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Migranti, Diocesi di Palermo: "Musumeci contro umanità e Vangelo"

Sicilia

"Il disagio, il dolore, la fatica vengono giustamente attribuiti agli abitanti delle nostre isole - spiegano la Caritas diocesana di Palermo e l'Ufficio Migrantes -, senza prendere però in considerazione anche lo stato e il destino di migliaia di donne, di bambini e di uomini in fuga dalla fame e dalle guerre, che concludono in Sicilia, in maniera indegna, un lungo esodo in cerca di libertà e di vita buona"

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"Forte preoccupazione e fermo dissenso" nei confronti dell'ordinanza del presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci. È il giudizio espresso dalla Caritas diocesana di Palermo e dall'Ufficio Migrantes. "Ciò che preoccupa nel testo del provvedimento, e nelle dichiarazioni rese alla stampa per presentarlo - spiegano in una nota -, è l'argomentazione solo in apparenza logica ma in realtà deficitaria sul piano razionale, nonché su quello umano ed evangelico". Secondo quanto espresso nel comunicato, "il disagio, il dolore, la fatica vengono giustamente attribuiti agli abitanti delle nostre isole" senza prendere però in considerazione anche "lo stato e il destino di migliaia di donne, di bambini e di uomini in fuga dalla fame e dalle guerre, che concludono in Sicilia, in maniera indegna, un lungo esodo in cerca di libertà e di vita buona".

"Ordinanza trasmette messaggio intimamente sbagliato e antropologicamente pericoloso"

Per la Caritas diocesana di Palermo e l'Ufficio Migrantes con l'ordinanza si trasmette dunque "un messaggio intimamente sbagliato e antropologicamente pericoloso. Intimamente sbagliato, perché si attribuisce ai migranti la responsabilità di una diffusione del contagio che casomai è da attribuire alla mancanza di protocolli e di misure adeguate a tutelare i cittadini dell'Isola e chiunque venga in Sicilia dall'Italia e dall'estero". Un messaggio che è anche "antropologicamente pericoloso", perchè equipara "i poveri agli untori e divide ancora una volta l'umanità in due, inconsapevolmente preparando e non evitando la catastrofe planetaria che verra' da un mondo disunito e disumano". Continua la nota: "È incredibile, dopo anni di studi e di ricerche sull'invenzione del capro espiatorio quale forma di perversione sociale, come vengano ancor oggi propinate teorie di questo tipo, utili forse demagogicamente sul piano del consenso politico spicciolo ma umanamente ed evangelicamente inaccettabili. Il Signore - ha affermato ieri papa Francesco all'Angelus - ci chiederà conto di tutti i migranti caduti nei viaggi della speranza. Sono stati vittime della cultura dello scarto".

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"Viene negato il diritto umano alla mobilità"

L'ordinanza, secondo gli organismi della Diocesi di Palermo, "sceglie la via dell'ennesima negazione del diritto umano alla mobilità, la via mistificante di una nuova cosciente discriminazione". Tutti ricordano, aggiungono, "come la Regione Sicilia aveva nei mesi scorsi, per bocca dello stesso presidente, prefigurato misure di controllo severissime per i turisti orientati a trascorrere le loro ferie in Sicilia (trovandosi tra costoro, anche persone provenienti da paesi ad alta diffusione primaria del covid). Di quel che fu preannunziato a maggio finora non si è visto nulla, né sono messi in atto protocolli di sicurezza volti ad evitare assembramenti o altre forme di pericolosa promiscuita'".

"Il covid ci ha insegnato che di fronte alla malattia siamo tutti uguali"

Se coloro che provengono dai paesi del Nord del mondo, interessati fortemente dal Coronavirus, possono muoversi ed entrare liberamente in Sicilia, si chiedono la Caritas diocesana di Palermo e l'Ufficio Migrantes, perché i migranti no? "Al contrario, quanti provengono dai paesi del Sud del mondo, quanti sono sottoposti giornalmente allo sfruttamento dell'Occidente, quanti hanno 'ricevuto' il Covid dal Nord del pianeta, come una ennesima piaga, costoro no, non possono muoversi liberamente: rappresentano un pericolo sanitario. I poveri sono dunque pericolosi, devono essere discriminati, mentre proprio il covid ci ha insegnato che di fronte alla malattia siamo tutti uguali, che il virus non distingue i ricchi dai poveri, e si diffonde tra gli uni e tra gli altri, a causa degli uni e a causa degli altri, senza differenze di sorta". Vengono poi ricordate le parole dell'arcivescovo Corrado Lorefice durante il discorso alla Città del Festino di Santa Rosalia il 14 luglio scorso: "Se il virus non ci ha insegnato che il destino del mondo è uno solo, che ci salveremo o periremo assieme; se la pandemia ci ha resi ancora più pavidi e calcolatori, facendoci credere di poter salvare il nostro posto al sole, siamo degli illusi, dei poveri disperati. Basta con gli stratagemmi internazionali, con i respingimenti, basta con le leggi omicide".

La Diocesi di Trapani: "No a politica del capro espiatorio"

"La politica del capro espiatorio sulla pelle dei migranti non serve a risolvere i problemi, sposta l'attenzione su aspetti marginali per nascondere il vuoto delle politiche su quelli decisivi per il nostro futuro". Lo afferma la Diocesi di Trapani. "Come cittadini e come cristiani - aggiunge - non possiamo accettare passivamente la cinica e sfrontata manipolazione della realtà che diffonde odio sociale, logorando il vincolo di solidarietà su cui si basa la nostra convivenza civile. Di fronte alle migrazioni osiamo il bene, opponiamoci alla paura".

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