Doppio intervento (telefonico) del premier: “Andiamo avanti, le elezioni sarebbero un danno. La riforma del federalismo si farà”. Poi scherza e dice: “Stasera ho un bunga bunga da organizzare”. Pronto un posto per un uomo di Storace nel governo. I VIDEO
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Silvio Berlusconi, convinto che le urne siano un "danno" e fermamente intenzionato a portare a casa le riforme a cominciare dal federalismo, rilancia l'idea di un imminente giro di vite sulle intercettazioni, così come del processo breve, ma trova la ferma risposta di Gianfranco Fini che da Milano ammonisce: "Non sono queste la priorità, prende in giro gli italiani".
Ma il premier, che passa un convulso sabato fra lettere e telefonate pubbliche (ben due GUARDA I VIDEO), sembra intenzionato a non farsi minimamente condizionare dall'ex alleato. Forse perché convito che ormai i numeri siano dalla sua parte, visto che anche Marco Pannella (leader di una pattuglia di sei deputati radicali), ha fatto sapere di non voler interrompere la legislatura.
L'attivismo del Cavaliere sembra un modo per dimostrare che nonostante il caso Ruby il governare va avanti. Anzi, proprio sull'inchiesta milanese, torna a scherzare: "Questa sera ho un bunga bunga da organizzare", dice in collegamento telefonico con Francesco Pionati. "Ho la pelle dura, il governo va avanti", sottolinea. Sono 17 anni che "la sinistra e i loro pm" cercano di "farmi fuori", ma non ci riusciranno. Oltre alle riforme, l'altro fronte aperto è quello del 'rimpasto', anche se si tratta soprattutto di poltrone vuote da riempire. Annuncia che uno dei posti da sottosegretario andrà alla Destra di Francesco Storace (che candida Nello Musumeci). Sui tempi, invece nessun dettaglio. Ma nel suo entourage si spiega che il "completamento della squadra" sarà graduale.
La scelta dell'acerrimo 'nemico' di Fini non sembra casuale: con Futuro e Libertà che ha "rinnegato e tradito", così come con l'Udc, il Cavaliere non vuole avere più niente a che fare. Neanche a livello locale, attacca Berlusconi, pur precisando che sulle alleanze in regioni e città spetterà al Pdl decidere.
Se il fronte giudiziario, nonostante le dichiarazioni pubbliche sul fatto che l'inchiesta milanese sarà un "boomerang", non lo lascia certo tranquillo, quello politico sembra impensierirlo meno. La Lega, dice, è un alleato "solido e leale" e l'obiettivo di arrivare "oltre quota 320" a Montecitorio è a portata di mano. E così, visto che andare a votare ora sarebbe un "grave danno" per il Paese, spinge sul pedale delle riforme. A cominciare dal federalismo che, assicura, si farà e senza troppi ritardi, nonostante lo 'stop' del Colle.
Ma anche in tema di giustizia non rimarrà con le mani in mano. E così promette a breve un giro di vite sulle intercettazioni, abbandonato proprio per il 'niet' dei finiani. Sono settimane, soprattutto dopo il caso Ruby, che definisce l'attuale sistema una "barbarie". Ma in collegamento telefonico con l'Alleanza di centro di Francesco Pionati, si spinge oltre: "Presto presenteremo in aula una legge" che consentirà gli ascolti "solo in indagini relative a criminalità organizzata, terrorismo, pedofilia e omicidi". Allo stesso modo rilancia sul processo breve e su tutte quelle riforme relative alla giustizia che sono state bloccate grazie ai pm che "impugnano le leggi" e alla Consulta, "composta in prevalenza da giudici dalla sinistra, che le abroga".
Sul fronte economico, infine, promette che il piano casa, la riforma dell'articolo 41 e le altre misure previste nel prossimo Cdm daranno quella "frustata" necessaria all'economia.
Liquida l'opposizione con una battuta ("non darei loro neanche un'edicola") e lo stesso fa con la manifestazione del Palasharp: "Non bisogna prenderli sul serio".
Dal Terzo Polo Gianfranco Fini paventa il pericolo che tutti siano travolti: "Il rischio è che nelle macerie della perdita di credibilità della politica non si salvi più nessuno, se non, per fortuna, il capo dello Stato e il Quirinale".
Quanto all'Udc, Pierferdinando Casini invita il Cavaliere a "governare se ne è capace, oppure si vada al voto". Il segretario centrista Lorenzo Cesa plaude alla rottura delle alleanze locali, ma ricorda che sono proprio gli uomini del Pdl a cercarle.
Ascolta il secondo intervento del premier:
Il cervello di Bondi in cambio del federalismo
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Silvio Berlusconi, convinto che le urne siano un "danno" e fermamente intenzionato a portare a casa le riforme a cominciare dal federalismo, rilancia l'idea di un imminente giro di vite sulle intercettazioni, così come del processo breve, ma trova la ferma risposta di Gianfranco Fini che da Milano ammonisce: "Non sono queste la priorità, prende in giro gli italiani".
Ma il premier, che passa un convulso sabato fra lettere e telefonate pubbliche (ben due GUARDA I VIDEO), sembra intenzionato a non farsi minimamente condizionare dall'ex alleato. Forse perché convito che ormai i numeri siano dalla sua parte, visto che anche Marco Pannella (leader di una pattuglia di sei deputati radicali), ha fatto sapere di non voler interrompere la legislatura.
L'attivismo del Cavaliere sembra un modo per dimostrare che nonostante il caso Ruby il governare va avanti. Anzi, proprio sull'inchiesta milanese, torna a scherzare: "Questa sera ho un bunga bunga da organizzare", dice in collegamento telefonico con Francesco Pionati. "Ho la pelle dura, il governo va avanti", sottolinea. Sono 17 anni che "la sinistra e i loro pm" cercano di "farmi fuori", ma non ci riusciranno. Oltre alle riforme, l'altro fronte aperto è quello del 'rimpasto', anche se si tratta soprattutto di poltrone vuote da riempire. Annuncia che uno dei posti da sottosegretario andrà alla Destra di Francesco Storace (che candida Nello Musumeci). Sui tempi, invece nessun dettaglio. Ma nel suo entourage si spiega che il "completamento della squadra" sarà graduale.
La scelta dell'acerrimo 'nemico' di Fini non sembra casuale: con Futuro e Libertà che ha "rinnegato e tradito", così come con l'Udc, il Cavaliere non vuole avere più niente a che fare. Neanche a livello locale, attacca Berlusconi, pur precisando che sulle alleanze in regioni e città spetterà al Pdl decidere.
Se il fronte giudiziario, nonostante le dichiarazioni pubbliche sul fatto che l'inchiesta milanese sarà un "boomerang", non lo lascia certo tranquillo, quello politico sembra impensierirlo meno. La Lega, dice, è un alleato "solido e leale" e l'obiettivo di arrivare "oltre quota 320" a Montecitorio è a portata di mano. E così, visto che andare a votare ora sarebbe un "grave danno" per il Paese, spinge sul pedale delle riforme. A cominciare dal federalismo che, assicura, si farà e senza troppi ritardi, nonostante lo 'stop' del Colle.
Ma anche in tema di giustizia non rimarrà con le mani in mano. E così promette a breve un giro di vite sulle intercettazioni, abbandonato proprio per il 'niet' dei finiani. Sono settimane, soprattutto dopo il caso Ruby, che definisce l'attuale sistema una "barbarie". Ma in collegamento telefonico con l'Alleanza di centro di Francesco Pionati, si spinge oltre: "Presto presenteremo in aula una legge" che consentirà gli ascolti "solo in indagini relative a criminalità organizzata, terrorismo, pedofilia e omicidi". Allo stesso modo rilancia sul processo breve e su tutte quelle riforme relative alla giustizia che sono state bloccate grazie ai pm che "impugnano le leggi" e alla Consulta, "composta in prevalenza da giudici dalla sinistra, che le abroga".
Sul fronte economico, infine, promette che il piano casa, la riforma dell'articolo 41 e le altre misure previste nel prossimo Cdm daranno quella "frustata" necessaria all'economia.
Liquida l'opposizione con una battuta ("non darei loro neanche un'edicola") e lo stesso fa con la manifestazione del Palasharp: "Non bisogna prenderli sul serio".
Dal Terzo Polo Gianfranco Fini paventa il pericolo che tutti siano travolti: "Il rischio è che nelle macerie della perdita di credibilità della politica non si salvi più nessuno, se non, per fortuna, il capo dello Stato e il Quirinale".
Quanto all'Udc, Pierferdinando Casini invita il Cavaliere a "governare se ne è capace, oppure si vada al voto". Il segretario centrista Lorenzo Cesa plaude alla rottura delle alleanze locali, ma ricorda che sono proprio gli uomini del Pdl a cercarle.
Ascolta il secondo intervento del premier: