Open Arms al largo di Palermo, recuperati 76 migranti finiti in acqua

Sicilia
©Ansa

La Ong spagnola ha fatto sapere che sulla nave già ieri si sono registrati momenti di tensione e “alcune persone si sono gettate in acqua per la disperazione". La nave è ancora in attesa di ricevere disposizioni per l’attracco o il trasbordo delle persone a bordo

Sono 76 i migranti che per protesta si sono buttati in mare dalla Open Arms, nave della Ong spagnola con a bordo 278 persone soccorse nel Canale di Sicilia e da ieri al largo di Palermo, in attesa di ricevere disposizioni dalla prefettura e dalla capitaneria di porto per l’attracco o il trasbordo delle persone a bordo. Le motovedette della Capitaneria di Porto e un elicottero della Guardia di Finanza li hanno però recuperati. Uomini e donne hanno tentato di raggiungere la riva a nuoto, ma sono stati riportati a bordo della nave della Ong spagnola.

Il tweet della ong

Si attendono ancora disposizioni da parte della prefettura per sapere quando e in quale nave saranno ospitati i migranti per la quarantena. "Da ieri davanti porto di Palermo, come da indicazioni Itcg, siamo rimasti in attesa istruzioni per sbarco cercando di gestire situazione critica a bordo", scrive su Twitter l'ong.

Le tensioni

Già ieri, dopo il rifiuto di Malta di concedere riparo durante un temporale, si erano registrati momenti di tensione a bordo. "Ieri - fa sapere la Ong spagnola - momenti di tensione sulla Open Arms dopo la risposta negativa di Malta di concedere riparo per il temporale. Alcune persone si sono gettate in acqua per la disperazione, ma sono state recuperate insieme alla Guardia Costiera italiana. Ci dirigiamo verso Palermo in attesa di istruzioni". Nella nottata di ieri era stata anche completata l’evacuazione di due donne incinte e del marito di una di loro, a bordo di una motovedetta italiana. 

Musumeci: "Sicilia aspetta ancora interventi governo"

"Leggere sui giornali che l'Europa cambia la linea sui migranti, mentre tutte le Ong si dirigono solo sui porti siciliani, suona come una beffa. Sembra che la cosa non interessi più a nessuno, ma continua ad essere la Sicilia a sostenere il peso più grande di questa emergenza nell'emergenza. Aspettiamo il 23 settembre, un nuovo accordo che superi finalmente quello di Dublino? O qualcuno - se davvero è cambiata la musica - si fa carico di venire incontro all'Italia e alla Sicilia, aprendo i porti di altri Paesi europei?". Lo dice il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci. "Da mesi - prosegue - chiediamo al governo centrale di mettere in sicurezza igienico-sanitaria hotspot e centri di accoglienza. Il Viminale sembrava essersi svegliato tra il 4 e il 5 settembre (con due atti e dopo l'incontro chiesto e ottenuto a Roma con il premier), ma ancora passano i giorni, le settimane e non si è visto un solo intervento concreto per restituire sicurezza sanitaria a quei luoghi e alla nostra popolazione. Tanti impegni ma nessun fatto concreto. Quando le parole diventeranno azioni? Siate veloci, presidente Conte e ministro Lamorgese, come fate quando impugnate una nostra ordinanza. Non costringeteci ad agire di nuovo!"

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