Mafia, omicidio nel Catanese: arrestate due persone

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I carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei presunti mandanti del delitto di Dario Chiappone, ucciso a Riposto con 16 coltellate alla gola e al torace nel 2016. Uno degli ammanettati ci sarebbe l’allora presunto reggente della cosca Santapaola-Ercolano, che avrebbe ricevuto la richiesta di far uccidere l’uomo

I carabinieri del comando provinciale di Catania, su delega della locale Procura Distrettuale, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Catania nei confronti di due persone (una delle quali ritenuta elemento di spicco della famiglia mafiosa catanese Santapaola-Ercolano) ritenute coinvolte nell'omicidio di Dario Chiappone, ucciso a Riposto (in provincia di Catania) con almeno 16 coltellate alla gola e al torace nell'ottobre del 2016.

Gli arrestati

I due arrestati da carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Catania sono B.L.M., noto come 'Benito' o 'Baffo', di 62 anni, indicato come il referente a Riposto della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano, e il suo coetaneo P.C.. Nei loro confronti il gip di Catania, su richiesta della locale Procura distrettuale, ha emesso un provvedimento che ipotizza il concorso in omicidio, con l'aggravante di aver agito con premeditazione e crudeltà.

L'inchiesta

L'inchiesta ha preso ulteriore spunto dall'arresto di A.M., 75enne di Riposto, noto come il killer delle carceri, avvenuto il 20 dicembre 2019 per lo stesso assassinio dopo che le sue impronte sono state trovate dal Ris di Messina sul luogo del delitto. I carabinieri gli notificarono un'ordinanza di custodia cautelare nel carcere in cui era già detenuto. Per il delitto di Chiappone, il 20 marzo scorso la Corte d'assise di Catania presieduta sa Sebastiano Mignei, in primo grado, ha condannato i due presunti esecutori materiali: A.T., all'ergastolo, e S.D.M., a 23 anni, quest'ultimo da tempo irreperibile. Dalle indagini dei carabinieri sono emersi "assidui rapporti di frequentazione tra A.M. e A.T., e tra quest'ultimo con B.L.M.". Secondo la Procura distrettuale di Catania sarebbe stato il boss a "ordinare, per volontà di P.C., a A.T., S.D.M. e A.M. di eseguire l'omicidio di Chiappone". 

Il movente

Il movente, a quanto è emerso dalle indagini, è legato a motivazioni sentimentali ed economiche riconducibili al rapporto di frequentazione di Chiappone con una donna, che era l'ex convivente con uno degli indagati destinatario del provvedimento cautelare. Gli arrestati, secondo quanto emerso, sarebbero i mandanti del delitto, e tra loro ci sarebbe anche l'allora presunto reggente della cosca mafiosa che avrebbe ricevuto la richiesta di fare uccidere l'uomo. Nell'inquadrare il movente, in particolare, la Procura ricorda che "P.C., titolare di una rivendita di liquori, vini e bevande, era il convivente della donna, già socia dell'attività, con la quale Chiappone aveva una relazione sentimentale; motivo per il quale avrebbe maturato l'idea di eliminare la giovane e scomoda vittima". Con la notifica del provvedimento restrittivo di oggi la Procura distrettuale di Catania e i carabinieri del comando provinciale del capoluogo etneo ritengono sia stato "chiuso definitivamente il cerchio sui mandanti ed esecutori dell'efferato omicidio di Dario Chiappone".

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