Parenti serpenti: a due mesi dalle prossime consultazioni crescono insofferenze e dissensi all'interno delle coalizioni. Lazio, Puglia, Veneto, Calabria: il nodo delle candidature e delle alleanze divide il Pd e il Pdl
di Filippo Maria Battaglia
È vero, il litigio in politica non è un inedito, neppure quando riguarda componenti dello stesso partito o della stessa coalizione.
Eppure, a un paio di mesi dalla prossima tornata elettorale che vedrà impegnati in tredici regioni diversi milioni di elettori, il guanto di sfida delle amministrative sembra essersi trasformato in una mazza chiodata che mena fendenti a destra e manca, senza preoccuparsi tanto della distinzione tra alleati e avversari.
Bersaglio preferito, le cosiddette “candidature trasversali”, che nelle ultime settimane hanno suscitato più di un malumore tra militanti di partito così come tra i giornali d’area.
All’inizio dell’anno, ci aveva pensato Vittorio Feltri: sul suo quotidiano, il direttore del Giornale aveva definito la candidata del centrodestra alla regione Lazio Renata Polverini “un’Epifani in gonnella”, precedendo di qualche giorno le reazioni di alcuni militanti del Pdl che sullo “spazio azzurro” ne contestavano la candidatura.
Aria tesa anche nel centrosinistra romano, che appoggia la radicale Emma Bonino. Qualche giorno fa, in un’intervista al Corriere della Sera, la “teodem” Paola Binetti, ancora ufficialmente iscritta al Pd (e dunque alla coalizione che supporta l’esponente radicale) diceva di sapere “due cose con sicurezza. La prima è che non voterò Emma Bonino, tutta la vita le ho votato contro. La seconda è che vedrò le liste. Ci sono persone stimabilissime come Augusto Battaglia...”, lasciando intendere – neanche poi tanto velatamente – che “nel segreto dell’urna” avrebbe persino potuto dare il suo sostegno alla sindacalista.
Le cose non vanno meglio in Puglia dove, dopo un braccio di ferro tra Pd e sinistra radicale, si è deciso che domenica 24 gennaio si terranno le primarie di coalizione del centrosinistra. Massimo D’Alema ha accusato il governatore uscente Nichi Vendola (determinatissimo a ricandidarsi) di “affrontare problemi politici attraverso scorciatoie private”. Accuse rigettate dal leader di Sinistra e Libertà: “è incredibile la violenza verbale che viene usata nei miei confronti. La trovo inaccettabile, volgare, mortificante”.
C’è aria di maretta anche in Umbria: nella più piccola delle regioni “rosse”, la minoranza interna del Pd chiede primarie, mentre il governatore uscente Maria Rita Lorenzetti punta a una deroga per ottenere la possibilità di concorrere per il terzo mandato.
E se in Veneto, dopo uno sfibrante braccio di ferro, le polemiche sulla staffetta Galan (Pdl) – Zaia (Lega) non sembrano essere cessate (col governatore uscente che nelle ultime settimane non ha perso occasione per manifestare resistenza nei confronti della candidatura del ministro leghista), in queste ore, in Calabria il Pd ha un altro caso da risolvere.
In un’intervista la quotidiano la Repubblica, il presidente della regione in carica, Agazio Loiero, dopo aver detto di volersi candidare comunque (con o senza l'appoggio del suo partito) ha infatti bollato come “illogiche” la possibile scelta del Pd di candidare in regione un esponente centrista.
Leggi anche:
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GUARDA LE FOTOGALLERY DI EMMA BONINO E RENATA POLVERINI
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Eppure, a un paio di mesi dalla prossima tornata elettorale che vedrà impegnati in tredici regioni diversi milioni di elettori, il guanto di sfida delle amministrative sembra essersi trasformato in una mazza chiodata che mena fendenti a destra e manca, senza preoccuparsi tanto della distinzione tra alleati e avversari.
Bersaglio preferito, le cosiddette “candidature trasversali”, che nelle ultime settimane hanno suscitato più di un malumore tra militanti di partito così come tra i giornali d’area.
All’inizio dell’anno, ci aveva pensato Vittorio Feltri: sul suo quotidiano, il direttore del Giornale aveva definito la candidata del centrodestra alla regione Lazio Renata Polverini “un’Epifani in gonnella”, precedendo di qualche giorno le reazioni di alcuni militanti del Pdl che sullo “spazio azzurro” ne contestavano la candidatura.
Aria tesa anche nel centrosinistra romano, che appoggia la radicale Emma Bonino. Qualche giorno fa, in un’intervista al Corriere della Sera, la “teodem” Paola Binetti, ancora ufficialmente iscritta al Pd (e dunque alla coalizione che supporta l’esponente radicale) diceva di sapere “due cose con sicurezza. La prima è che non voterò Emma Bonino, tutta la vita le ho votato contro. La seconda è che vedrò le liste. Ci sono persone stimabilissime come Augusto Battaglia...”, lasciando intendere – neanche poi tanto velatamente – che “nel segreto dell’urna” avrebbe persino potuto dare il suo sostegno alla sindacalista.
Le cose non vanno meglio in Puglia dove, dopo un braccio di ferro tra Pd e sinistra radicale, si è deciso che domenica 24 gennaio si terranno le primarie di coalizione del centrosinistra. Massimo D’Alema ha accusato il governatore uscente Nichi Vendola (determinatissimo a ricandidarsi) di “affrontare problemi politici attraverso scorciatoie private”. Accuse rigettate dal leader di Sinistra e Libertà: “è incredibile la violenza verbale che viene usata nei miei confronti. La trovo inaccettabile, volgare, mortificante”.
C’è aria di maretta anche in Umbria: nella più piccola delle regioni “rosse”, la minoranza interna del Pd chiede primarie, mentre il governatore uscente Maria Rita Lorenzetti punta a una deroga per ottenere la possibilità di concorrere per il terzo mandato.
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In un’intervista la quotidiano la Repubblica, il presidente della regione in carica, Agazio Loiero, dopo aver detto di volersi candidare comunque (con o senza l'appoggio del suo partito) ha infatti bollato come “illogiche” la possibile scelta del Pd di candidare in regione un esponente centrista.
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