Quando il web imbarazza la politica

Politica
Il senatore della Florida Mike Bennett "pizzicato" mentre osserva un'immagine osé
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Com'è dura la vita del politico nell'era digitale. Il senatore della Florida “pizzicato” a guardare immagini osé in parlamento è solo l'ultimo di una serie di casi che hanno messo in imbarazzo molti altri esponenti. Da Fini alla Bresso, passando per Brown

di Raffaele Mastrolonardo

Quattro ragazze in spiaggia senza reggiseno in posa per una foto non è certo l'immagine più osé che ci sia. Soprattutto al confronto di quanto di molto più hard si può trovare facilmente in rete. Se però lo scatto è sul Pc di un senatore durante un dibattito parlamentare sull'aborto in cui si dibatte di dignità della donna, anche due seni al vento possono risultare esplosivi.

Per conferma chiedere a Mike Bennet, senatore repubblicano in Florida. Il 3 maggio scorso le videocamere della testata online Sunshine State News, lo hanno “beccato” in aula mentre, scorrendo tra un file e l'altro del suo portatile, si soffermava per qualche secondo sull'immagine equivoca.

A poco è servito che il Bennet si giustificasse dicendo di avere aperto l’allegato di una email senza conoscerne il contenuto. Ancora meno sono valse le minacce al reporter autore del video. Le riprese hanno fatto subito il giro della rete e suscitato indignazione dei cittadini del distretto elettorale di provenienza.

Il senatore “sporcaccione” ha sperimentato in prima persona quanto sia duro il mestiere del politico nel 2010, in un'epoca in cui videocamere, telefonini dotati di macchina fotografica e accessi alla rete sono pressoché ovunque. Non basta più misurare le parole davanti ai taccuini e ai microfoni dei giornalisti: il registratore ficcanaso e la telecamera impicciona possono colpire vigliaccamente alle spalle.

Parlasse italiano, Mike Bennet potrebbe confrontarsi sulla dura vita del politico nell'era 2.0 con Gianfranco Fini, anche lui vittima di un infortunio virtuale. Nel dicembre 2009, durante un convegno a Pescara, si espresse sulla concezione della democrazia del presidente del Consiglio Berlusconi. “L'uomo – diceva a bassa voce il presidente della Camera ad un vicino di sedia – confonde il consenso [...] con una sorta di immunità nei confronti di qualsiasi altra autorità di garanzia”. Microfoni spenti come pensava il presidente della Camera? Macché. Nonostante stesse parlando un altro relatore, le sue parole erano registrate dalla società di produzione Pacot Video incaricata di riprendere l'evento. Risultato: filmato online rilanciato da tutte le maggiori testate italiane e nuova crepa nel rapporto, già non idilliaco, tra Gianfranco e Silvio.

Il video con il fuorionda di di Fini:




Ben prima di Bennett e Fini, a subire gli effetti indesiderati della nuova agorà telematica era stato l'aspirante senatore americano George Allen. Nel 2006, in corsa per la poltrona di senatore in Virginia, Allen inciampò in un video in cui dava del “macaca”, epiteto a sfondo etnico, ad un operatore di origine indiana al servizio del suo avversario. Oltre al danno la beffa, Allen fu sconfitto per un misero 0,3 % su cui di certo influì il clamore per le immagini diffuse sul  web dallo staff elettorale del concorrente. Da quel giorno, ogni volta che un politico si trova in difficoltà per colpa del web si parla di “macaca moment”.

Proprio di “macaca moment” si è discusso a proposito di Gordon Brown. Il 28 aprile scorso, convinto di essere fuori onda, l'ormai ex primo ministro è stato sorpreso a dare della “bigotta” ad un'elettrice con cui aveva da poco avuto una discussione. Una brutta botta all'immagine, già un po' appannata dal leader laburista, e un altro punto segnato dalla rete nei confronti di un politico digitalmente poco accorto.

A difesa di Brown va però detto che le campagne elettorali sono momenti critici, non solo per l'importanza che rivestono, ma per le situazioni che creano. Prendiamo Mercedes Bresso. Nell'ultima campagna per le regionali si è vista falsamente accusata, con tanto di video manipolato online, di avere augurato la morte ad una cittadina che protestava contro la Tav. Lo staff di Bresso ha subito denunciato la mistificazione e diffuso in rete il video originale in cui la reazione dell'allora governatrice era, in realtà, opposta. Le elezioni, però, le ha vinte il leghista Cota per una manciata di voti. Visto lo scarto risicato, qualche imprecazione nei confronti della rete impicciona e dei falsari che se ne approfittano la Bresso deve averla sicuramente pronunciata.

In un mondo di immagini piccanti, fuorionda galeotti, agguati mediatici il video in cui John Edwards, allora candidato per le primarie democratiche, si pettina e incipria sulle note di I feel pretty di Julie Andrews sembra roba da educande. E infatti non risulta che abbia avuto effetti significativi. A rovinare la carriera del politico americano è stata infatti una relazione extraconiugale con una componente del suo staff. Web scagionato, dunque? Fino a un certo punto. La donna, recitano le cronache, era stata assunta per realizzare una serie di video Internet sul dietro le quinte della sua campagna elettorale. Alla fine, come si vede, è sempre colpa della rete.

Edwards mentre si pettina e incipria:

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