Afghanistan, figlio vittima Nassiriya: “Sprecate le vite di oltre 50 nostri connazionali”
SiciliaMarco Intravaia, figlio del vice brigadiere Domenico, morto nell’attentato del 12 novembre 2003, parla delle notizie che arrivano da Kabul: "C’è la sensazione che le lancette dell'orologio siano state riportate indietro di 20 anni. Spero che il sacrificio di mio padre abbia contribuito, nel servire la Patria, a migliorare la vita di popoli più sfortunati e a veicolare messaggi di democrazia e civiltà"
"Leggere le notizie che arrivano dall'Afghanistan dà la sensazione che le lancette dell'orologio siano state riportate indietro di 20 anni, che oltre 50 vite di nostri connazionali siano state sprecate, insieme a un'ingente quantità di denaro". È quanto afferma Marco Intravaia, figlio del vice brigadiere Domenico, morto nell’attentato di Nassiriya, in Iraq, il 12 novembre del 2003, in cui persero la vita 28 persone, 19 italiani e 9 iracheni. (LO SPECIALE SU QUELLO CHE STA SUCCEDENDO IN AFGHANISTAN)
“Notizie che addolorano”
Intravaia, 34 anni, oggi è segretario particolare del governatore Nello Musumeci. "Sono anche presidente del consiglio comunale di Monreale - racconta all’ANSA - Non mi sono arruolato per stare accanto a mia madre che rimase vedova a 39 anni e a mia sorella che ne aveva 12 in quei tragici momenti che cambiarono per sempre la nostra esistenza”. Poi, tornando sulle immagini che arrivano da Kabul, aggiunge: "Sto vivendo questo momento con tantissima amarezza, soprattutto pensando al sacrificio di mio padre e le notizie che arrivano dall'Afghanistan non possono che addolorarmi".
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“Spero sacrificio di mio padre non sia stato vano”
Intravaia, tuttavia, si augura che la morte di suo padre e degli altri nostri connazionali non sia stata del tutto vana: "Da figlio di un uomo che ha perso la vita in uno scenario di guerra, l'unica consolazione che mi ha accompagnato in questi anni è stata la consapevolezza che la vita di mio padre non sia stata sprecata", dice. "Spero invece - sottolinea - abbia contribuito, nel servire la Patria, a migliorare la vita di popoli più sfortunati e a veicolare messaggi di democrazia e civiltà. I figli, le mogli e i padri degli uomini morti in Afghanistan staranno vivendo la terribile sensazione che i loro cari siano stati strappati alla vita per niente, adesso che i Talebani riprendono il controllo dell'Afghanistan con tutto il carico di estremismo, di oscurantismo e di violenza di cui sono capaci. Esprimo tutta la mia solidarietà a queste famiglie e condivido il loro dolore", le sue parole.
“Credo nell’impegno internazionale per la difesa dei diritti”
"Continuo a credere nell'impegno internazionale del mio Paese nella difesa dei diritti umani - dice ancora Intravaia - e mi appello al presidente Draghi affinché faccia valere la sua credibilità in seno alla comunità internazionale e questa compia ogni sforzo per difendere le difficili conquiste di civiltà ed emancipazione fatte in quel territorio, anche grazie all'alto tributo di sangue pagato dai militari italiani. Non possiamo consentire al terrorismo di vincere”, conclude.