Mentre alla Camera va in scena il blitz della maggioranza per far passare subito il processo breve, che salverebbe il premier dal processo Mills, il centrosinistra si divide sull’atteggiamento da tenere. Ma Bersani assicura: "Daremo battaglia"
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“La dittatura della maggioranza merita una risposta forte. Dobbiamo abbandonare il Parlamento”. Così Rosy Bindi, in un’intervista a la Repubblica, torna sull’ipotesi Aventino che nella giornata di mercoledì 30 marzo ha spaccato il Pd. Sull'Aventino, cioè l'abbandono dell'Aula, "dobbiamo decidere insieme qual è la soluzione migliore. Ma insisto: la non partecipazione può essere più chiara, più diretta di una partecipazione che non incide e spesso si rivela inutile" afferma la presidente del Pd secondo la quale "non si può rispondere con mezzi ordinari a una situazione straordinaria".
L'avvisaglia si era avuta nella mattinata del 30 marzo in aula con lo scambio di battute tra Rosy Bindi e Massimo D'Alema. La prima voleva che i deputati democratici lasciassero l'aula in segno di protesta contro l'inversione dell'ordine dei lavori, voluta dalla maggioranza, per esaminare subito il processo breve. Ma il presidente del Copasir non era affatto d'accordo. Un episodio che racconta una certa differenza di vedute dentro il Pd sull'atteggiamento da tenere sul blitz del centrodestra. Poi nel pomeriggio è intervenuto lo stesso segretario Pier Luigi Bersani a puntualizzare che l'Aventino non sarebbe consigliabile: abbandonare l'aula? "Si può sempre discutere di questo, ma con i numeri che hanno decidono in un'ora...", ha osservato Bersani.
Ma non tutti si sono trovati d’accordo. In particolare è montata l'anima barricadera nell'area Marino. Lo stesso senatore del Pd ha detto: "Serve un gesto eclatante come l'abbandono dell'Aula o anche a dimetterci tutti in modo da provocare nuove elezioni. Di fronte a una situazione che rasenta la dittatura, a provvedimenti che vengono improvvisamente cambiati in aula, servono iniziative straordinarie dell'opposizione". Rosy Bindi, parlando con i manifestanti del Popolo Viola presenti fuori da Montecitorio, ha assicurato il sostegno alle loro iniziative: "Serve da tutti un atteggiamento di rottura nuova contro il tiranno, contro l'imperatore. Sono d'accordo con la mobilitazione permanente ma senza prestarci alla strumentalizzazione", dice ai manifestanti che hanno pesantemente contestato Ignazio La Russa e lanciato monetine contro il portone d'ingresso di Montecitorio.
Escluso l’Aventino una cosa è certa: il Pd “darà battaglia”. Dentro e fuori Montecitorio, come ha assicurato il segretario del Partito in un’arringa improvvisata alla Camera. E la mobilitazione riprende giovedì 31 marzo. In mattinata si ritroveranno Pd, Idv e Movimenti.
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