Il decreto Ronchi, già approvato al Senato vede la liberalizzazione dei servizi pubblici locali compresa l'acqua. Sul piede di guerra le opposizioni, scontenta anche la Lega
Il governo pone alla Camera la questione di fiducia sul decreto Ronchi, già approvato dal Senato e il cui cuore è la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, compresa l'acqua. Lo ha annunciato nell'Aula di Montecitorio il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito.
Il decreto prevede tra l'altro che per le società che si occupano della gestione di servizi idrici la quota di capitale in mano pubblica scenda sotto il 30%, lasciando spazio ai privati. Il provvedimento scade la prossima settimana.
Sul piede di guerra le opposizioni, ma ha da ridire anche la Lega. "Avremmo voluto migliorare il testo per farlo corrispondere alla nostra posizione storica a favore dell'acqua pubblica", afferma il vice presidente del gruppo del Carroccio alla Camera Marco Reguzzoni.
Italia dei Valori e Verdi annunciano già una raccolta firme per indire un referendum abrogativo. "Pochi grandi gruppi - attacca la vicepresidente del Pd Marina Sereni - faranno affari d'oro a discapito dei cittadini".
Il decreto prevede tra l'altro che per le società che si occupano della gestione di servizi idrici la quota di capitale in mano pubblica scenda sotto il 30%, lasciando spazio ai privati. Il provvedimento scade la prossima settimana.
Sul piede di guerra le opposizioni, ma ha da ridire anche la Lega. "Avremmo voluto migliorare il testo per farlo corrispondere alla nostra posizione storica a favore dell'acqua pubblica", afferma il vice presidente del gruppo del Carroccio alla Camera Marco Reguzzoni.
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