Fallimento catena di abbigliamento Hessian: tre arresti a Palermo

Sicilia
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Gli indagati sono accusati di bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio. Avrebbero distratto denaro dalla società creando nuove attività economiche, accumulando un passivo fallimentare quantificato in almeno 1,2 milioni di euro. Sequestrati sei negozi nel capoluogo e a Cefalù

La Guardia di Finanza di Palermo ha dato esecuzione a un'ordinanza agli arresti domiciliari e misure interdittive di esercizio di attività per un anno, emessa dal gip, nei confronti di tre imprenditori accusati di bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio. Si tratta di C.C., 61 anni, P.G., 59 anni e N.C., 27 anni, amministratori di fatto e di diritto della catena di abbigliamento Hessian, storicamente presenti nel settore della vendita di vestiti e accessori. Il giudice ha inoltre disposto il sequestro preventivo del capitale di quattro società e di sei negozi nel centro di Palermo e Cefalù.

Il “sistema di società” creato dagli indagati

Le indagini, condotte dagli investigatori del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo - gruppo tutela mercato capitali, con l'ausilio di intercettazioni telefoniche e con accertamenti contabili, documentali e finanziari, avrebbero permesso di ricostruire il "sistema di società", ideato dagli indagati. Secondo i finanzieri gli imprenditori avrebbero costituito nuove attività economiche per distrarre soldi. Venivano create società con uguali compagini, le stesse sedi legali e operative e identici asset aziendali, che rappresentavano la continuazione aziendale della precedente imprese. Gli indagati con artificiosi contratti di locazione di rami d'azienda, procedevano a svuotare la società lasciata in uno stato di insolvenza che portava al fallimento. Di contro l'attività di vendita dei capi di abbigliamento proseguiva senza interruzione grazie alle nuove compagini societarie che nel frattempo erano subentrate nella gestione dei negozi. Con questo schema veniva accumulato un passivo fallimentare quantificato in almeno 1,2 milioni di euro.  Le società e i negozi sequestrati sono stati affidati ad un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale di Palermo affinché li gestisca, con il compito di garantire la continuità aziendale e mantenere i livelli occupazionali, per preservare i diritti dei lavoratori e della stessa utenza.

Gdf: “Danno a economia della città”

"Contrastare i reati fallimentari assume un'importanza centrale per la tutela dei creditori delle società fatte fallire illegalmente, che possono essere soddisfatti solo attraverso l'individuazione dei proventi illeciti oggetto delle distrazioni - afferma Gianluca Angelini, comandante del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo - . Proventi illeciti che spesso vengono poi utilizzati anche per finanziare altre attività commerciali, inquinando il tessuto economico sano e alterando le regole del mercato e della leale concorrenza”.

"Ancora una volta i finanzieri di Palermo hanno fatto emergere le condotte fraudolente poste in essere da noti imprenditori palermitani che hanno portato al fallimento della società di famiglia con il fine di continuare a svolgere le attività commerciali con altre società riconducibili agli stessi indagati. Si tratta di un danno rilevante per l'economia sana della città, già duramente messa alla prova dal periodo di lockdown”, commenta invece il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Palermo generale Antonio Nicola Quintavalle Cecere.

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