Intercettazioni, Calabresi: "Meglio la voce del silenzio"

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Ad alcuni giorni dallo sciopero dei giornalisti contro la "legge bavaglio" emergono i vari distinguo. Le divergenze sono sulle modalità con cui esprimere il dissenso. Il direttore de "La Stampa" invita piuttosto ad "alzare la voce tutti insieme"

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La protesta di venerdì 9 luglio è necessaria, ma nel mondo del giornalismo emergono al riguardo i vari distinguo. Le differenze di vedute non sono sulle ragioni della contestazione, quanto piuttosto sulle forme con cui manifestare il dissenso. Tra chi sta pensando a forma alternative di protesta, partendo dal presupposto che la forma più efficace di manifestare contro il cosiddetto "bavaglio" non sia auto-imbavagliarsi, c'è il direttore de La Stampa Mario Calabresi in una col cdr del quotidiano torinese.

Nel comunicato "Meglio la voce del silenzio" i vertici di via Marenco hanno dichiarato: "Alzare la voce tutti assieme, se è possibile, contro il ddl sulle intercettazioni e per ricordare l’anomala situazione dell’informazione in Italia. E’ questa la nostra proposta alternativa allo sciopero proclamato per domani dalla Fnsi per la carta stampata. I cittadini vanno informati e non privati della conoscenza dei motivi della protesta. Ricordiamo che il presidente del Consiglio e primo editore televisivo in Italia, Silvio Berlusconi, vorrebbe addirittura uno sciopero proclamato dai lettori, tanto è il suo interesse a che non leggano". Per questo motivo Calabresi e il cdr de La Stampa hanno chiesto alla Fieg-Fnsi che, per il 9 luglio, ci sia invece un’azione congiunta volta a pubblicare sui quotidiani gli appelli che da vent'anni fanno i Presidenti della Repubblica, i rappresentanti degli editori e dei giornalisti in favore della libertà di stampa, del pluralismo nel mondo dell’emittenza e della carta stampata".

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