Agrigento, migranti: viaggi lusso con gommoni, 10 ordinanze cautelari

Sicilia
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La guardia di finanza ha eseguito il provvedimento nei confronti di una presunta banda criminale transnazionale che organizzava i trasporti utilizzando imbarcazioni veloci per raggiungere le coste dell’Agrigentino e del Trapanese

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Organizzavano viaggi di lusso utilizzando gommoni veloci che partivano dalla Tunisia per raggiungere le coste dell'Agrigentino e del Trapanese garantendo sicurezza e anonimato alle persone in fuga dalle autorità nordafricane. La guardia di finanza di Agrigento ha eseguito un'ordinanza cautelare nei confronti di dieci persone sgominando una presunta banda criminale transnazionale composta da due fazioni: quella dei tunisini e quella dei siciliani formata da gruppi di canicattinesi e marsalesi.

La banda

Al vertice dell'associazione, in qualità di finanziatori ed organizzatori, ci sarebbe un uomo di Canicattì di 46 anni, e due tunisini di 51 anni. Nel gruppo un altro uomo di 62 anni sempre di Canicattì avrebbe avuto il compito di tenere i contatti con i soggetti tunisini mentre un altro componente dell'organizzazione di 39 anni, era inserito nel gruppo in qualità di scafista e guardiano dei mezzi navali e delle strutture di ricovero degli stessi.

Le accuse

Le accuse, a vario titolo, sono di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e, soltanto ad alcuni degli indagati, si contestano anche pericolosi intrecci e relazioni con ambienti del terrorismo internazionale.

Le indagini

Le indagini, spiegano gli inquirenti, hanno dimostrato la capacità delle organizzazioni criminali a carattere transnazionale di offrire, nel settore dei traffici di esseri umani, nuovi 'servizi' volti a rendere le traversate più sicure, in cambio di tariffe maggiorate. L'organizzazione garantiva la non identificazione dei migranti una volta sbarcati. I collegamenti marittimi tra la Tunisia e le coste trapanesi e agrigentine di gruppi di nord africani in grado di sostenere l'elevato costo dell'esclusivo trasporto a bordo di veloci gommoni. Il servizio offerto non si concludeva con lo sbarco, ma comprendeva anche successive forme di assistenza volte a garantire la permanenza dei migranti nel territorio dello Stato. È stato documentato il continuo contatto telefonico tra gli indagati, l'acquisto continuo di schede telefoniche, la messa a disposizione di natanti di valore, auto, dispositivi telefonici (spesso intestati a terzi), abitazioni per ospitare i migranti e capanni per occultare i gommoni, l'uso di un consolidato linguaggio criptico, la disponibilità di mezzi navali, un circuito di stabili contatti con organizzazioni tunisine.

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