"Caro Bersani, non siamo compagni"

Politica
Pier Luigi Bersani
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Cinque giovani dirigenti del partito scrivono al segretario e chiedono di mettere in soffitta la terminologia del PCI, dalle Feste dell'Unità alla parola “Compagni”

Basta con quei nostalgici 'compagno' e 'compagna' ormai d'altri tempi: a chiederlo sono i nativi del Pd, i giovani che hanno iniziato a fare politica solo dopo la confluenza di Ds e Margherita in un unico partito. Cinque giovani dirigenti romani e pugliesi del partito hanno preso carta e penna e scritto al segretario Pier Luigi Bersani perché indichi "una strada nuova". Caro segretario, "abbiamo l'età del Pd e vorremmo che anche la nostra tradizione politica fosse quella del Pd", hanno spiegato Luca Candiano, Veronica Chirra, Matteo Cinalli, Sante Calefati e Mariano Ceci. "Ti scriviamo perché vorremmo renderti cosciente del nostro disagio di fronte a parole e comportamenti che guardano in maniera ingiustificatamente romantica al passato", hanno sottolineato, "vogliamo parlarti di come questo nostro disagio, di fronte a una nostalgia che acceca la nostra prospettiva del partito e del paese, si stia trasformando in delusione e di come questa delusione ci stia colpendo ai fianchi".

"Le parole compagni o compagne, la festa dell'Unità, sono parole e concetti che noi rispettiamo per la tradizione che hanno avuto ma che non rientrano nel nostro 'pensare' politico e che quindi facciamo fatica ad accettare", hanno ammesso. "Quando ieri al Palalottomatica alcuni relatori hanno iniziato il loro discorso con il trapassato 'cari compagni e care compagne' noi non ci siamo sentiti destinatari del loro messaggio", hanno detto, "per noi i compagni sono quelli di scuola e se qualcuno ha da dirci qualcosa preferiamo che ci chiamino col nostro nome: democratici". "E' così che dobbiamo essere chiamati. E' così che bisogna chiamare il popolo del Pd", hanno insistito.

"Noi riconosciamo che il Pci ha in qualche modo contribuito alla nascita del Pd. Ma la sua funzione si e' esaurita", hanno proseguito, "questo modo di fare e di intendere la dialettica all'interno del Pd deve essere abbandonato, altrimenti si rischia di tenere fuori e lasciare disorientati chi come noi con le tradizioni passate non ha niente in comune", chi "pensa al Pd come al proprio e unico partito". Adesso, hanno chiesto, "e' tempo di costruirci una tradizione tutta nostra e chiediamo a te, segretario del nostro partito di indicarci la strada giusta, che non sia una strada gia' percorsa, ma che sia una strada nuova. Non vogliamo insegnarti il tuo mestiere, e ne' minacciare di andarcene perche' abbiamo creduto nel Pd e vogliamo ancora crederci. Vogliamo soltanto che ci venga data una tradizione nuova, plurale, riformista e democratica. Una tradizione che in quanto nativi del Pd abbiamo il diritto di avere. Una tradizione che in quanto segretario del Pd tu hai il dovere di darci".

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