Omicidio Rostagno, Cassazione: ergastolo a Virga, assolto Mazzara

Sicilia

La Suprema Corte ha così deciso sul ricorso della Dda di Palermo contro il proscioglimento di Mazzara - pronunciato dalla Corte di Assise di Appello di Palermo nel febbraio 2018 - e sul ricorso presentato dalla difesa di Virga contro la massima pena

La prima sezione penale della Cassazione, nel processo per l'omicidio di Mauro Rostagno (il giornalista e sociologo ucciso nel Trapanese il 26 settembre del 1988) ha condannato in via definitiva all'ergastolo Vincenzo Virga e ha confermato l'assoluzione di Vito Mazzara. La Suprema Corte quest'oggi ha così deciso sul ricorso della Dda di Palermo contro il proscioglimento di Mazzara - pronunciato dalla Corte di Assise di Appello di Palermo nel febbraio 2018 - e sul ricorso presentato dalla difesa di Virga contro la massima pena.

Le posizioni degli avvocati e del Pg della Cassazione

Il Pg della Cassazione, Gianluigi Pratola, nella sua requisitoria aveva chiesto di annullare l'assoluzione emessa in favore di Vito Mazzara, presunto killer di Mauro Rostagno, e confermare l'ergastolo a carico di Vincenzo Virga, il capomafia di Trapani ritenuto il mandante dell'omicidio.
Per la riapertura del processo d'appello nei confronti di Mazzarra si sono battuti anche i legali di parte civile che rappresentano i familiari di Rostagno. In particolare l'avvocato Fausto Maria Amato ha sostenuto la sua istanza in favore di Chicca Roveri, seconda moglie di Rostagno, e di Maddalena, la loro figlia, mentre l'avvocato Fabio Lanfranca ha svolto l'arringa in rappresentanza di Carla e Monica Rostagno, rispettivamente sorella e primogenita di Mauro, e di Maria Teresa Conversano, la prima moglie del giornalista sociologo ucciso la sera del 26 settembre 1988, a Lenzi, vicino Trapani.

L'omicidio

Rostagno fu ucciso a Valderice mentre si recava alla comunità Saman dalla mafia per il suo "esemplare lavoro giornalistico". Era arrivato a Trapani negli anni Ottanta dove aveva fondato la comunità per tossicodipendenti Saman con il suo amico Francesco Cardella e la compagna Chicca Roveri. A causa dei suoi interventi dagli schermi di Rtc di Trapani il giornalista-sociologo era diventato una "camurria" (rompiscatole), così lo aveva definito Francesco Messina Denaro, padre del superlatitante Matteo. Rostagno seguiva le tracce dei traffici di droga, dei legami tra mafia e massoneria deviata, del malaffare nella pubblica amministrazione. 

Le indagini

I primi passi dell'inchiesta per omicidio andarono in una direzione sbagliata: quella di un delitto scaturito da contrasti all'interno della comunità Saman. La stessa Roveri fu arrestata e Cardella ricercato. Poi la "pista interna" venne abbandonata e cominciò a prendere consistenza quella di un delitto di mafia.

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