Mafia, sequestrati beni per 100 milioni a un imprenditore messinese

Sicilia
Twitter - Polizia di Stato

L'accusa è di avere reinvestito soldi illeciti provenienti dal clan mafioso di Barcellona Pozzo di Gotto. Il provvedimento riguarda diverse società cooperative sociali e aziende agricolo-faunistiche, locali di pubblico intrattenimento, hotel, immobili

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Beni per un valore complessivo di 100 milioni di euro sono stati sequestrati all’imprenditore messinese Giuseppe Busacca, che ha costruito un impero economico con le cooperative di assistenza ad anziani e disabili. L’accusa è di avere reinvestito soldi illeciti provenienti dal clan mafioso di Barcellona Pozzo di Gotto. Il provvedimento, emesso dalla sezione misure di prevenzione di Tribunale di Messina, su richiesta del Procuratore Maurizio De Lucia e del Questore, riguarda diverse società cooperative sociali e aziende agricolo-faunistiche, locali di pubblico intrattenimento, hotel, immobili - tra cui numerose ville di consistente valore - ubicati nell'area milazzese e nebroidea. Sono state inoltre congelate ingenti somme di denaro in Paesi esteri. L'operazione, denominata Hera, è stata condotta dalla Polizia di Stato e dalla Direzione distrettuale antimafia con la Divisione Anticrimine della Questura di Messina e il Servizio Centrale Anticrimine "nel quadro - si legge in una nota - di una più ampia strategia di contrasto avviata dalla Direzione Centrale Anticrimine".

L’indagine

Il maxisequestro nasce da un'indagine che portò all'arresto e poi alla condanna per concorso esterno in associazione mafiosa di Santo Napoli, ex consigliere comunale di Milazzo, infermiere, ritenuto vicino ai clan dei barcellonesi. L'inchiesta accertò i rapporti tra Napoli e Busacca, soci nella gestione di diverse discoteche. Secondo gli inquirenti Busacca gestirebbe "in modo criminale una rete di cooperative nel settore sociale". L'imprenditore, inoltre, è già stato arrestato per estorsione e per una truffa in erogazioni pubbliche e accusato di aver assunto alcune impiegate per ottenere contributi, salvo poi costringerle alle dimissioni.

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