La corte d'assise di Caltanissetta ha condannato all'ergastolo il boss latitante per le stragi costate la vita ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e agli agenti delle scorte Antonio Montinaro, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina
La Corte d'Assise di Caltanissetta, presieduta da Roberta Serio, dopo oltre 14 ore di camera di consiglio, ha condannato all'ergastolo il boss latitante Matteo Messina Denaro per le stragi del '92 di Capaci e Via D'Amelio costate la vita ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e agli agenti delle loro scorte. Capo della mafia trapanese, Messina Denaro, ricercato dal 1993, è stato tra i responsabili della linea stragista di Cosa nostra imposta dai corleonesi di Totò Riina.
Il ruolo di Messina Denaro nella strategia delle stragi
Secondo l'accusa, sostenuta in aula dal procuratore aggiunto Gabriele Paci, Messina Denaro avrebbe determinato all'interno di Cosa nostra "un clima di unanimità senza il quale il capomafia corleonese Totò Riina non avrebbe potuto portare avanti i suoi piani stragisti, se non a rischio di una guerra di mafia". "Non è sostenibile - ha spiegato il magistrato durante la requisitoria, conclusasi con una richiesta di condanna all'ergastolo per il padrino latitante - che Totò Riina avrebbe comunque intrapreso quella strada senza avere il consenso di Cosa nostra, perché se ci fosse stato il dissenso dei vertici di una delle province ci sarebbe stata una guerra". La storia di quegli anni, dunque non sarebbe stata la stessa se Messina Denaro non avesse appoggiato la linea del padrino corleonese e se non avesse aiutato Riina a stroncare sul nascere le voci del dissenso interno. Quello che si è concluso è il terzo processo che si celebra a Caltanissetta per la strage di Capaci e il quinto celebrato per la strage di via D'Amelio. Nelle altre tranche sono stati condannati a vario titolo capimafia ed esecutori materiali dei due attentati.
I risarcimenti alle vittime
La corte d'assise di Caltanissetta oltre alla condanna all'ergastolo a Messina Denaro per le stragi del '92 costate la vita ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e agli agenti delle scorte Antonio Montinaro, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina ha disposto provvisionali immediatamente esecutive per tutte le parti civili. Alle vedove e ai figli delle vittime sono stati liquidati 500mil euro ciascuno, 300mila ai fratelli, mentre ai nipoti somme tra i 10 e i 50mila euro. Centomila euro sono andati ai tre superstiti degli attentati di Capaci e Via D'Amelio: Angelo Corbo, Giuseppe Costanza e Antonio Vullo.
Maria Falcone: “Prezioso tassello verso verità”
"Voglio esprimere il mio ringraziamento ai magistrati di Caltanissetta per il prezioso lavoro di ricostruzione fatto in questi anni”, ha commentato la professoressa Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone e presidente della fondazione che del giudice ucciso dalla mafia porta il nome "Con la condanna del capomafia Messina Denaro - ha sottolineato - è stato aggiunto un altro fondamentale tassello sugli anni bui delle stragi del '92. Solo la verità piena sugli attentati che insanguinarono l'Italia può rendere giustizia, non soltanto alle vittime, ma a tutto il Paese", ha concluso.
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