Dall'ultimo vertice di Copenaghen alle campagne elettorali di mezzo mondo, Photoshop irrompe nel dibattito politico. Una rassegna dei casi più interessanti: da Obama-Joker a Sarah Palin su Vogue, fino agli ultimi fotomontaggi contro Berlusconi
di Nicola Bruno
Chi è atterrato all'aeroporto di Copenaghen nei giorni scorsi si è trovato certamente spiazzato di fronte alle gigantografie dei grandi del mondo invecchiati che chiedono "scusa" per non aver salvato il pianeta dal disastro ecologico. La provocazione di Greenpeace rappresenta un efficace esempio di quello che lo studioso Derrick De Kerckhove chiama politics busting. Ovvero la declinazione in chiave politica dell'AdBusting, movimento no-global che dagli anni '90 manipola i messaggi pubblicitari delle grandi corporation per mettere a nudo le loro contraddizioni.
Naturalmente, la trovata di Greenpeace non rappresenta affatto il primo esempio di politics busting. Già nel 2001, quando comparirono i primi manifesti 6x9 di Berlusconi, tra gli utenti italiani scoppiò la mania di "photoshoppare" i cartelloni elettorali. E così "Meno tasse per tutti" divenne "Meno tasse per Totti".
Il fenomeno è poi letteralmente esploso durante per le presidenziali statunitensi del 2008: dalla finta copertina di Sarah Palin su Vogue (finita, per errore, sulla prima pagina de La Stampa) ai vari John McCain e Barack Obama trasformati ora in Superman ora in mostruose creature di fantascienza. Quanto basta perché lo studioso Henry Jenkins già parli di "Photoshop per la democrazia" : non si tratta di semplice divertimento, ma di una nuova forma di impegno politico propria dei "nativi digitali" già abituati a remixare e sovvertire i messaggi che arrivano dall'alto.
E così, se fino a poco tempo fa le azioni di politics busting si concentravano per lo più durante le campagne elettorali, ora invece sono diventate "tecniche di guerriglia permanente", utilizzate per protestare e far sentire la propria voce durante il normale dibattito politico.
Ne sa qualcosa lo stesso neo-presidente degli Stati Uniti: l'Obama-Joker diffuso dai conservatori contro la riforma sanitaria ha sollevato un gran polverone (anche per la potenziale natura razzista dell'immagine. E anche in Italia c'è chi ha pensato di replicare con un Berlusconi-Joker, per protestare contro la mancanza di libertà di espressione.
Tra l'altro Silvio Berlusconi è da sempre uno dei bersagli preferiti del politics busters italiani. Ricordate il tam-tam in rete a partire dalle "dubbie" foto della festa di compleanno di Noemi. Ma anche il Partito Democratico e gli altri partiti non vengono risparmiati. È il caso del "generatore automatico di cartelloni dell'Udc": lo slogan ufficiale "Unione Di Centro" accanto al faccione di Casini è stato sovvertito nel più beffardo "Un Divorziato Cattolico".
Qui un set di Flickr con oltre 50.000 immagini di politics busting. LA FOTOGALLERY
Chi è atterrato all'aeroporto di Copenaghen nei giorni scorsi si è trovato certamente spiazzato di fronte alle gigantografie dei grandi del mondo invecchiati che chiedono "scusa" per non aver salvato il pianeta dal disastro ecologico. La provocazione di Greenpeace rappresenta un efficace esempio di quello che lo studioso Derrick De Kerckhove chiama politics busting. Ovvero la declinazione in chiave politica dell'AdBusting, movimento no-global che dagli anni '90 manipola i messaggi pubblicitari delle grandi corporation per mettere a nudo le loro contraddizioni.
Naturalmente, la trovata di Greenpeace non rappresenta affatto il primo esempio di politics busting. Già nel 2001, quando comparirono i primi manifesti 6x9 di Berlusconi, tra gli utenti italiani scoppiò la mania di "photoshoppare" i cartelloni elettorali. E così "Meno tasse per tutti" divenne "Meno tasse per Totti".
Il fenomeno è poi letteralmente esploso durante per le presidenziali statunitensi del 2008: dalla finta copertina di Sarah Palin su Vogue (finita, per errore, sulla prima pagina de La Stampa) ai vari John McCain e Barack Obama trasformati ora in Superman ora in mostruose creature di fantascienza. Quanto basta perché lo studioso Henry Jenkins già parli di "Photoshop per la democrazia" : non si tratta di semplice divertimento, ma di una nuova forma di impegno politico propria dei "nativi digitali" già abituati a remixare e sovvertire i messaggi che arrivano dall'alto.
E così, se fino a poco tempo fa le azioni di politics busting si concentravano per lo più durante le campagne elettorali, ora invece sono diventate "tecniche di guerriglia permanente", utilizzate per protestare e far sentire la propria voce durante il normale dibattito politico.
Ne sa qualcosa lo stesso neo-presidente degli Stati Uniti: l'Obama-Joker diffuso dai conservatori contro la riforma sanitaria ha sollevato un gran polverone (anche per la potenziale natura razzista dell'immagine. E anche in Italia c'è chi ha pensato di replicare con un Berlusconi-Joker, per protestare contro la mancanza di libertà di espressione.
Tra l'altro Silvio Berlusconi è da sempre uno dei bersagli preferiti del politics busters italiani. Ricordate il tam-tam in rete a partire dalle "dubbie" foto della festa di compleanno di Noemi. Ma anche il Partito Democratico e gli altri partiti non vengono risparmiati. È il caso del "generatore automatico di cartelloni dell'Udc": lo slogan ufficiale "Unione Di Centro" accanto al faccione di Casini è stato sovvertito nel più beffardo "Un Divorziato Cattolico".
Qui un set di Flickr con oltre 50.000 immagini di politics busting. LA FOTOGALLERY