tal senso, arrivando lunedì scorso a far ammettere alla Malmstrom davanti alla plenaria di Strasburgo che ci si potrebbe pure pensare. Ma già allora la svedese aveva avvertito che in Consiglio "non c'è una maggioranza qualificata" per approvarla. Tradotto: il nordeuropa - Germania in testa - è contrario.

Il nodo dei permessi di soggiorno temporanei - Nei confronti dei permessi di soggiorno che da giovedì scorso per decreto possono essere dati ai migranti, l'ostacolo, secondo una lettura della lettera della Malmstrom, è nel fatto che lo stesso decreto richiama le norme in vigore. Ovvero, il regolamento 526 del 2006, che indica cinque precisi requisiti per consentire la libera circolazione degli extracomunitari nello spazio Schengen. In particolare, essi devono dimostrare di avere mezzi di sostentamento per tutto il periodo della loro permanenza in un territorio fuori dall'Italia, compreso il rientro. Il Viminale però ribatte che tutte le condizioni previste dal Trattato "sono rispettate".  
Alla fine è comunque possibile che lunedì Maroni incassi almeno la disponibilità a distribuire in Europa i richiedenti asilo che sono in Libia (ancora 5-6.000 secondo le stime Unhcr) e che i 27 potrebbero decidere di distribuirsi, a colpi di un paio di centinaia l'uno.

Frattini: serve un'azione politica - E' comunque braccio di ferro tra Italia e Europa. Anche il ministro Frattini, infatti, è intervenuto sul tema e ha richiamato la Ue affinché comprenda che la questione immigrazione che abbiamo di fronte non è solo una questione economica ma soprattutto una questione politica". E ha poi ammonito: "Ogni Paese ha anche proprie leggi che ciascuno, pur nella dovuta conformità alla legislazione europea, applica e interpreta nel proprio Paese" e "dunque nessuno può pretendere di interpretare le nostre leggi secondo principi diversi". Più precisamente, ha sottolineato il ministro, "la nostra legge indica con molta chiarezza i requisiti necessari per riconoscere lo status di rifugiato ad un immigrato e noi a quei requisiti non possiamo non attenerci".

Fini: l'Italia è poco credibile in Europa - Le tensioni con Bruxelles, però, sono anche occasione per puntare il dito contro l'esecutivo: "Facciamo in modo che l'Italia sia più rispettata e rispettabile in Europa, ad esempio dicendo basta alle improvvisazioni. C'è una ragione se presso gli altri Paesi europei siamo poco credibili". Queste le parole del leader di Fli intervenendo al primo congresso nazionale di Generazione Futuro.

Lampedusa, oltre 700 immigrati sull'isola - Intanto, continuano gli sbarchi a Lampedusa. Sono attualmente 753 i migranti presenti nell'isola.
510 migranti, tutti tunisini, si trovano nel centro di accoglienza dell'isola e a partire da domani, come ha detto ieri il premier Silvio Berlusconi, saranno rimpatriati con due voli al giorno. Altri 243 sono invece ospitati nella base Loran: si tratta di profughi sub-sahariani provenienti dalla Libia che saranno trasferiti nei centri per i rifugiati sulla terra ferma.

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