Centinaia di donne siciliane in tutta Italia hanno firmato una lettera con cui esprimono indignazione al presidente della Regione, Nello Musumeci, per l’assenza di quote rose e chiedono le dimissioni di Figuccia, che aveva dichiarato che “non conta quello che le donne hanno tra le gambe, ma tra le orecchie”
Divampano le polemiche per il rimpasto nella giunta regionale siciliana, dove non ci sarebbero più donne con l'uscita di Bernadette Grasso, e per la dichiarazione del deputato regionale leghista, Vincenzo Figuccia, il quale aveva affermato che “non conta quello che le donne hanno tra le gambe, ma tra le orecchie”. Centinaia di donne siciliane in tutta Italia hanno firmato una lettera con cui esprimono indignazione al presidente della Regione, Nello Musumeci, per l’assenza di quote rose in giunta e chiedono le dimissioni di Figuccia.
Figuccia: “Polemichetta radical chic su maschilismo inesistente”
Figuccia, a proposito della polemica sorta, aveva dichiarato: “Assistiamo in queste ore ad una polemica del tutto sterile e pretestuosa sulla composizione del governo regionale e sulla presenza di donne nel Governo. Ciò che conta non è ciò che gli assessori hanno in mezzo alle gambe ma ciò che hanno in mezzo alle orecchie. E soprattutto come lo usano per il bene dei siciliani”. Aveva poi aggiunto: “Mi sembra una polemichetta radical chic su un maschilismo inesistente. Con una sorella consigliera comunale dubito si possa sostenere che io sia contro l'impegno delle donne in politica. Non comprendo in che cosa si concretizzi il maschilismo nel sostenere che le donne vanno supportate non perché donne ma perché sono brave. L'isterismo di una certa sinistra da salotto che spesso utilizza le donne come elemento decorativo, mi conferma che le mie parole hanno smascherato una ipocrisia generalizzata che vuole le donne specie protetta e non protagoniste di una parità incentrata sul merito. Tuttavia, alla loro cattiveria rispondo con un sorriso".
Portavoce protesta: “Dichiarazione triste, maschilista, patriarcale”
Una portavoce della protesta, in merito, ha dichiarato ai microfoni di Sky TG24: “Una dichiarazione poco felice, triste, maschilista, patriarcale da parte di un uomo politico che in questo momento per noi rappresenta soltanto l’attore di un telefilm, che compare nei primi tre minuti e poi sparisce. Però questa dichiarazione ci ha fatto riflettere su come oggi sia importante essere forti e determinate e dire a Musumeci che non possiamo più accettare che non ci siano donne nella politica siciliana”.
L’appello delle donne
Con un appello che ha fatto il giro dell'Isola, nella giornata di sabato 2 gennaio erano cinquecento le donne a chiedere le dimissioni di Figuccia: "L'esclusione di donne dal Governo regionale è una notizia desolante che fa cominciare nel peggiore dei modi il nuovo anno per la Sicilia e per tutte le donne che ogni giorno contribuiscono alla crescita culturale, economica e sociale dell'Isola. Ma, purtroppo, è al passo con quanto emerge ogni giorno da notizie e dati statistici. Non dimentichiamo che dal 1947, a sedere sugli scranni di Sala d'Ercole sono state appena 46 donne sul totale degli 811 deputati eletti all'Assemblea. Poco più del 5 per cento. La nostra Isola è ultima per disponibilità di posti al nido (meno di 10 bambini su 100) e al tempo pieno (meno di 6 bambini su 100). È fanalino di coda su scala europea per occupazione femminile. Anche in Sicilia abbiamo più laureate e diplomate rispetto ai coetanei uomini, eppure quasi 8 donne su 10 non lavorano". Dati sconfortanti e "che confermano che la politica tutta maschile non funziona: per questo a indignarci è la capacità di voler spazzare via secoli di lotte per l'emancipazione, per la parità, per l'accesso ai diritti negati e per la possibilità di poter contribuire al bene comune".
“Vogliamo essere presenti in politica e istituzioni”
Sulla pagina Facebook “Siciliane” si è registrata intanto una valanga di adesioni all’iniziativa di protesta. Una portavoce ha aggiunto ai microfoni di Sky TG24: “Dalle 500 donne abbiamo triplicato il numero delle donne che hanno aderito. Non vogliamo potere, ma vogliamo un ruolo, poter essere presenti nella politica e nelle istituzioni. La società maschile e patriarcale ha fallito. Abbiamo bisogno di una società che sia invece dell’accoglienza, dell’ascolto, dell’impegno. Una società dove il potere non ha il primo posto: quello di cui stiamo parlando oggi è potere.
Segretaria regionale Cgil: “Atto becero”
Mimma Argurio, segretaria regionale Cgil, ha dichiarato: "Dopo non avere fatto niente per promuovere l'occupazione femminile e per un Welfare che rispondesse ai bisogni e garantisse i diritti di cittadinanza delle donne, il governo Musumeci si appresta ora a varare una Giunta regionale tutta al maschile. Un atto becero che segnerebbe la conferma di un esecutivo per il quale la parità di genere e i diritti delle donne vengono all'ultimo posto e sono perlopiù solo vuoti titoli".