Operazione contro la mafia a Catania: 18 arresti

Sicilia

Le persone fermate, secondo gli inquirenti, sono appartenenti o riconducibili ai clan Laudani e Santapaola e sono accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, usura, turbativa d'asta, favoreggiamento personale, detenzione e porto di armi da fuoco

Sono 18 le persone ritenute appartenenti o riconducibili ai clan Laudani e Santapaola e accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, usura, turbativa d'asta, favoreggiamento personale, detenzione e porto di armi da fuoco arrestate questa mattina durante un'operazione che ha visto impegnati oltre 100 finanzieri del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Catania, con la collaborazione dello Scico. Gli indagati in tutto sono 38 e i provvedimenti restrittivi (10 in carcere e 8 ai domiciliari) sono stati emessi dal Gip presso il locale Tribunale su richiesta della Dda della Procura etnea. I militari hanno inoltre sequestrato le quote sociali ed il patrimonio di una società che opera nel settore della logistica per trasporti per un valore di circa un milione di euro. Si tratta della "Friscus srl", la cui proprietà sarebbe stata fittiziamente intestata a una prestanome.

Le estorsioni

Le indagini hanno consentito di accertare le modalità operative di alcuni dei gruppi più operativi appartenenti al clan Laudani e di accertare episodi di estorsione da parte di esponenti del clan Santapaola a imprenditori e professionisti. Persone appartenenti o vicine al clan Laudani sarebbero intervenute affinché imprenditori dichiarati falliti - nei cui confronti era stata attivata la procedura di esecuzione immobiliare - potessero rientrare in possesso del bene posto all'asta. Uno degli episodi ha riguardato una procedura di asta immobiliare effettuata presso il Tribunale di Catania. Un imprenditore, proprietario di un appartamento oggetto dell'esecuzione fallimentare, aveva richiesto ed ottenuto l'intervento di L. M., tra gli arrestati, per alterare la procedura di vendita del bene. Fu individuato un prestanome compiacente e furono allontanati i potenziali offerenti.

Le indagini hanno anche posto in luce una importante disponibilità di armi, utilizzate in episodi violenti e intimidazioni. Di particolare rilievo è risultata la figura di un ex pugile, G. C., di 40 anni, che sarebbe stato più volte protagonista di spedizioni punitive armate e intimidazioni nei confronti di clan rivali. 

Ordini dal carcere nascosti in snack

Durante la sua detenzione nel carcere di Caltanissetta, tra il 2016 ed il 2019, O.S., 61 anni, ritenuto dagli investigatori il reggente del clan Laudani per il territorio di Acireale (Catania), impartiva ordini ai suoi sodali con pizzino nascosti nelle confezioni di succhi di frutta o di barrette di cioccolato, che venivano portati fuori dalla struttura grazie all'aiuto della figlia Valentina. È quanto scoperto dalla guardia di finanza di Catania, secondo cui il sistema di comunicazione con i 'pizzini' consentiva all'uomo di impartire all'esterno le direttive per la gestione della società ed in merito ad alcune iniziative da intraprendere nell'ambito delle attività criminali.  Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi lo stesso O.S.e la figlia 33enne.

Indagato il deputato regionale Luca Sammartino

Tra gli indagati anche il deputato di Italia viva all'Assemblea regionale Siciliana, Luca Sammartino. Il reato ipotizzato nei suoi confronti, a quanto emerge dall'avviso conclusioni indagini, è di corruzione elettorale. Nel capo di imputazione si contesta a Sammartino "promesse di utilità" a G. B., ritenuto esponente di spicco della frangia del clan Laudani capeggiata da O. S., "in cambio del proprio voto e dei suoi familiari". Secondo l'accusa le "utilità" erano "un posto di lavoro di un nipote di G. B. alla Mosema, società di Mascalucia a partecipazione pubblica per la gestione di rifiuti" e "lo spostamento di una cabina telefonica nei pressi della pizzeria di sua moglie a Massa Nunziata-Mascalucia".

Il legale di Sammartino, l'avvocato Carmelo Peluso, ha commentato: "Ci difenderemo in maniera adeguata appena conosceremo i dettagli della contestazione". "Apprendo la notizia dagli organi di stampa. Sono consapevole di non aver commesso alcun reato. Quando avrò contezza degli atti, sarò in condizione di replicare e mi difenderò adeguatamente", ha affermato Sammartino.

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