Sono 24 gli indagati raggiunti dall'ordinanza di custodia cautelare in carcere. I gruppi erano attivi nel quartiere Cep e Zen 2 e secondo le indagini erano legati a Cosa nostra
Due organizzazioni criminali palermitane, che secondo le accuse commettevano reati in tutta la regione, sono state sgominate nell'operazione Stele dei carabinieri del comando provinciale che hanno eseguito in Sicilia, Emilia Romagna e Puglia un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Palermo, nei confronti di 24 persone ritenute, a vario titolo, responsabili di associazione per delinquere, estorsione, tentata rapina, detenzione illegale di armi, cessione illegale di armi, furto aggravato, ricettazione, simulazione di reato, produzione e traffico illegale di sostanze stupefacenti e lesioni personali. I gruppi erano attivi nel quartiere Cep e Zen 2 e secondo le indagini erano legati a Cosa nostra. A capo di una delle organizzazioni, che agiva nelle zone di Cruillas e nel territorio compreso tra Borgonuovo, San Giovanni Apostolo e Cep, c'erano Andrea Cintura, che nonostante fosse in carcere gestiva la banda, e il figlio Domenico.
Le indagini
Le indagini hanno scoperto una struttura criminale organizzata in modo piramidale con a capo la famiglia dei Cintura, storicamente, secondo gli gli inquirenti, specializzata nei delitti di natura predatoria, e in cui gli appartenenti erano meticolosamente organizzati. Secondo le indagini, l'attività prevedeva turni di lavoro precisi. Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto di Palermo Ennio Petrigni e dai sostituti Giorgia Spiri e Felice De Benedittis, hanno consentito di disarticolare le due associazioni per delinquere, che hanno accumulato negli anni rapporti sia con persone legate alla criminalità comune che mafiosa.
L'inchiesta
L'inchiesta è cominciata nel febbraio 2017, dopo un furto ai danni di una ditta di fornitura di materiale edile di Lascari (in provincia di Palermo) e si è conclusa nel giugno 2019. Fra gli innumerevoli furti, ricostruiti con una sofisticata attività tecnica con intercettazioni telefoniche, ambientali e servizi di videosorveglianza, gli investigatori sottolineano quello del 6 marzo 2017 nel cantiere attrezzato per la realizzazione del giardino della memoria "Quarto Savona Quindici", monumento, costruito in occasione della ricorrenza del venticinquesimo anniversario della strage del 23 maggio 1992 e dedicato agli uomini della scorta del giudice Giovanni Falcone, che ha fatto rischiare di compromettere la celebrazione. Gli investigatori hanno documentato "la formazione di un nuovo gruppo criminale, dopo il mutamento degli equilibri interni del sodalizio principale capeggiato dai Cintura: uno dei componenti si era allontanato unendosi a un nuovo gruppo, del quartiere Zen 2, che prendeva di mira diversi obiettivi di pubblica utilità quali la discarica di Bellolampo e l'acquedotto comunale". Il clan Cintura controllava le zone in cui gestiva il potere criminale chiedendo soldi per feste di quartiere ai commercianti e imponendo tasse a chi volesse aprire banchi nei mercatini o qualsiasi attività commerciale.
I rapporti con Cosa nostra
È stata documentata la mediazione di esponenti di vertice di Cosa nostra, ogni qualvolta venivano consumati, inconsapevolmente, furti ai danni di soggetti appartenenti ad altri mandamenti o di persone a loro vicine, come nel caso di un furto commesso a Castellammare del Golfo o dei furti consumati ai danni della Edil Ponteggi di Bagheria di proprietà di Paolo Scaduto, figlio del boss Pino, storico esponente della famiglia mafiosa di Bagheria.
Il traffico di droga
Oltre ai furti le organizzazioni avrebbero gestito la produzione e il traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni ma anche il reperimento di armi. Tra l'altro alcuni degli indagati erano finiti nell'operazione Over con la quale era stata disarticolata l'organizzazione degli 'spaccaossa' a Palermo. Uomini senza scrupoli che per truffare le assicurazioni provocavano fratture a poveri diseredati.