Il presidente della Repubblica invita a riflettere sulle conseguenze che un vuoto politico avrebbe sul Paese e sulla ripresa economica. Bossi replica: se il governo non funziona, si deve votare. Bersani chiede a Berlusconi di rispettare la Costituzione
Fini, Berlusconi e il Pdl. LE FOTO
Pdl, c’eravamo tanto amati. IL VIDEO
Crisi Pdl - Nessun accordo, restano le divisioni tra il Popolo della Libertà e i parlamentari vicini a Gianfranco Fini. Ad alimentare lo scontro ci pensano il Giornale di Vittorio Feltri, gli editoriali di FareFuturo (fondazione presieduta dall'ex leader di An) ma anche le parole del Capo dello Stato Giorgio Napolitano e del presidente del Senato Renato Schifani.
La divisione è netta.
Futuro e Libertà - Gli esponenti di Futuro e Libertà citano l'intervista del presidente della Repubblica sull'Unità così come la preoccupazione di Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, per invitare gli ex colleghi di partito ad abbassare i toni dello scontro: "Tutti dovrebbero riflettere sulle parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano", dicono all'unisono Italo Bocchino, Silvano Moffa e Pasquale Viespoli che puntano il dito contro alcuni ex colleghi di partito colpevoli di voler sabotare la maggioranza attraverso gli attacchi al presidente della Camera e di portare il paese verso una crisi al buio: "Poiché ad alimentare questa irresponsabile campagna sono alcuni esponenti del Pdl e del governo oltre che il continuo delirio calunniatorio del giornale della famiglia Berlusconi e' facile capire chi gioca allo sfascio".
Il richiamo del Qurinale - Il monito di Napolitano scatena qualche reazione anche nelle file del Pdl che guardano al voto anticipato, se non come ad un'opportunità, almeno come al male minore: meglio le urne - è la parola d'ordine - che la paralisi. Maurizio Gasparri, capogruppo del Popolo della Libertà al Senato apprezza "il tono misurato" del presidente della Repubblica, ma ci tiene a fare una precisazione: "Il Quirinale sa che chi ha vinto le elezioni non può essere messo all'opposizione con giochi di Palazzo. Quindi o va avanti il governo Berlusconi o si vota. Su questo non ci sono dubbi".
Bossi: se il governo non funziona si deve votare - Il Senatùr torna a ribadire la sua posizione: se la maggioranza non tiene occorre andare alle urne. E in risposta al monito di Napolitano afferma: "Dipende cos'è il vuoto di governo, può anche essere quando c'è una
maggioranza spaccata che non riesce a combinare niente. Se la maggioranza è spaccata - ha aggiunto - andare alle elezioni è naturale quando il governo non funziona più".
O questo governo, oppure al voto - Insomma, il punto di vista del Popolo della Libertà è chiaro. Come ripetuto dal premier gà diverse volte, se a settembre si verifica che il governo non ha più i numeri per andare avanti, l'unica alternativa solo le elezioni anticipate.
Da Arcore dove il Cavaliere si trova da quasi una settimana (sabato sarà in Sardegna per trascorrere il ferragosto) l'intervista di Giorgio Napolitano non è certo passata inosservata. Ufficialmente il premier non parla lasciando che a fare le dovute puntualizzazioni siano i suoi fedelissimi. Tant'è che Fabrizio Cicchitto non manca di sottolineare come l'intervista del Capo dello Stato sia "su un giornale di partito". In più l capogruppo del Pdl alla Camera di fronte all'ipotesi di governi tecnici avverte: "Qualora decollassero operazioni di questo tipo, sarebbe legittimo sviluppare le piu' incisive manifestazioni politiche, in Parlamento e nel Paese".
Insomma: Pdl e Lega non andranno all'opposizione, ma semmai in piazza.
Schifani: l'alternativa è andare alle urne - Pochi commenti alle parole del presidente della Repubblica, è dunque la linea, mentre coro unanime di consensi all'intervista del presidente del Senato Renato Schifani.
La seconda carica dello Stato invita a mettere fine "al conflitto politico-istituzionale" e sugli scenari in caso di fine anticipata della legislatura è chiaro: se l'esecutivo non è in grado di andare avanti l'unica alternativa sono le urne. No secco dunque ad un governo tecnico "retto peraltro da chi ha perso le elezioni". Parole, quelle di Schifani, che il Pdl gira agli esponenti di Fli: "Mi auguro che gli amici finiani accettino senza remore questa strada che e' l'unica che i cittadini si aspettano da noi", dice Maurizio Lupi. Plaude anche il ministro della Giustizia Angelino Alfano augurandosi "la maggioranza possa ricompattarsi ritrovando lo spirito e le ragioni che ci portarono alla vittoria elettorale del 2008".
L'intervista della seconda carica dello Stato però non piace al Finiano Carmelo Briguglio che bolla Schifani come "un politico di parte. In un momento così delicato - attacca ancora - avrebbe fatto meglio a chiudersi in un dignitoso silenzio".
Le reazioni del Pd - "Le parole di Napolitano sono un richiamo forte e chiaro alla responsabilità politica e ai principi costituzionali. E' inutile negare che la discussione che si è aperta tocca ormai un punto di fondo. Si vuole interpretare la Costituzione come un involucro formale cui dare sostanza con un consenso interpretato come un plebiscito e, se occorre, come ha detto Cicchitto, anche con la piazza. Se la destra pensa con idee del genere di camminare sul velluto, si sbaglia di grosso. Certe minacce esplicite o velate non impressionano nessuno", dice il segretario del Pd Pierluigi Bersani, che sottolinea come il premier "dovrà rispettare la Costituzione".
Per Antonio Di Pietro l'intervento del Quirinale è giusto nel merito ma forse intempestivo: "Il presidente della Repubblica dice allo stesso tempo una cosa ovvia e giusta, ma anche intempestiva e al di fuori delle sue prerogative". Insomma, per il leader Idv quella di Napolitano appare come "un'entrata a gamba tesa se chi è chiamato a fare l'arbitro si sbilancia già su cosa fare ancor prima di entrare in campo".
L'Udc, invece, condivide "in pieno il prezioso invito di Napolitano alla moderazione dei toni e alla sobrietà. Nel caso in cui questa maggioranza venisse meno -afferma il segretario Lorenzo Cesa- c'è la Costituzione a fare la massima chiarezza sui percorsi e sui soggetti cui compete esprimersi".
Pdl, c’eravamo tanto amati. IL VIDEO
Crisi Pdl - Nessun accordo, restano le divisioni tra il Popolo della Libertà e i parlamentari vicini a Gianfranco Fini. Ad alimentare lo scontro ci pensano il Giornale di Vittorio Feltri, gli editoriali di FareFuturo (fondazione presieduta dall'ex leader di An) ma anche le parole del Capo dello Stato Giorgio Napolitano e del presidente del Senato Renato Schifani.
La divisione è netta.
Futuro e Libertà - Gli esponenti di Futuro e Libertà citano l'intervista del presidente della Repubblica sull'Unità così come la preoccupazione di Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, per invitare gli ex colleghi di partito ad abbassare i toni dello scontro: "Tutti dovrebbero riflettere sulle parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano", dicono all'unisono Italo Bocchino, Silvano Moffa e Pasquale Viespoli che puntano il dito contro alcuni ex colleghi di partito colpevoli di voler sabotare la maggioranza attraverso gli attacchi al presidente della Camera e di portare il paese verso una crisi al buio: "Poiché ad alimentare questa irresponsabile campagna sono alcuni esponenti del Pdl e del governo oltre che il continuo delirio calunniatorio del giornale della famiglia Berlusconi e' facile capire chi gioca allo sfascio".
Il richiamo del Qurinale - Il monito di Napolitano scatena qualche reazione anche nelle file del Pdl che guardano al voto anticipato, se non come ad un'opportunità, almeno come al male minore: meglio le urne - è la parola d'ordine - che la paralisi. Maurizio Gasparri, capogruppo del Popolo della Libertà al Senato apprezza "il tono misurato" del presidente della Repubblica, ma ci tiene a fare una precisazione: "Il Quirinale sa che chi ha vinto le elezioni non può essere messo all'opposizione con giochi di Palazzo. Quindi o va avanti il governo Berlusconi o si vota. Su questo non ci sono dubbi".
Bossi: se il governo non funziona si deve votare - Il Senatùr torna a ribadire la sua posizione: se la maggioranza non tiene occorre andare alle urne. E in risposta al monito di Napolitano afferma: "Dipende cos'è il vuoto di governo, può anche essere quando c'è una
maggioranza spaccata che non riesce a combinare niente. Se la maggioranza è spaccata - ha aggiunto - andare alle elezioni è naturale quando il governo non funziona più".
O questo governo, oppure al voto - Insomma, il punto di vista del Popolo della Libertà è chiaro. Come ripetuto dal premier gà diverse volte, se a settembre si verifica che il governo non ha più i numeri per andare avanti, l'unica alternativa solo le elezioni anticipate.
Da Arcore dove il Cavaliere si trova da quasi una settimana (sabato sarà in Sardegna per trascorrere il ferragosto) l'intervista di Giorgio Napolitano non è certo passata inosservata. Ufficialmente il premier non parla lasciando che a fare le dovute puntualizzazioni siano i suoi fedelissimi. Tant'è che Fabrizio Cicchitto non manca di sottolineare come l'intervista del Capo dello Stato sia "su un giornale di partito". In più l capogruppo del Pdl alla Camera di fronte all'ipotesi di governi tecnici avverte: "Qualora decollassero operazioni di questo tipo, sarebbe legittimo sviluppare le piu' incisive manifestazioni politiche, in Parlamento e nel Paese".
Insomma: Pdl e Lega non andranno all'opposizione, ma semmai in piazza.
Schifani: l'alternativa è andare alle urne - Pochi commenti alle parole del presidente della Repubblica, è dunque la linea, mentre coro unanime di consensi all'intervista del presidente del Senato Renato Schifani.
La seconda carica dello Stato invita a mettere fine "al conflitto politico-istituzionale" e sugli scenari in caso di fine anticipata della legislatura è chiaro: se l'esecutivo non è in grado di andare avanti l'unica alternativa sono le urne. No secco dunque ad un governo tecnico "retto peraltro da chi ha perso le elezioni". Parole, quelle di Schifani, che il Pdl gira agli esponenti di Fli: "Mi auguro che gli amici finiani accettino senza remore questa strada che e' l'unica che i cittadini si aspettano da noi", dice Maurizio Lupi. Plaude anche il ministro della Giustizia Angelino Alfano augurandosi "la maggioranza possa ricompattarsi ritrovando lo spirito e le ragioni che ci portarono alla vittoria elettorale del 2008".
L'intervista della seconda carica dello Stato però non piace al Finiano Carmelo Briguglio che bolla Schifani come "un politico di parte. In un momento così delicato - attacca ancora - avrebbe fatto meglio a chiudersi in un dignitoso silenzio".
Le reazioni del Pd - "Le parole di Napolitano sono un richiamo forte e chiaro alla responsabilità politica e ai principi costituzionali. E' inutile negare che la discussione che si è aperta tocca ormai un punto di fondo. Si vuole interpretare la Costituzione come un involucro formale cui dare sostanza con un consenso interpretato come un plebiscito e, se occorre, come ha detto Cicchitto, anche con la piazza. Se la destra pensa con idee del genere di camminare sul velluto, si sbaglia di grosso. Certe minacce esplicite o velate non impressionano nessuno", dice il segretario del Pd Pierluigi Bersani, che sottolinea come il premier "dovrà rispettare la Costituzione".
Per Antonio Di Pietro l'intervento del Quirinale è giusto nel merito ma forse intempestivo: "Il presidente della Repubblica dice allo stesso tempo una cosa ovvia e giusta, ma anche intempestiva e al di fuori delle sue prerogative". Insomma, per il leader Idv quella di Napolitano appare come "un'entrata a gamba tesa se chi è chiamato a fare l'arbitro si sbilancia già su cosa fare ancor prima di entrare in campo".
L'Udc, invece, condivide "in pieno il prezioso invito di Napolitano alla moderazione dei toni e alla sobrietà. Nel caso in cui questa maggioranza venisse meno -afferma il segretario Lorenzo Cesa- c'è la Costituzione a fare la massima chiarezza sui percorsi e sui soggetti cui compete esprimersi".