Prodi: "Nel Pd mancano disciplina e coesione"
PoliticaL'ex premier torna a parlare del centrosinistra e attacca: "Un esecutivo "così litigioso", come quello attuale, avrebbe "costruito dovunque la fortuna dell'opposizione". Il nostro partito ha fatto "camminare per mesi un moribondo come questo governo"
Partito democratico e dintorni: L'ALBUM FOTOGRAFICO
Pier Luigi Bersani lancia la proposta di un gruppo unico per Pd-Idv-Sel, ma ottiene una risposta decisamente tiepida dai suoi, se non addirittura una vera e propria avversione, mentre l'ex premier e fondatore dell'Ulivo, Romano Prodi, mette in evidenza le debolezze dei democratici, a partire dalla mancanza di disciplina e coesione.
Un esecutivo "così litigioso", come quello attuale, avrebbe "costruito dovunque la fortuna dell'opposizione". In Italia "le vicende faticose della formazione del Pd" e la sua "difficoltà a trovare coesione" hanno fatto camminare per mesi e mesi "un moribondo come questo governo", dice il professore mettendo il dito nella piaga delle divisioni interne. E, se riconosce a Pier Luigi Bersani di "essere andato molto meglio negli ultimi tempi", rileva tuttavia che il segretario ha dovuto "accettare per troppo tempo che nel partito non ci fosse disciplina: "se non hai disciplina - spiega l'ex premier a Bersani - non hai nemmeno forza. E lo dico per esperienza".
Ad un anno dall'esplicito appoggio al suo ex ministro allo Sviluppo economico per le primarie del Pd, il "professore" è molto più tiepido con Bersani; a proposito di una possibile candidatura di quest'ultimo alla premiership, Prodi osserva che "quando un partito si chiede come conquistare il governo, la prima persona a cui pensa è il segretario". Ma se ci fosse "qualcun altro con maggiori possibilità, allora si può cambiare. Prendiamo - spiega Prodi - la Francia: Martine Aubry è diventata segretario del partito socialista. Ma è possibile che Dominique Strauss- Kahn, oggi direttore del Fmi abbia maggiori probabilità di battere Nicolas Sarkozy. Il segretario, insomma, deve mettere insieme il suo ruolo e la possibilità di vincere". Il professore ritiene che comunque "Bersani ce la può fare". L'ex premier esclude, infine, un suo ritorno nell'agone politico.
Ma le acque non sembrano calmarsi in casa Pd; in particolare dopo l'ipotesi lanciata oggi da Bersani di "verificare" con Vendola, Di Pietro e i socialisti se sia possibile realizzare insieme "una struttura stabile per un governo di centrosinistra", magari pensando anche a "un gruppo parlamentare unitario. Non un patto occasionale, ma - sottolinea il leader dei Democratici - un percorso strutturale".
E' un'idea che nel Pd piace a pochi: Marco Follini la definisce "una follia": "sarebbe dal mio punto di vista una mutazione dei caratteri genetici del Pd". La pensa così anche Enrico Gasparra, perché "stracciare il certificato di nascita del Pd e dar vita ad un soggetto diverso "è creare un ogm", dice. "E' ora di dire basta - interviene Beppe Fioroni - a questa angoscia da perdita di voti a sinistra perché è dimostrato che quel bacino di consensi è un bacino che si frammenta e si divide tra le tante forze della sinistra ma non si amplia".
Solo il coordinatore della segreteria, Maurizio Migliavacca non vedrebbe male l'ipotesi di gruppi parlamentari unici, se questi nascessero nella prospettiva della costruzione del cosiddetto "Nuovo Ulivo".
Pier Luigi Bersani lancia la proposta di un gruppo unico per Pd-Idv-Sel, ma ottiene una risposta decisamente tiepida dai suoi, se non addirittura una vera e propria avversione, mentre l'ex premier e fondatore dell'Ulivo, Romano Prodi, mette in evidenza le debolezze dei democratici, a partire dalla mancanza di disciplina e coesione.
Un esecutivo "così litigioso", come quello attuale, avrebbe "costruito dovunque la fortuna dell'opposizione". In Italia "le vicende faticose della formazione del Pd" e la sua "difficoltà a trovare coesione" hanno fatto camminare per mesi e mesi "un moribondo come questo governo", dice il professore mettendo il dito nella piaga delle divisioni interne. E, se riconosce a Pier Luigi Bersani di "essere andato molto meglio negli ultimi tempi", rileva tuttavia che il segretario ha dovuto "accettare per troppo tempo che nel partito non ci fosse disciplina: "se non hai disciplina - spiega l'ex premier a Bersani - non hai nemmeno forza. E lo dico per esperienza".
Ad un anno dall'esplicito appoggio al suo ex ministro allo Sviluppo economico per le primarie del Pd, il "professore" è molto più tiepido con Bersani; a proposito di una possibile candidatura di quest'ultimo alla premiership, Prodi osserva che "quando un partito si chiede come conquistare il governo, la prima persona a cui pensa è il segretario". Ma se ci fosse "qualcun altro con maggiori possibilità, allora si può cambiare. Prendiamo - spiega Prodi - la Francia: Martine Aubry è diventata segretario del partito socialista. Ma è possibile che Dominique Strauss- Kahn, oggi direttore del Fmi abbia maggiori probabilità di battere Nicolas Sarkozy. Il segretario, insomma, deve mettere insieme il suo ruolo e la possibilità di vincere". Il professore ritiene che comunque "Bersani ce la può fare". L'ex premier esclude, infine, un suo ritorno nell'agone politico.
Ma le acque non sembrano calmarsi in casa Pd; in particolare dopo l'ipotesi lanciata oggi da Bersani di "verificare" con Vendola, Di Pietro e i socialisti se sia possibile realizzare insieme "una struttura stabile per un governo di centrosinistra", magari pensando anche a "un gruppo parlamentare unitario. Non un patto occasionale, ma - sottolinea il leader dei Democratici - un percorso strutturale".
E' un'idea che nel Pd piace a pochi: Marco Follini la definisce "una follia": "sarebbe dal mio punto di vista una mutazione dei caratteri genetici del Pd". La pensa così anche Enrico Gasparra, perché "stracciare il certificato di nascita del Pd e dar vita ad un soggetto diverso "è creare un ogm", dice. "E' ora di dire basta - interviene Beppe Fioroni - a questa angoscia da perdita di voti a sinistra perché è dimostrato che quel bacino di consensi è un bacino che si frammenta e si divide tra le tante forze della sinistra ma non si amplia".
Solo il coordinatore della segreteria, Maurizio Migliavacca non vedrebbe male l'ipotesi di gruppi parlamentari unici, se questi nascessero nella prospettiva della costruzione del cosiddetto "Nuovo Ulivo".