Il Consiglio superiore della magistratura ha votato a larga maggioranza il documento che accusa il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di aver denigrato e delegittimato i magistrati
Il plenum del Csm ha approvato a larghissima maggioranza, con il solo voto contrario dei laici del Pdl, il documento che accusa il premier Silvio Berlusconi di aver denigrato la magistratura, delegittimandola. Tra i favorevoli alla delibera, il vicepresidente del Csm Nicola Mancino.
"Il presidente del Consiglio è un organo istituzionale, ha responsabilità politica, non può usare un linguaggio di insulti e talvolta di intimidazioni nei confronti del libero esercizio dell'attività giudiziaria". Queste le parole del vice presidente del Csm Nicola Mancino, prima del voto del plenum.
Il documento approvato nella serata di mercoledì ha chiuso la corposa pratica a tutela di magistrati di più uffici giudiziari che erano stati accusati dal presidente del Consiglio di agire per finalitaà politiche.
Nel mirino del premier erano finiti tra gli altri i magistrati del processo Mills (definiti "comunisti" e la vera "anomalia" del Paese), i pm che hanno riaperto le indagini sulle stragi mafiose (accusati da Berlusconi di cospirare contro di lui), le toghe di Firenze che hanno messo sotto inchiesta Guido Bertolaso ("si vergognino"), la Corte Costituzionale e da ultimo le "bande" dei pm "talebani" "che perseguono fini eversivi". Magistrati di cui il Csm elogia "la compostezza" per il "silenzio" opposto ad accuse "generiche e ingiuste".
Nei confronti del premier i consiglieri non usano giri di parole: l'assunto di una magistratura che vuole "sovvertire l'assetto istituzionale democraticamente voluto dai cittadini" è "la più grave delle accuse" e "una obiettiva e delegittimazione della funzione giudiziaria nel suo complesso e dei singoli magistrati". E il pericolo per l'equilibrio tra poteri dello Stato, che è il fondamento della democrazia, è legato proprio al fatto che queste affermazioni- "del tutto inaccettabili" e che gettano "discredito" sulla magistratura, recando un "gravissimo vulnus alla credibilita' della giurisdizione" - provengono "dal massimo rappresentante del potere esecutivo". Perché "non è ammissibile una delegittimazione di un'istituzione nei confronti dell'altra, pena la caduta di credibilità dell'intero assetto costituzionale".
I consiglieri affermano di condividere le preoccupazioni in più occasioni espresse dal capo dello Stato, da ultimo nella lettera al vice presidente del Csm, e rivolgono "un pressante appello a tutte le Istituzioni perché sia ristabilito un clima di rispetto dei singoli magistrati e dell'intera magistratura, condizione imprescindibile di un'ordinata vita democratica".
Un passo indispensabile anche per poter affrontare "serenamente le auspicate riforme in materia di giustizia".
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"Il presidente del Consiglio è un organo istituzionale, ha responsabilità politica, non può usare un linguaggio di insulti e talvolta di intimidazioni nei confronti del libero esercizio dell'attività giudiziaria". Queste le parole del vice presidente del Csm Nicola Mancino, prima del voto del plenum.
Il documento approvato nella serata di mercoledì ha chiuso la corposa pratica a tutela di magistrati di più uffici giudiziari che erano stati accusati dal presidente del Consiglio di agire per finalitaà politiche.
Nel mirino del premier erano finiti tra gli altri i magistrati del processo Mills (definiti "comunisti" e la vera "anomalia" del Paese), i pm che hanno riaperto le indagini sulle stragi mafiose (accusati da Berlusconi di cospirare contro di lui), le toghe di Firenze che hanno messo sotto inchiesta Guido Bertolaso ("si vergognino"), la Corte Costituzionale e da ultimo le "bande" dei pm "talebani" "che perseguono fini eversivi". Magistrati di cui il Csm elogia "la compostezza" per il "silenzio" opposto ad accuse "generiche e ingiuste".
Nei confronti del premier i consiglieri non usano giri di parole: l'assunto di una magistratura che vuole "sovvertire l'assetto istituzionale democraticamente voluto dai cittadini" è "la più grave delle accuse" e "una obiettiva e delegittimazione della funzione giudiziaria nel suo complesso e dei singoli magistrati". E il pericolo per l'equilibrio tra poteri dello Stato, che è il fondamento della democrazia, è legato proprio al fatto che queste affermazioni- "del tutto inaccettabili" e che gettano "discredito" sulla magistratura, recando un "gravissimo vulnus alla credibilita' della giurisdizione" - provengono "dal massimo rappresentante del potere esecutivo". Perché "non è ammissibile una delegittimazione di un'istituzione nei confronti dell'altra, pena la caduta di credibilità dell'intero assetto costituzionale".
I consiglieri affermano di condividere le preoccupazioni in più occasioni espresse dal capo dello Stato, da ultimo nella lettera al vice presidente del Csm, e rivolgono "un pressante appello a tutte le Istituzioni perché sia ristabilito un clima di rispetto dei singoli magistrati e dell'intera magistratura, condizione imprescindibile di un'ordinata vita democratica".
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