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Il titolare del Viminale, intervistato da Maria Latella a SKY TG24, commenta il risultato delle regionali e amministrative. "E' una vittoria della coalizione" sottolinea il ministro. E ancora: "Dalla Lega nessun ordine contro Brunetta". GUARDA I VIDEO
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COMUNALI E PROVINCIALI: lo scrutinio in tempo reale
"La vittoria alle regionali è una vittoria della Lega, ma anche della coalizione e soprattutto del governo". Così il ministro dell'Interno Roberto Maroni, ospite di “SKY TG24 - L’intervista” di Maria Latella, commenta i risultati delle elezioni.
E continua: "Il governo esce rafforzato, adesso lo sforzo comune è di realizzare il programma del 2008 nella parte ancora non realizzata. Per quanto ci riguarda la riforma federale compiutamente e la riforma fiscale".
"Noi - sostiene Maroni - non abbiamo mai imposto nulla alla coalizione, ma semplicemente chiesto che il programma di governo venisse rispettato. Tutte le polemiche mi paiono fuori luogo".
Archiviato il voto, è ora il momento delle riforme: "E' questo il prezzo politico che chiede la Lega dopo la vittoria alle elezioni". A tal proposito, il Carroccio propone il dialogo e considera il Pd un interlocutore importante: "Proprio martedì alla Camera maggioranza e opposizione hanno votato un provvedimento da me proposto per l'istituzione dell'Agenzia nazionale sui beni sequestrati alla mafia. Il provvedimento si è arricchito nel dibattito parlamentare, abbiamo tenuto conto delle richieste dell'opposizione senza stravolgere il provvedimento. Un lavoro lungo e difficile, ma la soddisfazione è che contro la mafia tutto il Parlamento ha dimostrato l'unanimità. Questo è il metodo da seguire, perché le riforme riguardano tutti non possono essere soltanto di maggioranza".
Per il ministro dell'Interno "sono tre i terreni di riforma su cui esercitarsi. Quello economico, con la riforma fiscale, assolutamente necessaria per sgravare i costi fiscale alle famiglie e alle imprese; quello della giustizia (molte proposte sono già all'esame del Parlamento), con la separazione delle carriere che a noi sta molto a cuore; la riforma dello Stato con federalismo, presidenzialismo e riduzione del numero dei parlamentari".
E sulla decisione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di rimandare alle Camere la legge di riforma del lavoro dice: "E' nel suo potere, io non ho nulla da eccepire".
"Il problema è quello dei cosiddetti decreti omnibus - ha aggiunto Maroni - ma io non ho seguito direttamente il provvedimento".
Nessuna responsabilità della Lega nella sconfitta di Brunetta alle comunali di Venezia. "Noi non abbiamo il controllo degli elettori, che sono liberi. La stessa cosa è avvenuto a Lecco dove nello medesimo giorno gli elettori hanno votato diversamente per le regionali e per il comune", dove tra l'altro era candidato il nostro Roberto Castelli. "Evidentemente - aggiunge Maroni - in Veneto hanno votato Zaia e hanno votato di meno Brunetta, ma certamente non c'è stato un ordine in tal senso della Lega".
Quanto alla sostituzione di Zaia al Ministero delle Politiche agricole, Maroni rileva: "Se Berlusconi decidesse di dare ancora questo ministero a un leghista dopo l'ottimo lavoro di Zaia, ne saremmo felici e onorati. Di nomi ne abbiamo tanti. Ma deciderà però il presidente del Consiglio. Noi non chiediamo poltrone, anche se abbiamo vinto le elezioni".
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"La vittoria alle regionali è una vittoria della Lega, ma anche della coalizione e soprattutto del governo". Così il ministro dell'Interno Roberto Maroni, ospite di “SKY TG24 - L’intervista” di Maria Latella, commenta i risultati delle elezioni.
E continua: "Il governo esce rafforzato, adesso lo sforzo comune è di realizzare il programma del 2008 nella parte ancora non realizzata. Per quanto ci riguarda la riforma federale compiutamente e la riforma fiscale".
"Noi - sostiene Maroni - non abbiamo mai imposto nulla alla coalizione, ma semplicemente chiesto che il programma di governo venisse rispettato. Tutte le polemiche mi paiono fuori luogo".
Archiviato il voto, è ora il momento delle riforme: "E' questo il prezzo politico che chiede la Lega dopo la vittoria alle elezioni". A tal proposito, il Carroccio propone il dialogo e considera il Pd un interlocutore importante: "Proprio martedì alla Camera maggioranza e opposizione hanno votato un provvedimento da me proposto per l'istituzione dell'Agenzia nazionale sui beni sequestrati alla mafia. Il provvedimento si è arricchito nel dibattito parlamentare, abbiamo tenuto conto delle richieste dell'opposizione senza stravolgere il provvedimento. Un lavoro lungo e difficile, ma la soddisfazione è che contro la mafia tutto il Parlamento ha dimostrato l'unanimità. Questo è il metodo da seguire, perché le riforme riguardano tutti non possono essere soltanto di maggioranza".
Per il ministro dell'Interno "sono tre i terreni di riforma su cui esercitarsi. Quello economico, con la riforma fiscale, assolutamente necessaria per sgravare i costi fiscale alle famiglie e alle imprese; quello della giustizia (molte proposte sono già all'esame del Parlamento), con la separazione delle carriere che a noi sta molto a cuore; la riforma dello Stato con federalismo, presidenzialismo e riduzione del numero dei parlamentari".
E sulla decisione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di rimandare alle Camere la legge di riforma del lavoro dice: "E' nel suo potere, io non ho nulla da eccepire".
"Il problema è quello dei cosiddetti decreti omnibus - ha aggiunto Maroni - ma io non ho seguito direttamente il provvedimento".
Nessuna responsabilità della Lega nella sconfitta di Brunetta alle comunali di Venezia. "Noi non abbiamo il controllo degli elettori, che sono liberi. La stessa cosa è avvenuto a Lecco dove nello medesimo giorno gli elettori hanno votato diversamente per le regionali e per il comune", dove tra l'altro era candidato il nostro Roberto Castelli. "Evidentemente - aggiunge Maroni - in Veneto hanno votato Zaia e hanno votato di meno Brunetta, ma certamente non c'è stato un ordine in tal senso della Lega".
Quanto alla sostituzione di Zaia al Ministero delle Politiche agricole, Maroni rileva: "Se Berlusconi decidesse di dare ancora questo ministero a un leghista dopo l'ottimo lavoro di Zaia, ne saremmo felici e onorati. Di nomi ne abbiamo tanti. Ma deciderà però il presidente del Consiglio. Noi non chiediamo poltrone, anche se abbiamo vinto le elezioni".
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