Cardiologo ucciso a Favara, bidello confessa: mi ha negato certificato

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Il procuratore facente funzioni di Agrigento e il pubblico ministero gli contestano l'omicidio premeditato e il porto abusivo di arma da sparo clandestina

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"Mi servivano tre documenti per ottenere il rinnovo della patente, l'oculista e il diabetologo me l'avevano rilasciato, il dottore Alaimo mi prendeva in giro e rinviava continuamente". Adriano Vetro, 47 anni, collaboratore scolastico in servizio in un istituto di Caltanissetta, ieri sera, ha confessato di essere l'autore dell'omicidio del cardiologo di Favara, Gaetano Alaimo, e di essere andato appositamente nello studio medico per ucciderlo.

La confessione

Il procuratore facente funzioni di Agrigento e il pubblico ministero, per questo, gli contestano l'omicidio premeditato e il porto abusivo di arma da sparo clandestina. L'interrogatorio di convalida dell'arresto dovrebbe tenersi giovedì. Intanto il difensore, in occasione dell'interrogatorio che ha preceduto l'arresto, ha fatto presente che il suo assistito era in terapia da uno psichiatra da diversi anni indicando anche il nome del professionista: "Il mio assistito è in cura da 20 anni da uno psichiatra, io ritengo che abbia una semi infermità mentale". E ancora: "Il signor Vetro ha immediatamente confessato il delitto ai carabinieri e ha indicato dove si trovava la pistola, sostenendo di averla trovata in campagna mentre girava per comprare un terreno. Dichiarazioni confermate in presenza mia e dei magistrati nel successivo interrogatorio".

Esterno dello studio di via Bassanesi a Favara, in provincia di Agrigento, in cui il cardiologo Gaetano Alaimo è stato ucciso mentre era al lavoro, 29 novembre 2022.
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Il pm di Agrigento: "Troppe armi in giro"

"Il dottore Gaetano Alaimo stava semplicemente facendo il proprio mestiere, e in un contesto di difficoltà economica, e di non certo serenità da parte dell'indagato, si è registrata la tragedia. Ma dobbiamo continuare a registrare una incredibile disponibilità e facilità nel reperimento ed utilizzo di armi clandestine". Lo ha detto, in conferenza stampa, il procuratore capo, facente funzioni, di Agrigento, Salvatore Vella. La pistola trovata in casa di Vetro è risultata essere rubata nel 1979 in provincia di Catania. L'uomo ha riferito - durante l'interrogatorio di ieri - di aver trovato la pistola in campagna. "Questa è una provincia che continua ad avere una disponibilità di armi clandestine incredibile che provengono, per la maggior parte, anche da traffici illeciti internazionali - ha evidenziato il procuratore capo Salvatore Vella - . Dalla Germania e dal Belgio, anche la criminalità organizzata ha attinto armi da fuoco. Ma non soltanto. In questo caso, era un'arma rubata in Sicilia e quindi vi è un giro regionale. Usciti dall'emergenza di definire le indagini per questo omicidio, attenzioneremo anche questo aspetto che riguarda la detenzione, la commercializzazione di armi illecite. Perché in un contesto di difficoltà economiche e sociali, la disponibilità di armi in mano a soggetti 'normali', non alla criminalità organizzata, può portare ad episodi di questo tipo. Attenzioneremo questi traffici di armi, ma non soltanto in Comuni come Favara o Palma di Montechiaro, ma anche in altri paesi del circondario".

"Nessuna prova su malattia psichiatrica dell'indagato"

"Non vi sono, ad oggi, elementi documentali dai quali ricavare che Adriano Vetro fosse gravato da una qualche patologia di carattere psichiatrico. Se verrà avanzato dalla difesa e documentato potrà essere oggetto di un accertamento successivo". Lo ha spiegato il procuratore capo dopo che il legale difensore ha evidenziato che il suo assistito era in terapia da uno psichiatra di Palermo da diversi anni, indicando anche il nome del professionista.

Il legale della famiglia: "Comunità sotto choc"

"La famiglia e l'intera comunità sono sconvolte, i figli e la moglie devono ancora metabolizzare questo dramma insensato. A Favara, ma non solo lo conoscevamo tutti, aveva tantissimi pazienti, era un lavoratore instancabile, capace di lavorare dalle 7 di mattina alle 11 di sera". Così Giuseppe Barba, legale della famiglia di Gaetano Alaimo. "Non sappiamo ancora se la Procura disporrà l'autopsia. Da questo dipenderà la data del funerale".

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