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Eolie, scomparso il capodoglio rimasto impigliato nella rete. VIDEO

Sicilia

Non si trova più la femmina di capodoglio rimasta impigliata nelle reti abbandonate a largo di Salina. Ne dà notizia Carmelo Isgrò, il biologo marino che ha lavorato per la sua liberazione insieme a una squadra formata dalla Guardia Costiera e dai sommozzatori della Capitaneria di Porto di Napoli

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Non si trova più la femmina di capodoglio rimasta impigliata con la coda nelle reti abbandonate a largo di Salina. Ne dà notizia Carmelo Isgrò, il biologo marino che ha lavorato fino a ieri per la sua liberazione, come si vede nel video girato da Sabina Airoldi, insieme a una squadra formata dalla Guardia Costiera e dai sommozzatori della Capitaneria di Porto di Napoli. (LA VICENDA)

L'appello per chi dovesse avvistare il capodoglio

"In meno di un mese due capodogli sono rimasti intrappolati in reti abbandonate nell'arcipelago delle Eolie. Il primo è stato liberato e ora Furia, una femmina di oltre 10 metri, è scomparsa con la coda ancora imprigionata nella rete da pesca illegale usata per catturare tonni e pescispada. È ora che il Governo e il Parlamento ripensino la politica della pesca regolamentando seriamente queste trappole. Le 'reti fantasma' e altre attrezzature, come i palangari, sono spesso i killer invisibili di tartarughe, grandi pesci e cetacei", ha detto il presidente dell'Oipa Italia, Massimo Comparotto. L'Oipa lancia un doppio appello: chiunque avvisti il capodoglio chiami immediatamente la Guardia Costiera di Lipari al numero 090 988 0819.

I tentativi di liberare il capodoglio

Erano circa 48 ore che una squadra di sub con biologi e guardia costiera al seguito lavorava al largo dell'Isola di Salina, nelle Eolie, per liberare Furia. "Il cetaceo sembra impazzito – aveva detto il biologo e sub Carmelo Isgrò- e non favorisce le operazioni. Pensavamo che dopo 24 ore si sarebbe stancato e invece non facilita il nostro lavoro". Invece, così Monica Blasi, biologa di Filicudi Wildlife Conservation-pronto soccorso tartarughe marine : "C'è tanta amarezza e tanta rabbia per queste maledette spadare illegali che ancora una volta sembra abbiano avuto la meglio su uno dei giganti del mare più belli e maestosi che esistano al mondo. Abbiamo vegliato e monitorato Furia mentre i sommozzatori lavoravano per liberarla, abbiamo misurato il suo pattern di respirazione in continuo, prima e durante l'intervento di rimozione, e registrato le sue vocalizzazioni acustiche con l'idrofono per valutare il suo stato di salute e misurare comportamento e livelli di stress. Durante questo tempo il cetaceo si è spinto verso nord a circa 15 miglia dalla costa eoliana e, nonostante la matassa di rete che le rimane attorcigliata sulla coda, il suo spirito vivace e una grande voglia di vivere le hanno fatto compiere apnee prolungate di addirittura 40 minuti. Ripetuti i tentativi da parte dei sommozzatori della guardia costiera per rimuovere completamente la rete dalla coda".

Le spadare

Un altro capodoglio aveva rischiato di morire nello stesso modo e nella stessa zona a fine giugno. Liberato in un'operazione più fortunata, era riuscito a riprendere il mare. Le spadare sono reti vietate dall'Unione europea, ma ancora troppo spesso in uso da Nord a Sud, nonostante l'intensa attività di controllo e contrasto della Guardia Costiera che spiega:“Da gennaio 2020 ad oggi l'impegno congiunto dei nostri mezzi aerei e navali nel Tirreno meridionale ha portato al sequestro di oltre cento chilometri di reti da pesca irregolari”. Questo tipo di pesca illegale rappresenta una gravissima minaccia per molte specie a rischio di estinzione, ricorda Sabina Airoldi, ricercatrice dell'istituto Tethys, che da 30 anni si dedica allo studio e alla tutela dei cetacei nel Mediterraneo. “Oggi purtroppo ancora nei nostri mari italiani, persino all'interno del Santuario Pelagos, creato proprio per proteggere i cetacei del nostro Mar Mediterraneo sono in uso alcune di queste reti, uccidendo decine e decine di capodogli, balenottere, cetacei, ma anche tartarughe. Voglio ricordare che la popolazione mediterranea di capodogli oggi è considerata minacciata proprio a causa dell'elevatissimo numero di capodogli uccisi negli anni Ottanta e Novanta a causa delle spadare”.